"Rientrato in Italia per
rimpatrio e sbarcato a Siracusa" (così è scritto sullo Stato di
Servizio) il 22 dicembre 1914, fu
destinato quale Direttore del Genio nell'importante città di Genova, ma subito
dopo, alla metà di maggio, fu chiamato a ricoprire la carica di Comandante del
Genio del III Corpo d'Armata che, mobilitato, occupava sin dall’ inizio il
fronte dal confine Svizzero al lago di Garda.
La sola estensione del fronte da difendere fa comprendere l’ importanza del
compito affidato al Marieni.
Al III Corpo d'Armata si deve la resistenza assoluta nel tratto di fronte
dallo Stelvio alla Valle del Caffaro e la conquista delle Giudicarie e di
tutta la Valle di Ledro.
Riportiamo le sue stesse parole che bene illustrano la situazione:
"Entrato in
campagna il 23 maggio 1915, come
Comandante dei Genio del III° Corpo d'Armata (cioè del Corpo d'Armata che
aveva una maggiore estensione di territorio da difendere e la zona più
difficile di tutto il fronte di guerra) per le riuscite operazioni nelle
Giudicarle, le quali rivendicarono all’Italia una zona, di territorio non
indifferente e non più perduta, fui promosso l’8 Ottobre 1915 Maggior
Generale per merito di guerra rimanendo Comandante del Genio dello stesso
Corpo d'Armata.
Nelle
operazioni di guerra fatte nella Valtellina e nella Valcamonica e nella stesa
Valle delle Giudicarie, il contributo dato dai reparti e dai Comandi del Genio
da me dipendenti fu assolutamente grandissimo, per cui non fu possibile al
nemico l'invasione da quella parte estesissima di territorio nonostante la
debolissima nostra occupazione.
I lavori di difesa e stradali eseguiti
dal Bernina al Lago di Garda, le provvidenze alle quali il Genio ha dovuto far
fronte per l'occupazione della zona più alta dell’ Europa, l'immensità del
materiale che il Comando del Genio ha dovuto provvedere per far vivere le
truppe in zone superiori ai 3000 metri, sono semplicemente
enormi e superiori a qualsiasi immaginazione!"
Nel successivo Dicembre dello stesso anno il Comando Supremo, volendo dare
maggior impulso all' Aeronautica Militare chiamò il Marieni alla direzione della nuova Arma nominandolo
Direttore Generale dell'Aeronautica.
Con molto dispiacere egli lasciò il glorioso III Corpo d'Armata, ed obbedendo
all'ordine ricevuto, il 25 Dicembre 1915 assunse il difficile compito del
riordinamento e dello sviluppo della V arma.
Lo sviluppo e l'efficienza bellica dell'Aeronautica Italiana durante il primo
conflitto mondiale furono per la massima parte legati al nome del Generale Marieni, che
per 22 mesi coprì la carica di
Direttore Generale, al quale era devoluto il compito di
promuovere e sviluppare la ancora nascente produzione aeronautica nel Paese e
di approvvigionare dall' estero i mezzi di cui l'Italia difettava.
Lavoro immane, la cui complessità aveva molteplici
interferenze tecnico-costruttive e organizzative in senso lato e che andava
rapportato alle necessità sempre più pressanti di carattere operativo e che
andava inquadrato nel più vasto
panorama della produzione bellica in generale, occorrente ad un Esercito,
entrato in guerra scarsamente preparato.
Si riporta qui di seguito uno stralcio delle
"conversazioni di cultura
militare" tenute dal Gen. Marieni a Roma
sul passato della nostra
aviazione (cui
fanno seguito
conversazioni sul
presente e sull'avvenire dell’
aeronautica italiana) evidenziate in un articolo de Il Mondo in data 29
Aprile 1923.
"Lo scoppio della guerra europea
nel 1914 ed i mezzi bellici aerei portati
dalla Germania nel conflitto, mentre
mettono in serio imbarazzo Francia
ed Inghilterra danno a pensare anche a noi che abbiamo decisa la neutralità
armata, ma colla certezza che non
la potremo mantenere.
|
Il Savoia Pomilio |
|
L'Idrovolante Macchi 5 |
Le
condizioni della nostra aeronautica erano allora così trascurabili che il generale Cadona nel suo libro «La guerra alla fronte italiana»
non ne fa cenno nemmeno nel
capitolo 1 dove tratta dello stato dell'esercito allo scoppio della
guerra europea; riferendosi
alle condizioni dell' artiglieria cita il materiale per il tiro contro
aeronavi dicendo che «erano
in corso studi ed esperienze al
riguardo, ma non si aveva nulla
di concreto ».
Infatti l’unico materiale aeronautico disponibile ed efficiente era
in Libia e, come
dissi, i risultati
ottenuti non permettevano ai
ministri della guerra
di esprimersi favorevolmente
sulle ingenti somme che occorreva spendere per ottenere un aeronautica
anche modesta.
