PERSONAGGI CITATI -
BREVI NOTE BIOGRAFICHE
MILITARI ITALIANI NELLA CAMPAGNA DI RUSSIA
Airoldi Paolo
(1792-1882), lombardo.
Uscito dalla Scuola Militare di Modena, fu ufficiale
nell'esercito napoleonico e prese parte alle campagne di Spagna e di Russia. Si
distinse nel
1812 nelle
giornate di Suraj e della Moscova. Durante la ritirata fu ferito a
Maloyaroslavets. Alla Restaurazione nel 1815
passò al servizio dell'Austria, raggiungendo il grado di maresciallo di campo.
Assalini Paolo
(1759-1846), modenese.
Fu apprezzato e stimato chirurgo militare. Si distinse
in Egitto all'assedio di San Giovanni d'Acri ed a Giaffa nella lotta contro il
colera. Partecipò poi alla campagna di Russia con le truppe italiane, e svolse
opera
particolarmente preziosa dopo le giornate di Maloyaroslavets e della Beresina,
restato uno dei
pochissimi chirurghi dell'Armata. Operatore ardito e sicuro, fu amato e stimato
dalla truppa, che riponeva in lui grande fede, e da Napoleone, per le cure che
aveva dei suoi uomini. Mori a Capodimonte, dopo aver esercitato a Milano
lungamente. Era stato decorato della Corona Ferrea e della Legion d'Onore.
Banco Antonio
(1773-1812). Nato in Polonia, a quindici anni era tenente in un reggimento
di
Usseri austriaco, col quale combattè nel 1789 contro la Turchia, rimanendo
ferito.
Dimessosi dal
servizio austriaco, passò nel 1794 nell'esercito francese, nelle file dei Cacciatori Còrsi. A Sospello cadeva
prigioniero degli Austriaci, ma evadeva e si arruolava su una nave corsara francese. Nel 1797 si
iscriveva nella Legione Lombarda; in meno di due mesi diveniva caporale, poi sergente,
sottotenente e nel 1799, sul campo di battaglia di Verona, rimaneva ferito e
veniva promosso tenente. Durante l'assedio di Ancona otteneva il grado di capitano e nel 1800 era nominato
aiutante di campo del generale Pino. Il 25 marzo 1805 era elevato al grado di caposquadrone
nei Cacciatori Reali e partecipava alla guerra di quell'anno. Il 21 maggio 1807
il viceré Eugenio lo assumeva come aiutante di campo. Nel 1808, comandando i tre squadroni di
cavalleria della divisione Lechi, partecipò brillantemente
alla guerra di Spagna. Nella campagna di Russia, alla testa del 2° Cacciatori a cavallo italiani compì alte gesta di valore, rimanendo
ucciso nel combattimento di Vyazma il 3
novembre. Era commendatore della Corona Ferrea, cavaliere della Legion d'Onore
ed era stato nominato barone
dell'Impero.
Battaglia Gaetano Antonio (m.
1812), milanese.
Uscito dalla Scuola Militare di Modena, si recò in Francia
arruolandosi nell'esercito napoleonico. Come capitano fece parte della
divisione comandata dal generale Lechi e dal 1805 al 1810 comandò due squadroni
di guardie
d'onore del Viceré. Dopo aver partecipato a quasi tutte le campagne dell'
Impero, andò in
Russia come colonnello nelle Guardie d'Onore: dopo essersi distinto in varie
occasioni, morì a Smolensk il 14 novembre 1812. Era decorato della Corona Ferrea
e della Legion
d'Onore ed era stato creato conte.
Belcredi Goffredo
(1785-1813), Veneto.
Allievo della Scuola Militare di Modena, ne uscì nel 1805
col grado di tenente del Genio. Dopo aver partecipato alle campagne del 1805
e 1806 sulle coste della Manica, venne destinato nel 1807 alla piazza di Bologna
e, successivamente
alla formazione della divisione Severoli nel Friuli, fu addetto allo Stato
Maggiore alle
dipendenze del capitano Marieni. Con questa divisione partecipò alla campagna di
Germania e alla battaglia della Raab. Promosso capitano nel 1811, fu aggregato,
come aiutante
del generale, alla divisione Pino, con la quale partì per la campagna di Russia.
Insignito della Corona Ferrea per meriti di guerra (1812), durante la disastrosa
ritirata che
seguì,
coadiuvò efficacemente il capitano Marieni nella costruzione del ponte sulla Beresina che permise il passaggio di quella
che era stata la Grande Armata. Rimasto indietro, fu ritenuto morto a Kùstrin;
invece si era ritirato a Danzica, ove, per le sofferenze e i disagi subiti, morì poco dopo.
Beltrami Luigi Felice
(1771-1843), bergamasco.
Avviato alla carriera ecclesiastica, compì gli studi
letterari a Savona e si applicò poi alla matematica, dedicandosi inoltre a
lavori
astronomici per l'osservatorio di Brera. Smessa nel 1797 la veste talare, venne
l'anno
dipoi ammesso
alla Scuola Militare di Modena; nel 1800 fu promosso tenente in 1a
nella divisione del generale Soult. Nel
1803, quale capitano in 2a e aiutante di campo del generale
Pino, fu nella divisione mandata sulle coste della Manica; dal 1805 al 1806 si
battè nelle campagne d'Italia; capitano in 1a partì nel 1809 per la
Germania al comando della 5a compagnia
Zappatori, meritandosi la Legion d'Onore. Aggiunto allo Stato Maggiore della
divisione Pino, nel 1812 seguì la Grande Armata in Russia e, al passaggio
della Beresina, costruì col collega Marieni un difficilissimo ponte. Nel 1813 a Danzica
comandava ancora la 5a compagnia. Uscito dall'esercito con la caduta
di Napoleone, insegnò matematica in patria.
Berettini Antonio
(n.
1778), veneto.
Entrato nel Collegio Militare di Verona, ne uscì alfiere
addetto al reggimento Treviso (1796) e servì
in quel corpo fino al maggio; al tempo della dissoluzione della Repubblica
Veneta fu fatto prigioniero dai Francesi a Verona. Rilasciato dopo due mesi, fu
nominato tenente nella Legione Veneta (1797) e quando essa assunse il nome di
Vili legione e successivamente di 3° reggimento di linea, vi prese
servizio con lo stesso grado. Non fu
compreso nell'organizzazione generale dell'armata eseguita a Corno il 9 vendemmiale dell'anno V. Passato in
Francia alla ritirata, fu collocato, con il suo grado, nella Legione Italica (5 maggio 1800). Tornato in Italia, fu
impiegato provvisoriamente a Milano
nel Ministero della Guerra. Nel 1806 fu promosso capitano e nel 1813 capobattaglione. Fece le campagne dell'anno IX
nel Tirolo, quella d'Austria del 1805, partecipando alle battaglie di Ulma e d'Austerlitz,
infine quella di Russia del 1812, nel reggimento della Guardia Reale. Nello
stesso anno fu decorato della Corona Ferrea.
Berizzi Giuseppe
(n.
1779), piemontese.
Nel 1798 volontario nel battaglione del Genio, promosso
tenente nello stesso anno, passò nella Guardia (1803) e fu promosso capitano
nel 1809, quindi capobattaglione nel 1812. Fece la campagna del 1799, nella
quale fu fatto
prigioniero dagli Austriaci in Alessandria ; reso nel 1801, tornò in servizio
partecipando
alle campagne d'Austria (1805) e di Russia (1812) con le truppe italiane. Nel
1813 fu nominato cavaliere della Corona Ferrea. Era decorato della Legion
d'Onore.
Bianchi D'Adda Giovan Battista,
milanese.
Già ufficiale austriaco nel 1796, passò con
il Lahoz al servizio della
Cisalpina. Fu capobrigata del Genio nel 1797 e indi ministro della
Guerra dopo il Vignolle. Durante l'esilio del 1799-1800, dimorò a Chambery.
Dopo Marengo, fu ispettore generale per la Guerra e poi ministro del Regno
Italico. Era commendatore della Corona
Ferrea e cavaliere della Legion d'Onore.
BIANCHI d'Adda Carlo (n. 1778), lombardo.
