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+ Biografia by Giacomo Lombroso |
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COLONNELLO GIUSEPPE MARIENI |
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CAPO BATTAGLIONE DEL GENIO NAPOLEONICO |
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NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA |
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BIOGRAFIA tratta da: |
.....abilissimi ingegneri dell'epoca, l’avere avuto da essi varie ed |
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....interessanti missioni per eseguire opere importantissime e di gran rilievo, prova che Marieni era probo quanto intelligente, solerte quanto intemerato, doti che, riunite in un solo personaggio, danno l’ idea di un uomo di rari talenti, e meritevole quindi delle più alte promozioni e dei più onorevoli distintivi. Marieni è nato l' 11 marzo 1774 in seno di civile famiglia, famiglia che diede altri individui che si distinsero nelle amministrazioni e nelle scienze. Egli respirò le prime aure di vita in Averara, piccolo villaggio della Val Brembana, nella provincia di Bergamo. Marc’Antonio, di lui padre, coprì per più anni la carica di vicario sotto il Veneto dominio, carica che corrisponderebbe a quella degli odierni pretori.
Fornito di qualche agiatezza, egli poneva il figlio Giuseppe in educazione nel collegio Mariano in Bergamo, istituto che a que' tempi era molto frequentato dai forestieri e che godeva moltissima rinomanza, avendo annoverato tra i proprj precettori un Lorenzo Mascheroni, Giovanni Antonio Tadini, Francesco Marinoni, ecc.; al cadere del Veneto dominio volgendo la primavera del 1797, Marieni, già compiti i suoi studj, insegnava per qualche tempo nello stesso stabilimento le umane lettere, poscia, indottovi dagli amici, e più ancora dal fratello Carlo, disponevasi ad entrare nella scuola militare che stavasi erigendo in Modena dal governo cisalpino. Subiti i richiesti esami, e mostratosi già bastevolmente edotto nelle astruse materie che colà insegnavansi, venne, come consta da lettera del professore Cagnoli, annoverato (3o settembre 1798) fra i giovani ascritti a quella militare istruzione; e in poco più di un anno toccava il primo grado cui avevano diritto quegli allievi, come dalla legge organica promulgata a quell'epoca. |
Casa della Dogana
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Sorgeva appena
quella creazione, che le vicende della guerra obbligavano la scolaresca a
seguire le mosse retrograde
dell'esercito repubblicano verso le frontiere
della Francia, per cui il Marieni ed i suoi condiscepoli trovaronsi in breve
trascorsi dalla quiete delle complicate teorie al trambusto della pratica sui
campi di battaglia, agglomerato nel corpo del
genio annesso all'esercito; corpo che in quell' epoca appunto stava per rendere grandi servigi alle
battute colonne, le
quali abbisognavano tanto più delle risorse dell'arte e
della scienza, quanto più peggioravano le sorti dell’armi nelle |
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Forte Tecci a Cadibona |
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Un lusinghiero
attestato sulla perfezione dei lavori diretti dall'ingegnere Marieni l'abbiamo
in una lettera del
generale
Melas, il quale assevera di aver trovato i
Francesi trincerati in modo che, senza un potente soccorso ad esso giunto, non sarebbe stato possibile lo sloggiarneli. Dopo i progressi degli Austriaci
fatti da quel lato, Marieni si trovò rinchiuso
nella cittadella di Savona la
quale, dopo prolungata resistenza, venne costretta ad arrendersi (16 maggio),
ed egli
cadeva col presidio prigioniero di guerra. Postosi in viaggio colla
comitiva per la Germania, egli proseguiva il suo cammino |
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pianta e calcolare
il conto presuntivo delle spese per quell'opera; terminate queste incombenze, gli
si ordinava di ritornare tosto a Milano, ciocchè egli eseguiva dopo
quattro mesi di soggiorno in quella piazza, riportando onorifici attestati
di quella municipalità. Volgendo la fine del successivo ottobre, egli avanzò a tenente, sempre in quell’ arma, di cui sul finir dell' anno ne comandò |
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Capo battaglione Haxo |
in Brescia un distaccamento cui incombeva di dirigere le opere ad Orzinovi ed a Peschiera. |
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Sul finire di giugno del 18o2, fu incaricato di
riconoscere tutte le strade praticabili all'artiglieria ed ai muli nel