Ed all'agosto 1914 Cadorna contava molto
sullo spirito
d'improvvisazione, che è la nostra caratteristica
e che ci ha sempre permesso
di trarci dalle difficoltà con genialità e con prontezza, ma le lamentele sullo stato in cui si trovava l’aeronautica dimostrano la di lui grave
preoccupazione; e nel capitolo 2. del suo libro, ove parla
del programma concretato col ministro della guerra di allora, Zupelli, per la preparazione militare della guerra durante la neutralità determina
esattamente lo stato della nostra aviazione e conclude
francamente col dichiarare che per tutto l’anno 1915 le nostre
condizioni rispetto al nemico
furono molto difficili.
Fammi quindi necessario indicare esattamente la nostra
situazione alla
fine di detto anno, poiché al principio della guerra, maggio 1915, non disponevamo che di 70 aeroplani in efficienza alla
fronte, tre dirigibili e 12 sezioni aerostatiche.
Alla fine dell’anno
1915 le squadriglie di aeroplani
sono 23 con 168 apparecchi.
Ancora non era stata fatta la suddivisione delle squadriglie secondo il loro impiego e gli
apparecchi servivano
a seconda, delle necessità: da caccia o da ricognizione ed anche per il bombardamento.
Tutti gli aeroplani sono ancora stranieri
fatta eccezione
di
quello Caproni trimotore di 300 HP.
per il bombardamento ancora in
perfezionamento, e l'I.F. in istudio.
|
Caproni
(1918)
Modelli: Ca.44 45 46 47
(denominazione
militare: Ca.5)
Costruttore:
Società di Aviazione Ing.Caproni
Funzione: bombardiere
Anno:
1917
Equipaggio:
4
Motore:
3 Fiat A-12bis a 6 cilindri in linea raffreddati a liquido, da 300 HP oppure 3 Isotta
Fraschini V6 da 260 HP
Apertura
Alare: 23,42 m Lunghezza: 12,62 m Altezza: 4,44 m
Peso
a vuoto: 3.350kg Carico utile : 1500 - 1800 kg
Velocità
Massima: 152km/h (livello mare) Quota
Massima Operativa: 4.500 Autonomia:
4h
Armamento: 2 mitragliatrici,
bombe 540kg
Biplano
Unità
costruite (totale serie Ca.5):
225
|
|
Gli
apparecchi erano ancora disarmati,
insufficienti le macchine fotografiche per le ricognizioni, e le bombe per i bombardamenti inefficaci perché troppo piccole.
La
produzione mensile degli
apparecchi negli stabilimenti
era di soli 75 e quindi insufficiente per fare fronte al logorio ed
al consumo che avveniva nelle scuole
ed alla fronte.
Le scuole di aviazione in numero di 9 non davano che 47 piloti al mese,
con
secondo brevetto, numero
assolutamente insufficiente quando si
rifletta agli istruttori che occorreva trarre
dalle squadriglie in linea per
l'aumento continuo delle scuole, alle perdite piuttosto gravi per la lotta contra un nemico superiore a noi,
ed alla necessità assillante di aumentare
il numero delle squadriglie.
I dirigibili sono in aumento di 6,dei quali 3 P, e 3 M; ma incapaci di un plafond superiore ai
3000 m. e
completamente disarmati. Non servivano
che per il
bombardamento notturno,
ma anche questo poco efficace per la mancanza di congegni precisi di puntamento e per la
piccolezza delle bombe.
|
Dirigibile M3 nel hangar di Bosco Mantico |
Le sezioni aerostatiche erano in numero di 13, avevano il pallone tipo Draken, non adatto per la
maggior parte del
nostro teatro di guerra, costituito
per tre quarti di alte montagne:
il Draken non saliva oltre la quota di 2000 m.
L'aeronautica italiana
era suddivisa fra gli specialisti del genio militare, le
squadriglie di artiglieria e la marina,
senza coordinamento fra questi enti.
L'esperienza del primo anno
Di fronte a questo stato di cose si comprende come il Comando supremo ed i Comandi delle armate in linea richiedessero
continuamente squadriglie
per liberarsi dall'ossessione degli aeroplani nemici; e le
città italiane,
completamente indifese reclamassero dal governo provvedimenti
d'urgenza contro le numerose incursioni aeree dell’avversario.
La dura esperienza, di quest' anno di
guerra, però, e gli aeroplani
nemici venuti in nostro possesso, ci
avevano dati utili ammaestramenti, ed
il sacrificio di molti dei
nostri arditi piloti non era stato speso
invano.