Allievo della Scuola
Militare di Modena, fu promosso tenente in 1a
nel 1801 e successivamente capitano in 2a nel 1803. Fece la campagna
degli anni 1799-1800 e, distinguendosi sempre per brillanti servigi, quella del
1801. Deputato per l'esercito regolare
alla Consulta di Lione (1802), quale aiutante maggiore del generale Pino, si recò sulle coste della
Manica. Ebbe l' incarico, su proposta del generale del Genio francese Marescot, con due altri
ufficiali italiani, il capobattaglione Costanze e il tenente Lanzetta, di fare un giro
d'ispezione alle piazzeforti dell'Impero (1805). Ufficiale ingegnere alla
2a divisione, si battè nel 1805 contro gli Austriaci. Nel 1807 prese parte alla
spedizione in Dalmazia, in Turchia e, con la divisioneTeulié, fu all'assedio di Danzica (1807); a Naugard e a Stargard, si distinse per valore
come aggiunto allo Stato Maggiore del
generale Bonfanti. Al ritorno gli venne affidato il comando della 5a
compagnia de] battaglione Zappatori della divisione Severoli. Nel 1807, membro
della legazione guidata dal generale Gardanne ed inviata dall'Imperatore allo
Scià di Persia, fu dallo Scià decorato dell'Ordine del Sole. Restato in Persia
fino all'aprile 1809, veniva nel luglio insignito della Legion d'Onore. Capitano in 1a,
dopo aver compiuto i lavori della piazza di Milano, fu inviato nel 1810 a Corfù, e nelle Isole Ionie
restò fino al 1814, prima comandante la 3a e la 6a compagnia Zappatori,
quindi l'intero distaccamento. Le sue opere di fortificazione servirono validamente a respingere l'attacco
della flotta inglese alle isole. Rientrato a Milano nel 1814, passò nell'esercito
dell'Austria, dal quale si congedò definitivamente nel 1817 col grado di capitano ingegnere della
Direzione del Genio. Si dedicò quindi agli studi prediletti, dando alle stampe alcune memorie di carattere
scientifico. Era decorato della Corona
Ferrea.
Bolognini Vincenzo
(1776-1857), emiliano.
Ufficiale a venti anni nella Legione Cisalpina, passò
nell'esercito italico, distinguendosi nelle guerre del tempo. Dopo la campagna
del 1812, fu
nominato colonnello dei Cacciatori della Guardia. Era cavaliere della Corona
Ferrea. Caduto l'Impero, si ritrasse a vita privata. Partecipò ai moti del 1831;
dopo andò esule in
Francia e morì a Parigi.
Bonfanti Filippo (1780-1815), milanese.
Volontario nel 1795 nel 1°
Cacciatori a cavallo, nel 1799, ripristinato il governo francese in Italia,
frequentò il primo corso della Scuola Militare di Modena, e veniva nominato
tenente in 2a nel 1803. Capobattaglione nel 1810, si distinse in tutte le
campagne napoleoniche, rimanendo due volte ferito in Spagna. Combattè anche in
Germania, distinguendosi a Stralsunda e a Colberga. Nel 1813, in Italia,
comandava le riserve a Montechiari. Nel 1814, alla caduta dell'Impero, chiudeva
la sua carriera quale generale di divisione. Disgustato dagli avvenimenti che
avevano travolto la sua patria, emigrava nell'America meridionale, in armi per
abbattere il giogo spagnolo. In quel lontano paese il Bonfanti non aveva
occasione di acquistare nuovi allori, perché una grave malattia ne troncava
rapidamente la vita. Era decorato della Corona Ferrea e della Legion d'Onore.
Boretti Francesco
(n.
1767), emiliano.
Entrato come volontario nella I Coorte Lombarda (1796),
fu nominato capitano nel 1797 nello stesso corpo, divenuto I Legione Cisalpina.
Fece le campagne degli anni V, VI e VII nel Veneto e in Toscana. Il 19 agosto
1799 fu ferito a
Marciana e, fatto prigioniero, condotto in Germania, donde tornò dopo Marengo.
Collocato come membro del consiglio di revisione permanente in Bologna, fu, alla
riorganizzazione
dell'esercito della Cisalpina a Monza, incorporato nella 3a mezzabrigata,
con la quale partecipò alle campagne di Napoli dagli anni 1805 al 1808.
Promosso
capobattaglione nel 2° reggimento di linea della divisione Severoli, fece le
campagne d'Italia
e di Germania del 1809, quindi di Russia del 1812, ove si distinse alla
battaglia di
Maloyaroslavets. Ritornato in Italia nel 1813, fu promosso maggiore e comandante
di piazza.
Era decorato della Corona Ferrea dal 1807 e della Legion d'Onore dal 1809, per
la
sua valorosa condotta nel passaggio delle Alpi a Tarvisio.
Borghese Camillo
(1775
-1832), romano.
Partecipò a quasi tutte le campagne sino al 1807,
dimostrandosi buon soldato. Da Napoleone ebbe titoli ed onori e ne divenne
cognato. Nel 1806
fu in Germania e in Polonia come colonnello del 1° reggimento dei Carabinieri.
Nel 1807 fu nominato generale comandante di brigata e commissario a Varsavia.
Nell'anno successivo fu promosso generale di divisione. Nel 1808 fu nominato
governatore
generale dei dipartimenti francesi oltre le Alpi, con sede a Torino. Dopo la
Restaurazione si ritirò a Firenze, dove morì.
Borghese Aldobrandini Francesco (1776-1839), romano.
Fratello
di Camillo, fu ufficiale d'ordinanza del
generale Macdonald prima, e di Watrin poi. Combattè alla Trebbia, ove fu fatto
prigioniero. Fu ad Austerlitz, come caposquadrone della Guardia Imperiale. Nel
1808 fu in Spagna come colonnello del
4° Corazzieri nella Brigata Reynaud. Combattè nel 1809 in Germania e fu ferito a Wagram. Nel 1812 fu
nominato generale di brigata e nel 1813 ebbe la gran croce dell'ordine della Riunione.
Bucchia Tommaso
(m.
1812), veneto.
Già al servizio della Repubblica Veneta, divenne nel
maggio 1797 comandante della Guardia Nazionale
veneta. Dopo Campoformio si arruolò
nella Legione Veneta della Cisalpina, col grado di capitano. Passato
nell'esercito del Regno Italico, raggiunse nel 1809 il grado di caposquadrone di cavalleria. Al
comando di due squadroni Cacciatori
Principe Reale, fece, con la divisione Fontanelli, la campagna dei 1809 in
Italia e si segnalò in modo particolare a Trento e a Rovereto. Partecipò poi
alla campagna
di Russia comandando uno squadrone del 2° Cacciatori a cavallo. Si
segnalò alla battaglia
di Ostrovno, dimostrando brillanti qualità di ufficiale di cavalleria leggera.
Il 31
luglio 1812, in una ricognizione compiuta nella zona di Velij, agli ordini del
colonnello Banco,
fu ferito mentre caricava per la terza volta il nemico. Colpito da due
baionettate, ricevè
l'alto encomio dell' Imperatore. Morì poco dopo per le ferite riportate e gli
stenti. Era
decorato della Corona Ferrea e della Legion d'Onore.
Buonaparte Girolamo
(1784-1860), còrso.
A sedici anni, quando già il suo grande fratello era
assurto al Consolato, entrò nella marina francese; navigò a lungo, combattendo
più volte
con onore contro gli Inglesi, e nel 1806 era contrammiraglio. Partecipò quale
generale
di divisione alle campagne degli anni 1806-07, assediando Glogau e occupando
Breslavia.
In seguito, beneficiando della potenza dell'imperiale fratello, fu re di
Westfalia. Nel 1812
comandò l'ala destra della Grande Armata, lasciandone a metà luglio il comando,
troppo superiore alla sua capacità. Caduto l'Impero, fu esule a Trieste; nel
1815, comandante
di divisione, si battè valorosamente a Les Quatre Bras ed a Waterloo, rimanendo
anche ferito. Fu esule poi in Austria ed a Roma; ristabilito l'Impero, fu
governatore degli Invalidi
e presidente del Senato. Morì a Parigi.
Caccianino Antonio
(1764-1838), milanese.
Appassionatissimo per le matematiche, divenne
ingegnere idraulico assai
apprezzato e, come tale, ufficiale del genio nelle truppe italiche
reclutate in Lombardia, all'epoca della
invasione francese. Capobattaglione, dopo i rovesci francesi del 1799 fu
esule in Francia e si occupò in modo speciale della difesa del Varo.