territorio compreso tra il lago di Garda, il corso dell' Oglio e la frontiera
degli imperiali Stati; terminato quel lavoro, il
Marieni fu spedito nella sua
terra nativa per riconoscervi le comunicazioni che di là conducono a Lecco,
indi ritornò alla
Rócca d'Anfo, designata a crescere d'importanza per le
fortificazioni che vi si stavano erigendo. Ivi rimase sino al 18o4,
e fu
promosso, a capitano in secondo nel suo corpo, elevatovi con decreto del
vice-presidente sino dal 5 dicembre |
Anfo
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Rocca d' Anfo
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Particolari del Forte d'Anfo
LaRocca
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Allo scoppiare della guerra,
volgendo la metà del 18o5, Marieni era stato sino dal mese di febbrajo spedito
in Peschiera
(subordinato ad Haxo), piazza che andava a diventare di non lieve
importanza, attese le ostilità che si aspettavano
imminenti all' Adige, allora
confine tra i dominj austriaci ed il regno d'Italia. |
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Siccome poi si temeva che anche quella linea venisse minacciata, così si pensò a fortificare non solo la città, ma anche il così detto Castelvecchio, |
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edificio che sorge nel mezzo di Verona di cui servire poteva alla difesa. Noteremo quindi, che gli Austriaci nel ritirarsi per ricongiugnersi all'esercito che campeggiava nelle adjacenze di Vienna avevano abbruciati e distrutti i ponti già esistenti sopra i diversi fiumi da essi valicati e rinvenuti sul cammino da essi percorso dall' Adige sino al Danubio. Marieni fu incaricato, di conserva con altri ingegneri militari, di ristaurarli, |
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ciocchè egli intraprese e compì, specialmente dal lato dal quale trascorrer |
Verona - Castelvecchio |
doveva il centro dell'armata d’ Italia, la quale inseguiva
con grande alacrità l’esercito retrogradante, ad oggetto di prevenirlo, e riunirsi
a Napoleone per procurare a questo, sino
allora fortunato capitano, la
superiorità sul principe Carlo, intento ad imbrigliarne i successi. |
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Il 4 maggio, esso ricostrusse il ponte sulla Brenta, e l' 8 si trovò alla battaglia della Piave; fece costruire, sotto il fuoco delle nemiche artiglierie, la |
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batteria superiore contro il forte di Malborghetto, che
fu preso il 17 maggio. Fu al combattimento di Tarvis ed a quello di
Scagli; levò la posizione di Villac, sulla destra della Drava; ha fatta
una porzione della ricognizione del terreno tra la Raab e la Raabnitz, e
per intiero quello da Gratza
Neustad. |
von. M. Trentsensky - Battaglia di Malborghetto
Marieni dopo quelle operazioni raggiunse colle altre colonne il grand'
esercito nell' isola di Lobau, ed assistè alle battaglie
di Enzersdorf e di Wagram accadute appena i
due eserciti furono ricongiunti.
CAPITOLO II. I successivi anni 181o e 1811, ancorché trascorressero nudi di avvenimenti guerrieri per i corpi ai quali Marieni era aggregato, nol lasciarono però in riposo, anzi il tennero incessantemente in moto ed in azione. |
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Egli fu a Legnago, a Venezia, a Palmanuova; indi, già creato capitano in primo, riceveva dal ministero della guerra di Francia (generale Clarke, duca |
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di
Feltre)
l'ordine di recarsi in
posta a Danzica, dove giunto, vi rinveniva molti ufficiali italiani,
olandesi e francesi incaricati di assisterlo per aumentare le
fortificazioni di quella piazza importante sempre, molto più
dal momento che la guerra colla Russia era già nella mente dell'
imperatore prestabilita. |
Marienburg - il castello di Malborg |
Egli precedè la mossa di quelle truppe a Vilna, incaricato di riconoscerne il terreno e le |
adjacenze. |
Già toccammo l'ultima promozione di Marieni, e siamo imminenti anche a toccare
l'ultima fase della sua militare carriera,
la più luttuosa e la più splendida
alla sua memoria; intendiamo parlare della lagrimevole ritirata di Mosca,
ritirata che
elevò il carattere italiano nel suo maggior splendore,
contrapponendo il vantaggio della sua costanza nelle avversità a |
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Marienburg - La fortezza di Malborg |
quell' infelice esercito; e con Marieni intendiamo illustrare tutto il corpo
del genio, alle cui saggie misure è
dovuto lo scampo delle colonne non perite