Rimpatriato dopo il trionfo di Marengo, lo
ritroviamo colonnello, prima direttore del genio al Ministero della Guerra, poi direttore e comandante della Scuola
Militare di artiglieria e genio in
Modena. In tale incarico il Caccianino rimase fino al 1814 e, pur lontano dai campi di battaglia, molto bene servì il
governo italico, preparando moralmente e tecnicamente ufficiali (oltre centosettanta), che si rivelarono degni
della loro scuola. Per la sua profonda
scienza fu assai apprezzato dal Duca di Modena e dagli Austriaci. Era decorato della Corona Ferrea.
Campana Angelo
(1787-1859), torinese.
Fu allievo alla Scuola Militare di Saint-Cyr e successivamente
(1806) sottotenente nell'esercito francese e aiutante
di campo del fratello
Federico, a quell'epoca generale di brigata. Con quest'ultimo fece le campagne
degli anni
1806 e 1807 in Germania, Prussia e Polonia. Ferito alla battaglia di Ostrolenka,
dove il
fratello Federico restò ucciso, egli ed il fratello Giuseppe, ufficiale dei
dragoni, furono promossi
di grado dall'Imperatore. Passato col suo reggimento (103° fanteria) in Spagna,
vi combattè eroicamente ed ebbe la coscia destra traversata da due colpi di
fuoco all'assedio di
Saragozza (1809), dove fu insignito della croce della Legion d'Onore sul campo
di battaglia
per essersi impadronito con pochi tiratori del ponte del sobborgo di Gesù, ciò
che decise
della presa della città. Promosso capitano e passato nella cavalleria,
appartenne al
26°
Dragoni,
e fu successivamente caposquadrone dei Dragoni della Guardia Imperiale;
partecipò alla campagna di Russia nel 1812 e alle campagne del 1813 e 1814. Fu
ancora ferito da un colpo di sciabola al petto alla battaglia di Craonne (1814)
e colpito da una scheggia
di granata, a Parigi, il 30 marzo dello stesso anno. Per il suo comportamento
nella battaglia
di Fère-Champenoise fu promosso ufficiale della Legion d'Onore. Alla Restaurazione
si ritirò in Piemonte a vita privata. Nel 1849 fu rivestito de] grado di maggior
generale comandante in seconda della Guardia Nazionale piemontese, e pochi anni
dopo fu promosso comandante superiore della medesima. Fu anche deputato al
Parlamento
subalpino dal 1848 al 1859.
Caracciolo
di Roccaromana Lucio (1771-1836), napoletano.
Dopo aver combattuto
valorosamente a Caiazzo nel 1798 ed essere stato ferito due volte nella campagna
del 1799, che fece agli ordini del generale Bourcard, si comportò poco
fedelmente, andando ad offrire il suo reggimento di cavalleria al Ruffo.
Rientrato nell'esercito napoletano sotto Re Gioacchino, partecipò alla campagna
di Russia nel 1812, e restò mutilato, per il congelamento delle gambe e delle
braccia, durante la ritirata, nella quale scortò Napoleone da Oszmiana a Vilna.
Partecipò alle campagne d'Italia nel 1814-15 e si distinse per valore e fedeltà
a Re Gioacchino, particolarmente nella battaglia.
Casabianca Pietro Francesco
(1784-1812), còrso.
Figlio di Raffaele, studiò al Politecnico e poi
alla Scuola di Artiglieria di Metz. Fu, come capitano, aiutante di campo di
Massena. Promosso
maggiore e poi colonnello nell'i 1° leggero, si segnalò nelle campagne di Germania,
di Prussia e di Polonia e particolarmente di Russia. Al combattimento di Beli,
dopo aver costretto il Wittgenstein alla ritirata, cadde colpito mortalmente.
Casabianca Raffaele
(1738-1825), còrso.
Giovanissimo militò nelle truppe inviate da Luigi XV
per compiere la sottomissione della Corsica. Divenne poi colonnello del reggimento
Provinciale Còrso, di cui tenne il comando nel 1789. Nominato deputato alla
Costituzione, passò poco dopo a far parte dell'esercito del Nord, nel quale combattè con
valore straordinario e fu promosso maresciallo di campo. Tornato in Corsica,
diede nuove prove di valore nella difesa di Calvi, ed ottenne il grado di
generale di divisione.
Successivamente andò nel 1799 col Massena a combattere in Svizzera. Fu uno dei
generali
maggiormente stimati da Napoleone, che per remunerarlo dei suoi servigi lo
nominò senatore,
conte dell'Impero e grande ufficiale della Legion d'Onore. Nel 1814, allorché
Luigi XVIII per la prima volta tornò a Parigi, lo nominò pari di Francia,
nonostante la sua
notoria amicizia con la casa imperiale. Napoleone, durante i Cento Giorni, non
gli serbò
rancore per questo e gli conservò il posto di pari. Ritornato, Luigi XVIII in un
primo tempo lo cancellò dalla lista, ma nel 1819 lo reintegrò nella dignità
senatoriale. Questi
rapidi passaggi dal campo dei borbonici a quello dei buonapartisti e viceversa
fecero sì che il generale conte di Casabianca trovasse posto non solo nella
Camera Alta, ma anche nel
famoso «Dictionnaire des Girouettes», che era un repertorio spiritosissimo,
in
cui tutti coloro che erano passati da un regime all'altro avevano il nome
seguito da altrettante banderuole quanti erano stati i loro rispettivi
voltafaccia politici.
Cattaneo Bernardo Luigi
(1769-1832), còrso.
Nato ad Aiaccio, era parente di Napoleone.
Sottotenente nel 1786 nel reggimento Reale
Còrso, tenente nel 1791 nel 5° fanteria, era capitano nel 1792. Durante la Rivoluzione fu
sospeso delle sue funzioni perché di famiglia nobile. Ripreso servizio, venne in Italia presso Napoleone. Nel 1801 fu
promosso capobattaglione, nel 1804
comandò un battaglione piemontese (detto poi dei Tiratori del Po), nel
1805 era maggiore della Legione Còrsa,nel 1806 colonnello del Reggimento
Reale Còrso,
nel 1808 maresciallo di campo.
Nel 1812 partecipò alla campagna di Russia e fu ferito alla Moscova, lo stesso anno venne promosso tenente
generale. Alla restaurazione fu nominato ufficiale della Legion d'Onore, e
cavaliere di S. Luigi. Riebbe prima il grado di maresciallo di campo, poi quello di tenente generale.
Cavedoni Alessandro Gaetano
(1784-1842), emiliano.
Nato a Finale Emilia, frequentò fino al 1809
la Scuola Militare di Modena, dalla quale uscì con il grado di tenente in 2a
del
Genio. Arruolatosi
nell'esercito napoleonico, fu nel 1811 promosso tenente in 1a e
inviato in Germania. Di lì andò in Russia con
la Grande Armata. Durante la ritirata, per il valore dimostrato al passaggio della Beresina, fu
promosso capitano in 2a. L'anno seguente, nella campagna contro la coalizione, venne fatto prigioniero di guerra.
Rilasciato alla Restaurazione, si
ritirò a Modena. Implicato nei processi del 1814, fu imprigionato e condannato.
Era decorato della Corona Ferrea e della Legion d'Onore.
Crotti di Castigliole Angelo
(1774-1861), piemontese.
Fu prima ufficiale del Re di Sardegna, combattendo
contro la Francia, al cui servizio passò dopo il 1796. Partecipò onorevolmente
a tutte le campagne dell' Impero e si distinse a Wagram, in Portogallo, in Russia e in Germania, e
infine alla battaglia del Mincio nel 1814, quale ufficiale d'ordinanza
del Viceré. Caduto l'Impero, tornò al servizio
del proprio paese, raggiungendo il grado di generale di divisione. Era decorato della
Corona Ferrea.
Crovi Clemente
(1774-1820), mantovano.
Entrato dapprima nella gendarmeria della Cisalpina,
passò poi alla fanteria di linea, indi nei granatieri della Guardia Reale agli
ordini del Lechi.
Si distinse in molte campagne, ma soprattutto in Spagna, nei combattimenti di
Matarò e di Sanlùcar, e raggiunse il grado di colonnello. Caduto il Regno
Italico, sdegnò di
entrare al servizio del Duca di Modena e si ritirò a vita privata. Era
commendatore della Corona
Ferrea e cavaliere della Legion d'Onore.
De Laugier Cesare
(1789-1871), toscano.
A diciotto anni, e cioè nel 1807, si arruolava quale
volontario nel reggimento toscano; verso la fine di quell'anno, incorporato nei
veliti della Guardia Reale italiana, si avviava in Spagna, dove ebbe occasione
di distinguersi in
numerosi fatti d'arme. Tra le altre benemerenze, ebbe quella di aver salvato il
generale Lechi, del quale era segretario, in un combattimento avvenuto il 21
aprile 1809 nei dintorni di Esquirolls. Per quest'atto al De Laugier, semplice
caporale, fu concessa la croce della Legion
d'Onore. Nel 1812, quale tenente in un reggimento della divisione Pino,
partecipò alla
campagna di Russia; ammalatosi però, dovette rimpatriare. Prese parte alle
operazioni in Illiria ed in Italia del 1813 e 1814 e, nel febbraio di quell'anno,
fu incaricato dal viceré Eugenio
di portare un plico molto importante a Napoleone, passando per il Sempione.
Essendo quella comunicazione intercettata dagli Austriaci, in un combattimento
tra questi
e le reclute del colonnello Ponti, il De Laugier, ferito, veniva fatto
prigioniero e rientrava
in Italia nel maggio 1814, quando l'edificio napoleonico era già crollato.
Appassionato per la
vita militare, si arruolò quale capitano nell'esercito murattiano, restandovi
sino alla caduta di quel regime.
Nell'ottobre 1815 ritornò a Firenze e si dedicò a scrivere la storia
delle imprese degli Italiani nel periodo napoleonico. In seguito riprese
servizio militare
nell'esercito toscano, dove raggiunse il grado di generale. Partecipò
onorevolmente alla
prima campagna della nostra indipendenza e meritò a Curtatone e Montanara la
medaglia d'oro al valore.
Del Fante Cosimo
(m.
1812), livornese.
Abbandonò nel 1797 gli studi per prendere servizio
nella milizia italica. Fu capobattaglione dei Cacciatori della Guardia
dell'esercito
napoleonico ed aiutante di campo del generale Pino, con il quale combattè in
Catalogna nel
1808-1809, distinguendosi specialmente nella battaglia di Linas e a Trentapassos,
dove fu
decorato della Corona Ferrea; poi a Gerona, ove fece 1500 prigionieri; e infine
a
Figueras, dove fu decorato della Legion d'Onore. Partecipò con il grado di
capobattaglione alla
campagna di Russia e nella battaglia di Borodino fu particolarmente notato per
aver
disarmato il generale Likatcheff. Per questo fatto dal Viceré fu promosso sul
campo aiutante
comandante. Durante la ritirata, nella famosa giornata di Krasnoe, morì
combattendo
valorosamente.
De Piccolellis Ottavio
(n.
1786), napoletano.
A venti anni si arruolò nelle Guardie di Onore di
Giuseppe Napoleone. Partecipò quale capitano alla campagna di Russia; nella
ritirata personalmente guidò a Vilna la slitta dell'Imperatore, essendo il
cocchiere morto
assiderato. A Lipsia nel 1813 per il suo valore fu decorato sul campo della
Legion d'Onore e
dell'ordine delle Due Sicilie. Partecipò alle campagne degli anni 1814 e 1815,
finendo la
carriera da tenente colonnello.
Ferrari Andrea
(m.
1849), napoletano.
Prese parte alle ultime campagne dell'Impero napoleonico
in qualità di ufficiale di cavalleria: alla battaglia di Montmirail, nel 1814,
rimase ferito da una palla che gli attraversò il petto e fu decorato della
Legion d'Onore. Nel 1831 prese servizio nella Legione Straniera col grado di
tenente aiutante maggiore e fece la campagna
d'Algeria percorrendo tutti i gradi, fino a tenente colonnello comandante la
legione stessa, distinguendosi per singolare fermezza di carattere ed esemplare
valore. Passata
la Legione al servizio della Spagna, egli la comandò come colonnello nella
guerra contro i
Carlisti; ed il 26 aprile 1836 rimase ferito a Tirapegni, ove ebbe luogo uno dei
combattimenti più gloriosi di quella campagna. Sciolta la legione nel 1838,
rientrò in Francia, ove rimase in servizio col grado di tenente colonnello fino
al 1844, alla quale epoca
chiese di essere messo a riposo. Tornato a Roma, entrò a far parte dell'esercito
pontificio col grado di generale, militando successivamente nelle guerre della
nostra
indipendenza.
Ferrari Andrea
(n.
1785), emiliano.
Cannoniere di artiglieria a piedi nel 1801, tenente del Genio
nel 1803, membro della Legion d'Onore nel 1809, capitano dei granatieri della
Guardia Reale
nel 1812, capobattaglione di linea nel 1813, allorché tornò in patria nel 1815,
prese servizio
nell'esercito parmense col grado di tenente colonnello. Fu in Albania dal 1806
al 1807, in Croazia, in Austria, in Ungheria ed a Wagram nel 1809, in Polonia e
in Russia nel
1812, continuando poi a combattere nei vari fatti d'armi svoltisi in Italia dal
1813 al 1814.
Ferrari Giuseppe
(n.
1782), emiliano.
Arruolatosi nel 1802 volontario nell'artiglieria, consegui
il grado di tenente nel 1803 e di capitano nel 1811; ed allorché nel 1815 tornò
in patria e
prese servizio a Parma, fu promosso maggiore. Durante il periodo trascorso alle
dipendenze dell'armata napoleonica combattè in Italia dal 1805 al 1806; fu
comandante
d'artiglieria della rocca d'Anfo nel 1809, prese parte ai fatti d'arme in Russia
nel 1812 e in
Francia nel 1815. Era decorato della Corona Ferrea.
FerrerO de Gubernatis Luca Marcello (1785-1846), nizzardo.
Ufficiale nell'esercito piemontese, fu nel
1809 creato barone dell'Impero. Prese parte alla campagna di Russia e il 20 luglio 1812 ad Ostrovno fu mutilato
della gamba destra.
Ferretti Cristoforo
(1784-1869), marchigiano.
Nel 1800 era cadetto nell'esercito austriaco,
sette anni dopo passava in quello italico,
distinguendosi col grado di capobattaglione nella campagna del 1809, dove si guadagnava
la croce della Legion d'Onore. Partecipò alla campagna di Russia, a
quella di Germania nel 1813, a quella di Illiria nel 1814 e a quella di Francia del 1815. Alla Restaurazione servì
ancora, ma per poco, l'Austria. Nel 1848 si arruolò nelle truppe del governo provvisorio di Lombardia e poi del
Piemonte.
Fontanelli Achille
(1775—1837), modenese.
Si arruolò nelle formazioni volontarie modenesi
nel 1797. Trovandosi più tardi nelle Isole Ionie strinse amicizia col futuro
Viceré d'Italia. Fu alla difesa di Ancona e, ritornati i Francesi in Lombardia,
prestò servizio come direttore del personale al Ministero della Guerra. Nel
1804, generale di brigata, comandava i granatieri della Guardia Reale. Nel 1809
comandò onorevolmente una divisione, distinguendosi alla Raab ed a Wagram. Nel 1810 fu ministro della Guerra, e
preparò il corpo di spedizione italiano
per la Russia. Partecipò onorevolmente alla campagna di Sassonia del 1813 e, caduto l'Impero napoleonico, si
ritirò in Modena sua patria. Era Gran Dignitario
della Corona Ferrea, grande ufficiale della Legion d'Onore, conte del Regno e
conte dell'Impero. Morì a Milano.
Fortis Giuseppe
(n.
1776), bergamasco.
Entrò nel 1797 volontario nel 6° reggimento della
brigata francese e fece la
campagna del 1799-1800. Tenente nel 2° Artiglieria della Guardia
Reale, il Fortis ebbe parte gloriosa alla
battaglia di Austerlitz, ove era comandante di una batteria. Decorato della Corona Ferrea e
promosso capitano nel 1° Artiglieria a cavallo, dopo avere partecipato alla campagna del 1809,
andò in Russia al comando dell'artiglieria della divisione Pino. Valoroso combattente a
Ostrovno e alla Moscova, dopo le guerre del 1813-14 fu promosso caposquadrone e, allo
scioglimento della Grande Armata,
capobattaglione per merito di guerra. Passato nell'esercito austriaco, nel 1815
era maggiore nel 9°
reggimento Corazzieri. Dimessosi dal servizio militare, morì in Austria.
Galimberti Livio (n.
1768), lombardo.