nelle anteriori fazioni di quella guerra infelice. |
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guernite di difensori: il finto dovevasi simulare a Borisow, il veritiero a Studzianca, lungi da quel villaggio alcune leghe, e coll’ ostacolo delle strade guaste, ingombre di ghiaccio e quasi impraticabili. Ma non essendovi altro scampo plausibile che quello di valicare il fiume, e per valicarlo non rimanendo altra risorsa che quella d'ingannare il russo duce, Napoleone aveva ordinato ai generali del genio francese Eblé e Chasseloup di partire prima dell'alba del giorno 24 novembre con tutti i loro zappatori ed attrezzi per recarsi a Borisow, e colà giunti, predisporre ogni cosa per far credere al moscovita che là effettivamente l'esercito francese cercava di sottrarsi alla catastrofe che il minacciava. Appena poi scorgere potevano che il russo caduto fosse nel laccio, essi dovevano abbandonare le spiagge del fiume da quel lato per trasferirsi rapidamente a Studzianca, dove effettivamente si dovevano stabilire i ponti ed eseguire il passaggio lasciando solamente a Borisow quel numero di lavoratori che bastava per mantenere il nemico nel suo errore. Se gli ordini di Napoleone fossero stati colla dovuta precisione eseguiti, tutto doveva essere in pronto colà per compiere in breve il lavoro premeditato; ma invece gli ufficiali del genio rimasero col dolore di non rinvenire preparati |
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François de Chasseloup-Laubat comandante del genio napoleonico |
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che alcuni cavalletti, ed anche questi quasi inservibili, per cui dovettero incominciare da capo le operazioni. |
Questa lentezza
avrebbe potuto comprometterne l' esito, giacchè occasionava il ritardo del
passaggio del corpo di
Oudinot dalla parte opposta del fiume, daddove
proteggere doveva quello delle altre colonne e per le artiglierie. |
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Per supplire alla deficienza dei materiali indispensabili, furono demoliti i
tugurj degli adjacenti villaggi per averne i legnami
i quali poi, essendo di picciolissima dimensione, complicavano le difficoltà di connetterli e
richiedevano maggior tempo
per riuscirvi; per cui l' operazione progrediva
lenta, imperfetta e mal sicura, e tante volte anche interrotto il tragitto,
quello specialmente dei carriaggi e delle artiglierie, costretti essendo gli
ingegneri militari, cui affidato era quel lavoro,
a dar fondo ai cavalletti su
cui sorgere dovevano i ponti, e darvi fondo in seno ad un fiume le cui acque,
a mezzo |
A questo flagello il Marieni soccombette (nota 1), essendo morto a Koepnic il 23 febbraio di quell' anno e quello che più milita a vantaggio della sua memoria, si fu che egli venne colto |
Il passaggio della Beresina - Acquarello di Fournier dal morbo per avere persistito a prestare le sue cure al colonnello Zanardini, che il precedeva di pochi giorni nella tomba. |
Egli morì vittima del più nobile dei sentimenti dell'amicizia, e nella verde
età di anni 39, in gran parte consacrati alla gloria
chè un avverso destino tolse ad esso l’
adempimento del più caldo de' suoi voti, quello cioè di consacrarli
alla patria ed
alla valle nativa, la cui rimembranza era sempre fitta
nel suo cuore, ancorchè tra i trambusti di guerra e tra il fulgore
della
gloria che risplendeva sopra di esso, aggregato, come era, ad un corpo
distinto, e sempre agglomerato nello stato
maggiore di illustri generali ed
illustri ingegneri.
(i) "Il
Carlo Marieni,
da noi menzionato di sopra, era uno dei letterati più distinti. più
integerrimi e più enciclopedici
che la sorte propizia ci abbia fatto
conoscere. Esso fu membro del corpo legislativo, poscia gli venne offerta
una
cattedra di economia pubblica nell'Università di Pavia, che per speciali
circostanze non polè accettare, e invece
ebbe il posto di segretario
aggiunto presso l'Economato generale, indi quello di archivista capo-sezione
presso il
ministero del culto, impiego che conservò anche dopo il
ristabilimento del dominio austriaco sino al 1840. Morì in
Milano l'11
maggio 1843, d'anni 72. milizia aurata di S. Silvestro, vengono ad essere trigonometricamente legati tra di loro gli osservatori astronomici di tutta l'Italia, e le basi misurate ne' diversi Stati della medesima.
FONTI e
LINKS di approfondimento
Nota 1)
Notizie discordanti sulla morte sua e del
colonnello Zanardini sono espresse nel saggio di Giulio de Rénoche
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