Arruolatosi negli Usseri, fece le campagne dal 1797
al 1801 e nella Grande Armata
quelle del 1805, 1806, 1809; conquistò ad uno ad uno i gradi
più elevati e si segnalò specialmente a Wagram. Capo di Stato Maggiore
della 15a Divisione in
Russia, fu promosso generale di brigata. Venne decorato della Corona Ferrea
e della Legion d'Onore. Tornò in
patria nel 1813, malato e mutilato.
Gifflenga Alessandro
(1777-1843), piemontese.
Laureato in legge, dopo aver raggiunto
nell'esercito sardo il grado di maggiore nello Stato Maggiore, passò
nell'esercito di Francia.
Nel 1799 era capitano aiutante di campo del generale Fresia, capobattaglione nel
1805,
colonnello nel 1807 alla Grande Armata. Fece la campagna del Veneto nel 1805 e
quella di
Prussia dal 1806 al 1807. Capo di Stato Maggiore di Grenier nel 1809, dal 1811
al 1812 fu in Spagna e in Portogallo. Nel 1812 partecipò alla campagna di Russia
e fu promosso generale di brigata. Si distinse a Smolensk e a Maloyaroslavets,
dove fu ferito. Nel 1813 seguì in Italia il viceré Eugenio come aiutante di
campo. Nel 1811 ebbe l'incarico di fortificare l'isola di Lissa e si distinse
al comando delle truppe di sbarco, per quanto mal coadiuvato dall'ammiraglio Dubordieu. Ancora nel 1813 occupò Bressanone e fu vincitore a Brunico,
a Volano e ad Ala. Dopo la caduta di Napoleone passò nell'esercito sardo, distinguendosi
nell'assedio di Grenoble nel 1815. Nel 1810 era stato nominato barone dell'Impero;
era grande ufficiale della Legion d'Onore. Esiliato nel 1821, si recò in
Inghilterra.
Giulini Antonio
(n.
1786), lombardo.
Di nobile famiglia comitale, abbracciò giovanissimo la carriera delle armi,
entrando nel settembre 1805 nella 1a compagnia della Guardia d'Onore
dell'Imperatore. Promosso in breve volgere di
tempo attraverso i vari gradi ad aiutante
maggiore (1809), ebbe parte con
tale grado alla campagna in Austria e si battè da eroe sul campo di Wagram. A seguito di
tale fatto d'arme fu insignito della Legion d'Onere. Nominato nel 1810 capitano nel reggimento Dragoni della
Regina, passava poco dopo
nel 3° reggimento Cacciatori a cavallo e l'anno dopo veniva promosso
caposquadrone. Partito con
tale grado nella divisione Pino per la campagna di Russia, si segnalò
eroicamente nell'epica giornata del 26 luglio presso Vitebsk; il 4 settembre,
alla vigilia della
battaglia della Moscova, il Giulini fece prodigi di valore e fu solennemente
encomiato pel modo
brillante col quale aveva condotto l'azione. Il 14 novembre, durante gli orrori
della tragica ritirata, il
Giulini, alle porte di Smolensk, caricava nuovamente i cosacchi coi suoi pochi cavalleggeri;
caduto gravemente ammalato tra Vilna e Covno, venne fatto prigioniero dai Russi. Di lui da
quel momento si perdono le tracce.
Guidotti Alessandro
(1790-1848), bolognese.
A soli diciassette anni era sergente nei Veliti
italiani e tanto si distinse in Spagna,
specie all'assedio di Gerona, da meritarsi la nomina ad ufficiale. Si segnalò anche in Russia, ove
fu ferito e decorato dell'ordine della Corona Ferrea. Rimpatriato da prigionia nel 1814, fu caposquadrone e ufficiale
d'ordinanza di Murai nell'ultima sua
guerra. Ritiratosi a vita privata in Bologna, partecipò ai moti del 1831 e nel 1848 comandò una brigata di
volontari romani. Trovò morte gloriosa il 12 maggio alla difesa di Treviso.
Lechi Teodoro
(1779-1858), bresciano.
Arruolatosi nella Legione Italica, organizzatasi in
Lombardia, dopo l'occupazione francese del 1796 rapidamente ascese nei gradi; ma
in seguito alla Restaurazione del 1799 fu esule in
Francia. Rimpatriò con la Legione Italica comandata dal fratello, e nel 1803 era
già colonnello comandante dei granatieri della Guardia Presidenziale
prima, Reale poi, tale divenuta quando Napoleone si proclamò re d'Italia.
Partecipò
alla campagna del 1805, fu
con la Guardia Reale in
Dalmazia nel 1807, valorosamente combattendo contro i
Russi e contro i Montenegrini; si segnalò sul campo di Wagram nel 1809 e dopo
quella vittoria ritornò per qualche tempo in patria. Fu in Russia nel 1812
comandante della Guardia Reale, segnalandosi in ripetute azioni.
Travolto il Regno Italico insieme all'Impero
napoleonico, il Lechi si dimise dal grado ritirandosi a vita privata. Nel 1817,
implicato in un processo politico, fu per qualche tempo carcerato in
Mantova. Uscitone, condusse
vita ancor più ritirata. Nel
1814, allo scioglimento dell'esercito italico, il Lechi, comandante i granatieri della Guardia Reale, ne conservò
gelosamente in casa sua le aquile gloriose, che nel 1848 donava in Cremona al re Carlo
Alberto, all'inizio della prima guerra d'indipendenza,
magnifico atto che conferma lo stretto legame tra gli Italiani dell'epoca
napoleonica ed i primi combattenti delle guerre del nostro riscatto. Era commendatore
della Corona Ferrea, comandante della
Legion d'Onore e fu nominato barone dell' Impero.
Leonardi Antonio (n.
1775), emiliano.
Volontario nelle truppe del Duca di Parma nel 1790, congedatosi nel 1798, passò al servizio della
Repubblica Napoletana, ove fu promosso
sottotenente nella 1a Legione; prigioniero in Francia, divenne
sottotenente nel 1803 nel 5°
reggimento e capobattaglione nel 1814. Prese parte a varie campagne dall'anno
VII all'anno IX, fu in Dalmazia nel
1806 e 1807, e in Russia nel 1812, ove combattè valorosamente
e rimase ferito nella battaglia del 24 ottobre a Maloyaroslavets. Tornato in
patria, entrò in servizio al reggimento Maria Luigia, raggiungendo nel 1829 il
grado di tenente colonnello. Era
decorato della Corona Ferrea.
Millo Gaetano
(1774-1814), piemontese.
Dal servizio sardo passò, in seguito agli avvenimenti
di quegli anni, nel 1798, a quello della Cisalpina, distinguendosi per valore e
capacità
e raggiungendo rapidamente il grado di capitano. Restaurato nel 1800 il dominio
francese in Italia, nel
1809 era colonnello. Nella campagna di Russia si affermò alla Moscova
e a Maloyaroslavets, dirigendo con singolare
perizia il tiro delle proprie batterie. Nella ritirata, a fianco del Ney, a Covno, il 12
dicembre il Millo sparò gli ultimi colpi dei suoi pezzi. In Illiria ed in Italia negli
anni 1813 e 1814, comandava la riserva di artiglieria: trovò morte gloriosa l'8 febbraio 1814 sulle rive del Mincio,
impiegando di persona alcuni pezzi di
artiglieria leggera. Era cavaliere della Corona Ferrea.
Moroni Angelo Pietro
(1762-1835), còrso.
Entrò in servizio come capitano nel 1753, prima
in Corsica, poi nell'Armata d'Italia. Nel
1797 entrò nella 4a Legione Cispadana per ordine di Napoleone; nel 1798 fu promosso
capobattaglione. Fino al 1803 combattè in Italia. Dal 1803 al 1805 fu sotto Soult al campo di
Saint-Omer. Dal 1806 al 1807 in Germania, fu promosso maggiore nel 1807. Fu alla
presa di Stralsunda e dell'isola di Rùgen. Rientrò in Italia nel 1808 e fu
promosso colonnello lo stesso anno nel reggimento Reale Dalmata. Fu alla Raab e a Wagram. Con la divisione Severoli fu nel Tirolo nel
1809. Andò in Russia nel 1812; generale di brigata fu nel 1813 in Sassonia, dove
fu ferito ad Hanau e fu fatto
prigioniero. Rientrato in Francia nel 1814 restò generale anche sotto la
Restaurazione. Fu nominato barone
dell'Impero nel 1813 e commendatore della Corona Ferrea. Era decorato della Legion d'Onore.
Narboni Giovanni Maria
(1776-1846), umbro.
Alla costituzione della Repubblica Romana fu
nominato caposquadrone in un reggimento Dragoni. Travolta la Repubblica dagli
avvenimenti del 1799,fu esule in Francia; partecipò alla campagna del 1800, col 2°
Usseri. In seguito passò al servizio francese in Italia. Nel 1803 era
caposquadrone nel 20
Usseri, addetto alla divisione Pino; nel 1805, passato nei Dragoni della Regina,
coprì incarichi territoriali. Negli anni 1810-11 fu con il Fontanelli in
Svizzera per ragioni di
organizzazione civile. Nel 1812, colonnello al comando di un reggimento Dragoni
del IV corpo d'armata, partecipò alla campagna di Russia e, nella ritirata, dopo
Liadov, con i suoi uomini costituì uno «Squadrone Sacro di Guardia dell'imperatore». Nella campagna
del 1814 si distinse al Mincio e a Monzambano. Alla Restaurazione, passò al
servizio degli Austriaci, raggiungendo il grado di tenente generale e poi di
maresciallo. Era
ufficiale della Legion d'Onore e commendatore della Corona Ferrea.
Negrisoli Bernardo
(1775-1812), lombardo.
Entrato nell'esercito francese nel 1797, dopo
averne fatto quasi tutte le campagne, nel
1806 era pervenuto al grado di capitano del corpo delle Guardie Reali e fu inviato in Dalmazia.
Nel 1812, con il grado di capobattaglione, al comando del 3°
fanteria, fece la campagna di Russia rimanendo ucciso da valoroso nella
battaglia di Maloyaroslavets. Era cavaliere
della Corona Ferrea.
Negrisoli Marco
(1780-1812), lombardo.
Nominato tenente in 2a d'artiglieria
nell'esercito napoleonico dopo aver
frequentato la Scuola Militare di Modena, nel 1805 fu assegnato all'armata del Viceré col grado di tenente in
1a indi trasferito alla divisione Verdier in Toscana; l'anno seguente venne inviato in Dalmazia, ove fece tutte le
campagne fino al 1809. Promosso
capitano in 2a nel 1811, fu addetto come membro al consiglio di guerra permanente, presieduto dal Cavedoni. Nel 1812
fece la campagna di Russia, e morì
durante la disastrosa ritirata.
Nobili Leopoldo
(1785-1835), toscano.
Frequentata la Scuola Militare di Modena, nel 1804 entrò a
far parte dell'esercito napoleonico con il grado di tenente d'artiglieria in 2a.
Due anni
dopo, promosso aiutante maggiore, fu alla campagna di quell'anno in Dalmazia e,
nel 1807, promosso
capitano in 2a, gli venne affidato il comando dell'artiglieria della
piazza di Peschiera. Successivamente fu al
comando della fabbrica d'armi di Brescia, da dove
venne richiamato nel 1811 a sostituire il Fresia nella
carica di aiutante di campo del Viceré. Con
tale qualifica fece parte della spedizione in Russia nel 1812; distintosi nella
battaglia di Maloyaroslavets e in quella di Mosca, nell'ottobre dello stesso anno
venne insignito della Legion d'Onore.
Caduto malato durante la disastrosa ritirata, venne fatto prigioniero dai
cosacchi; liberato, l'anno successivo fece la campagna di Lombardia, rimanendo
bloccato all'assedio di Palmanova.
Alla Restaurazione si ritirò a vita privata, dedicandosi a studi di chimica e fisiologia e pubblicando
degli interessanti studi.
Olivieri Alessandro
(1767-1847), romano.
Fu una delle più belle figure di cavaliere del primo
Impero. Militò nei Dragoni Cisalpini, poi in fanteria; caposquadrone nei Dragoni
Napoleone, combattè in Calabria. Fu in Germania nel 1809, distinguendosi alla
Raab, e sul
campo di Wagram guidò i dragoni in un'epica carica, ricordata ed apprezzata
dal generale Grouchy. Partecipò alla campagna di Russia e vi fu promosso
colonnello. Fatto prigioniero nel 1813 in Sassonia, al rimpatrio si ritirò a
vita privata. Era decorato della
Corona Ferrea e della Legion d'Onore. Come tanti altri ufficiali napoleonici
partecipò ai moti di Romagna del 1831. Fu poi esule a Parigi.
Olivieri di Vernier Deodato
(1793-1852), torinese.
Nel 1809 fu nominato paggio di
Napoleone. Nel 1811 era tenente nel 6° lancieri. Fece la campagna di Russia nel
1812. Combattè
in Germania nel 1813 e in Francia nel 1814. Nell'esercito piemontese raggiunse
il
grado di maggior generale di cavalleria.
OlivierI di Vernier Prospero
(1787-1859), piemontese.
A diciannove anni si arruolava nelle Guardie
d'Onore e raggiungeva nel 1813 il grado di sottotenente nel 14° Usseri. Alla
Restaurazione prese servizio nell'esercito del Re di Sardegna, raggiungendo nel
1846 il grado
di generale.
Ornano
(D') Filippo (1784-1863), còrso.
Cugino
di Napoleone, sottotenente dei Dragoni nel 1799
in Italia, partecipò alla spedizione di San Domingo nel 1801, dove fu promosso
tenente nel 1803. Rientrato in Francia fu all'Armata delle Coste dal 1804 al 1805;
capitano nel 1804, capobattaglione nel 1805. Combattè con la Grande Armata
dal 1805 al 1808: si segnalò ad Austerlitz, a Jena e a Lubecca. Nel 1807 era
colonnello
dei Dragoni. Dal 1808 al 1812 fu in Spagna e nel Portogallo: partecipò all'assedio
di Ciudad Rodrigo nel 1810, combattè a Fuentes de Onoro nel 1811, fu nominato
generale di brigata nello stesso anno. Partecipò alla campagna di Russia nel
1812, come
comandante della cavalleria del IV corpo, indi, promosso generale di divisione,
comandò una divisione di cavalleria e combattè a Maloyaroslavets; fu ferito e
lasciato per morto
sul campo di battaglia di Krasnoe. Nel 1813 combattè in Sassonia, a Dresda, a
Kulm, a Lipsia, a Hanau. Nel 1814 comandò le truppe della Guardia Imperiale
rimaste a Parigi
e prese parte alla difesa di questa città. Nel 1808 era stato nominato conte
dell'Impero, Gran Croce dell'Ordine della Riunione nel 1813 e cavaliere di S.
Luigi nel 1814.
Sotto la Restaurazione fu nominato governatore degli Invalidi, senatore, Gran
Cancelliere della Legion d'Onore e, infine, maresciallo di Francia. Il suo nome
è scritto sull'Arco
di Trionfo a Parigi.
Pepe Florestano
(1780-1851), calabrese.
Iniziò la sua carriera nel reggimento Borbone, passando
nel 1799 nelle truppe repubblicane partenopee col grado di capitano. Emigrato
in
Francia alla caduta della Repubblica, ritornò in Napoli con la spedizione del
1806, che aveva il
compito di sostituire al Borbone Giuseppe Buonaparte. Comandò in un primo tempo
la piazza di Gaeta, fu poi capo di Stato
Maggiore della divisione napoletana mobilitata nella Spagna. Si trovò all'assalto di Gerona,
ai combattimenti di Teruel, Lerida, Tortosa e Tarragona, ove si distinse in
modo particolare. Prese poi parte agli assedi di Valenza, di Murviedro, di Oropesa e alla
battaglia di Albufera, nella quale per la sua condotta fu nominato aiutante generale ed
ebbe la Legion d'Onore. Nel 1812
comandò il contingente di cavalleria destinato alla campagna di Russia, e prese
poi parte attiva ed onorevole alla
difesa di Danzica. Durante la campagna del 1815 fu da Murat promosso tenente generale. Ritornati i
Borboni, conservò il grado ma non l'impiego. Inviato nel 1820 in Sicilia a reprimervi il
moto rivoluzionario, concluse con gli insorti una capitolazione che non fu approvata. Si
ritirò poi a vita privata.
Peraldi Oliviero
(n.
1775), còrso.
A quindici anni era sottotenente nel 26° di linea
francese
e, già capitano
nell'esercito delle Alpi, partecipò alla magnifica odissea dell'Armata d'Italia
guidata dal Buonaparte, che, con rapido
sbalzo, nell'estate del 1796 era già sul Mincio. Prese parte alla spedizione guidata dal
generale Gentili dalle coste toscane in Corsica per liberare l'isola dalle infiltrazioni inglesi. Lungo tempo assente dai
campi di battaglia per incarichi
territoriali, lo ritroviamo comandante di battaglione al 1° di linea all'assedio
di Colberga, nel quale assedio ebbe
occasione di mettere nuovamente in mostra le sue preclare qualità di soldato. Fu negli anni 1808 e 1809
in Spagna, distinguendosi all'assedio di Rosas, poi in Tirolo, e finalmente nel 1812
in Russia, comandante di un reggimento della Guardia italiana. A Maloyaroslavets
guidò il suo reggimento in modo veramente superbo, aprendo il varco alle colonne
francesi in ritirata da Mosca. Nel 1814, a Salò, il 16 febbraio, con un solo battaglione del suo reggimento,
respingeva un grosso attacco di Austriaci. Allo scioglimento dell'esercito italico, si
ritirava a Marsiglia. Era commendatore della Corona Ferrea e cavaliere della Legion
d'Onore.
Pignatelli di Strongoli Vincenzo
(1776-1837), napoletano.
Prese
parte attiva alla Repubblica Partenopea nel
1799, e fu fatto prigioniero con gli altri patriotti che si erano chiusi in Castel di Sant'Elmo. Processato ed esiliato, si ritirò a Tolone e poi a
Marsiglia, ove si arruolò nella
Legione Italica. Capitano e poi maggiore di un reggimento Cacciatori a cavallo nella Cisalpina, fece le campagne del
1800 e 1801 in Italia e prese parte alle spedizioni di Siena e di Roma. Nel 1802 fu
coinvolto in un tentativo di rivoluzione negli Abruzzi, che fallì perché non appoggiato da
Napoleone. Nel 1803 ritornò in Francia e fu nominato tenente colonnello nei Dragoni Napoleone, coi quali rientrò in
Italia nel 1804. Fece la campagna di Napoli nel 1806 con Re Giuseppe e quella di
Calabria con Massena nel 1807. Fu
aiutante di campo di Murat in Russia e fu promosso generale e decorato della
croce della Legion d'Onore. Congedatosi al suo ritorno in patria, non prese
parte alle ultime campagne napoleoniche; aderì al governo borbonico e fu nominato nel 1820 ispettore generale dell'arma di cavalleria e
giudice all'Alta Corte Militare.
Pino Domenico
(1767-1826), milanese.
Nato da famiglia molto agiata, aveva per quasi trent'anni
vissuto vita scioperata, quando, affascinato dalle idee nuove bandite nella sua
terra dai soldati vittoriosi del Buonaparte, era accorso volontario nei ranghi
della Legione
Cisalpina. Allorquando il suo superiore Lahoz abbandonò il servizio francese, il
Pino si separò da
lui, ed offrì la propria spada al generale Monnier, che difendeva Ancona contro i
collegati. In quell'assedio il Pino aumentò la propria fama, distinguendosi a
Monte Gardetto;
arresasi la piazza, come tanti altri andò esule in Francia. Rimpatriato
dopo la battaglia di Marengo,
ebbe il comando di una divisione che brillantemente guidò in Toscana
nel 1801 contro i Napoletani. Nel 1803 con la
propria divisione veniva destinato alla Grande Armata, che si concentrava sulle coste
settentrionali di Francia, ma durante il viaggio, essendosi rotta una gamba, dovè rimpatriare, cedendo il comando
al Teulié. Per lungo tempo inabile, fu
nell'agosto 1804 nominato ministro della Guerra del Regno Italico, ma in quell'
incarico non trovò occasioni di distinguersi. Rimessosi in salute, nella
estate del 1807 raggiungeva la divisione italica nella Prussia Orientale,
sostituendo il Teulié
eroicamente caduto
innanzi a Colberga, ed ebbe occasione di segnalarsi all'assedio di
Stralsunda; ebbe poi la
soddisfazione di rientrare in Milano alla testa delle truppe vittoriose nel
febbraio 1808. Nell'agosto di quello stesso anno, il Pino partiva con la propria
divisione alla volta della Spagna, alla cui conquista Napoleone si era accinto;
facendo parte del corpo Saint-Cyr, si battè
valorosamente a Rosas, a Molins de Rey, a Gerona, facendosi anche
apprezzare dal nemico per la sua specchiata
probità. Dopo breve sosta in patria, nel febbraio del 1812 partiva per
l'impresa di Russia, ma nel primo periodo della campagna non ebbe occasione di impegnarsi a fondo,
contingenza questa che, unita ai cattivi trattamenti
del viceré Eugenio verso gli Italiani, concorse a rendere penose le relazioni
tra i due capi. Nell'ora tragica della
ritirata, il 24 ottobre a Maloyaroslavets, gli Italiani scrissero una fulgidissima pagina di storia
nazionale. Pino, Varese, Olivieri, Millo, Peraldi, Leonardi, Galimberti e molti altri in quel
giorno si immortalarono. Il Pino, gravemente ferito, dovette lasciare il
comando. Partecipò fiaccamente all'ultima campagna contro l'Austria. Caduto l'ordinamento napoleonico, si ritirò nella sua lussuosa
villa di Cernobbio, presso Corno. Era gran dignitario della Corona
Ferrea, grande ufficiale della Legion d'Onore,
conte del Regno e conte dell'Impero.
Pino Giacomo
(m.
1812), piemontese.
In qualità di aiutante di campo aggiunto allo Stato Maggiore
partecipò alla campagna di Russia, nella quale combattè da valoroso. Morì nella
battaglia di Maloyaroslavets. Era decorato della Corona Ferrea e della Legion
d'Onore. Era stato nominato barone del Regno.
Ragani Cesare
(1785-1832), bolognese.
Entrato nel 1802 nell'esercito italico, partecipò alla
campagna di Spagna, ove si recò nel 1808 come aiutante di campo del generale
Pino. Nel
1810, all'assedio di Barcellona, meritò la Corona Ferrea sul campo di
battaglia. Sempre al seguito del
generale Pino partecipò alla campagna del 1812 in Russia e si distinse
nella marcia su Mojaisk, recandosi al quartier
generale dell'Imperatore col rapporto delle operazioni della divisione, passando
audacemente tra numerosi stormi di cosacchi. Dette
prova di valore e di
abnegazione anche nelle sanguinose battaglie di Borodino, della Beresina
e di Vilna. Ritornato in Italia, fece la
campagna del 1814 come caposquadrone nell'esercito reale napoletano. Ritrovatosi
a Milano dopo i Cento Giorni, partecipò alla congiura dei generali lombardi con
parte direttiva e, arrestato nel 1815, fu condannato ad alcuni anni di carcere.
Liberato, partecipò alla congiura del 1821 con Brunelli e Ercolani e a quella
del 1830-31 con Ciro Menotti. Nel 1831,
agli ordini dello Zucchi, comandò una mezza divisione di insorti. Esule, si ritirò prima a
Corfù, poi a Malta e infine a Marsiglia, ove morì di stenti.
Ramorino Girolamo
(1792-1849), piemontese.
Abbandonata la marina mercantile, nel 1809
entrò semplice soldato nell'esercito francese; in Russia nel 1812 fu promosso
capitano e decorato della Legion d'Onore. Ritiratosi dopo la seconda
restaurazione in
Savoia, visse vita agitata e turbinosa, partecipando a moti ed insurrezioni. Nel
1849 comandava la 5a divisione dell'esercito sardo; accusato di
disobbedienza, fu fucilato il 22
maggio.
Savoia Giuseppe Maria
(1783-1825), piemontese.
Nato a Parigi, apparteneva ad un ramo dei
Savoia Carignano, quello dei conti di Villafranca. Si arruolò come sottotenente
nel 23°
Dragoni. Nel 1807 fu promosso tenente nel 10° Usseri e nel 1810 caposquadrone
nell' 8° Usseri. Con questo reggimento partecipò alla campagna di Russia,
distinguendosi per il
suo valore. Nel 1814 fu promosso colonnello del 6° Usseri. Da Napoleone ebbe il
titolo di barone dell'Impero. Luigi XVIII lo nominò cavaliere di San Luigi e
grande ufficiale
della Legion d'Onore. Nel 1820 comandò il 2° Usseri e nel 1821 fu promosso maresciallo
di campo. Nel 1822 fu nominato ispettore di cavalleria e nel 1823 seguì il duca
di
Angoulème nella guerra di Spagna. Era padre di Eugenio di Carignano di
Villafranca,
luogotenente generale del Regno sotto Vittorio Emanuele II.
Sebastiani Giovanni Andrea
(1786-1846), còrso.
Ufficiale dei Dragoni nel 1806; si segnalò
in seguito in Spagna ed in Russia. Promosso colonnello nel 1813, si battè da
valoroso soldato e da capace comandante a Lipsia, ad Hanau e nella campagna di
Francia. Quale maresciallo di campo partecipò alla spedizione di Grecia e come
generale di
divisione all'assedio di Anversa. Nel 1842 fu governatore di Parigi.
Sebastiani Orazio Francesco
(1772-1851), còrso, fratello
del precedente.
Nel 1789 era sottotenente nel
reggimento di Ventimiglia (più tardi 49° fanteria), nel 1793 tenente
nel 16° battaglione di fanteria leggera. Servì in Corsica, aiutante di
campo del generale Rochon, poi del generale
Casabianca nell'Armata delle Alpi nel 1794, capitano nel 1795 al 9° Dragoni. Dal 1795 al 1799 militò nell'Armata d'Italia; partecipò alle
battaglie di Dego, dove fu ferito, e
di Arcole. Nel 1799 caposquadrone e successivamente capobrigata, combattè a Marengo, al passaggio del Mincio, a
Monzambano; occupò Treviso nel 1801; lo stesso anno andò in missione in Turchia. Fu in
Egitto nel 1803. Nel 1805 comandò la cavalleria in Olanda sotto Marmont. Lo
stesso anno entrò a Vienna alla testa dell'avanguardia e fu promosso generale di divisione. Ambasciatore
in Turchia nel 1806, organizzò la difesa di Costantinopoli e respinse un attacco
di Inglesi nel 1807. Nel 1808, mandato in Spagna, comandò il 4° corpo dell'Armata di
Spagna. Vinse a Almacid nel 1809, prese parte alla conquista dell'Andalusia e ai principali
fatti d'arme in Spagna nel 1810. Essendo caduto in disgrazia di Napoleone per aver perso parte dei territori conquistati,
ritornò nel 1810 in Francia. Grand'Aquila
della Legion d'Onore già dal 1807, nel 1809 era stato eletto conte dell'Impero. Partecipò alla campagna di
Russia, comandando il 2° corpo di cavalleria. Combattè in Germania nel 1813 e fu ferito a Lipsia. Fu
deputato durante i Cento Giorni, carica
che riebbe sotto la Restaurazione per più di una legislatura. Fin dal 1815 non era più in servizio. Ministro
della Marina nel 1830, degli Esteri nel 1831, fu ambasciatore a Napoli nel 1834, a Londra nel 1835, maresciallo in
Francia nel 1840. Dopo quell'anno fu
di nuovo deputato di città còrse. Fu sepolto agli Invalidi e il suo nome è scritto sull'Arco di Trionfo.
Serras Pietro
(1766-1815), sardo.
Generale agli ordini di Suchet nella difesa del Varo, prese
parte alle principali battaglie combattute in Italia. Passato in Germania,
combattè a Wagram.
Prese parte alla guerra in Spagna, ove espugnò il forte di Puebla.
Tupputi Ottavio
(1791-1865), napoletano.
Marchese, fu ufficiale di cavalleria. Combattè a Jena,
e
poi fece la campagna di Spagna. Ad Ocana ebbe la croce di cavaliere dell'ordine
militare di
Spagna. Nella campagna di Russia, a Vilna, meritò la Legion d'Onore; alla
Moscova ebbe il cavallo ucciso. Comandò in seguito un battaglione polacco ed un
altro tedesco, nel 1813. Ritornato
in Italia, partecipò ai moti del 1820 e fu condannato a morte. Commutata la pena
in 30 anni di ergastolo, fu liberato in occasione del matrimonio di Ferdinando
II. Nel 1860 ebbe il
comando della Guardia Nazionale di Napoli. Fu poi senatore del Regno.
Varese Salvatore.
Colonnello del 3° leggero, partecipò alla campagna di Russia del
1812. Combattè
nella giornata di Maloyaroslavets, dove rimase ferito. Fu decorato della Corona
Ferrea.
Villata Francesco
(1781-1842), milanese.
Arruolatosi nelle milizie repubblicane, si distinse
in vari combattimenti nel 1797. Rimpatriato
dopo il 1800, durante la ampagna di Prussia fu promosso capitano. Caposquadrone al 1° Cacciatori nel 1811,
ne divenne il comandante nel 1813,
segnalandosi a Kulm. Alla caduta del Regno Italico passò al servizio austriaco, raggiungendo nel 1835 il
grado di tenente maresciallo. Nel 1842 comandava
nel Tirolo e nel Voralberg; morì a Innsbruck. Era decorato della Corona Ferrea.
Villata Giovanni
(1777-1843), milanese, fratello del precedente.
Arruolatosi nell'esercito austriaco
nel 1794, combattè contro i Francesi, ma dopo la pace di Campoformio passò
nelle milizie repubblicane col grado di caposquadrone nel 1° Usseri. Cominciò a
salire in
grande fama per il modo col quale comandò e guidò il 1° Cacciatori a cavallo
nella.
Campagna di Pomerania, e per i brillanti servizi resi in Spagna ed in Russia, in
questa
ultima campagna quale brigadiere. Rimpatriato dalla Russia, comandò il
dipartimento del
Rubicone, difendendo strenuamente le coste romagnole dagli attacchi inglesi.
Durante la campagna del 1814 comandò una brigata in Mantova. Alla caduta del
Regno Italico
tornò al servizio austriaco, comandando nel 1815 una brigata contro i Francesi.
Fu uno degli ufficiali generali più colti dell'esercito italico, e dal 1816 in
poi assolse vari
compiti politici. Era commendatore della Corona Ferrea, cavaliere della Legion
d'Onore e fu
nominato barone.
Zampa Giovanni
(1775-1813), romagnolo.
Volontario nell'esercito oltrepadano dal 1797, fu
promosso capitano di fanteria per il valore dimostrato all'assedio di Mantova.
Dal 1808 al 1811 prese parte alle guerre di Spagna, raggiungendo il grado di
maggiore. Nel 1812
fu decorato della Legion d'Onore in Germania. A Smolensk ebbe la promozione a
colonnello sul campo nello stesso anno.
Zanardini Giovanni
(1777-1813), veneto.
Dal servizio Veneto passò a quello della Repubblica
Cisalpina. Insegnò fortificazione alla Scuola Militare di Modena. Nel 1803 fu
promosso
capobattaglione,
dopo aver partecipato alle campagne dal 1799 al 1801. Partecipò anche alla
campagna del 1805. Il Teulié lo chiamò a
Stettino nel 1807. In questa campagna si distinse largamente e meritò la
Corona Ferrea. Nel 1808 prestava servizio a Brescia. L'anno seguente
prese parte alla campagna in Germania e fu
fatto prigioniero. Nel 1810 diresse le fortificazioni
di Peschiera. Nel 1811 venne promosso colonnello. Fu nel 1812 in Russia, dove
si prodigò nel gettamento dei ponti sulla Beresina. Mori a Kùstrin, di
tifo.
Zucchi Carlo
(1777-1863), emiliano.
Arruolatosi nei volontari reggiani nel 1796, combattè
nella penisola. Esule in Francia, rimpatriò nel 1800. Ufficiale di singolare
perizia, nel 1809 era
generale di brigata. Si distinse in Dalmazia ed in Austria. Comandò
brillantemente la
brigata nella campagna del 1813, meritandosi la promozione a generale di
divisione. Nel 1814
difese Mantova. Caduto l'Impero, si ritirò a vita privata, sempre sospettato dal
governo austriaco per le sue tendenze liberali. Durante i moti del 1831, comandò
le truppe
insorte, in Romagna. Caduto in mano degli Austriaci, fu condannato prima a morte
e
poi alla reclusione perpetua in Palmanova. Nel 1848 fu comandante di quella
fortezza, poi ministro della Guerra a Roma. Ritiratosi a vita privata, morì a
Reggio. Era decorato
della
Corona Ferrea e della Legion d'Onore; fu nominato barone. Lasciò un volume di
interessanti memorie, edito a cura di Nicomede Bianchi.
FONTI e
LINKS di approfondimento
Inizio Pagina
|