Fra gli ammaestramenti principali dobbiamo rilevare i seguenti:
— assegnare esclusivamente
all' artiglieria
di corpo d'armata le squadriglie
per la direzione del tiro e la piccola ricognizione;
— la sorveglianza vicina e
costante alla fronte di battaglia sia affidata alle sezioni aerostatiche
pure di corpo d’armata;
— l’armata disponga di un
numero conveniente
di squadriglie per la grande
ricognizione del settore nemico che fronteggia ed
anche di squadriglie da caccia sufficienti per tener sgombro il suo cielo da aeroplani
nemici;
— il Comando supremo abbia a
disposizione un
congruo numero di squadriglie
per la ricognizione lontana, quelle per i
bombardamenti ritenuti opportuni dalle armate e dello stesso
Comando supremo, e
quelle da caccia
sia di riserva, sia per
venire in aiuto alle armate in momenti
speciali;
— le squadriglie siano riunite in
gruppi possibilmente secondo il compito
loro assegnato: caccia, ricognizione,
direzione del tiro
(e cioè per
l'artiglieria),
bombardamento;
— all'armata, venga
assegnato un
comandante di aeronautica da cui dipendano tutti i mezzi assegnati all’armata,
in analogia
dei comandanti di artiglieria e del
genio;
— gli aeroplani dovranno essere armati
con mitragliatrici in modo di far fronte agli attacchi provenienti da qualsiasi direzione
e
possibilmente il tiro delle
mitragliatrici degli aeroplani
da caccia avvenga attraverso l’elica;
— le mitragliatrici siano
fornite di
proiettili non solo perforanti, ma anche
incendiari e venga studiato un proiettile il quale lasci
traccia nell'aria
della sua traiettoria ;
— sugli apparecchi da
ricognizione e da
bombardamento vengano installati
gli strumenti necessari per la corrispondenza
radiotelegrafica e quelli da ricognizione siano
forniti di almeno
due macchine fotografiche capaci
di 24 lastre ciascuna;
— sia organizzata nelle
città più importanti e nelle
località sedi di grandi industrie e stabilimenti e di
magazzini di deposito una
difesa antiaerea;
— i dirigibili vengano
trasformati allo scopo di
raggiungere la quota di 5000 m. ed anche
quella di 6000 per
il tipo Forlanini;
ed abbiano a bordo mitragliatrici e
cannoni a tiro
rapido onde sia possibile la loro difesa
in tutte le direzioni, anche in alto
colla costruzione di
speciale torretta
superiore accessibile dalla navicella;
— le bombe per i
bombardamenti siano aumentate di
peso e di volume e
corrette da permettere il lancio dalle grandi altezze
raggiunte
dalle aeronavi senza diminuire la possibilità di colpire il bersaglio;
— il pallone delle
sezioni aerostatiche venga sostituito
da altro capace di salire almeno
oltre i 3000 m. reso più
stabile contro i
venti, e venga armato con una mitragliatrice.
|
|
Dirigibile Forlanini |
Dirigibile M3 Navicella armata |
Il periodo aureo
Il programma richiesto da questi
ammaestramenti era così enorme da
spaventare chiunque e da lasciare molto
dubbiosi sulle probabilità di poterlo
sviluppare completamente, riflettendo
che si era in guerra da circa
un anno e che tutti gli stabilimenti e le industrie meccaniche erano impegnati
per le armi e munizioni.
Ma
il lavoro che l'Italia compie nel biennio
1916-17 per la sua aeronautica ha del fantastico e quasi dell'inverosimile.
Si dovrebbe proprio
dedurre, dall'esperienza del passato, che solo quando ha
ricevute dure lezioni l'Italia muove e
mette in azione la sua
caratteristica: l'improvvisazione !
La semplice esposizione dei risultati raggiunti prima della
ritirata di Caporetto
darà la dimostrazione di quanto io ho asserito.
Alla fine di ottobre del 1917 l'Italia può disporre di 88
squadriglie delle
quali 30 sono da ricognizione, 38 da caccia e da difesa e 20 da bombardamento.
Gli apparecchi alla fronte sono 1031, in riserva
757, 1439 alle
scuole e 734 alla riparazione e cioè un totale di ben 3961.
La produzione mensile
degli stabilimenti è di 688 cellule e 808 motori, poco più di ciò che
occorre per fare fronte al rifornimento mensile che è salito a 418
apparecchi e 600 motori alla fronte e 200 apparecchi e 150 motori alle
scuole.
Queste sono in numero
di 16, accolgono 2366 allievi e danno 878 piloti, di secondo brevetto,
al mese.
I dirigibili da 6 sono
saliti a 30 dei quali, 12 M.;
4 P. e 14 P1 S.V.F.
Ventisei sono le sezioni aerostatiche.
Gli apparecchi sono quasi tutti di tipo italiano con motore italiano; le sezioni aerostatiche hanno il pallone
italiano (Avorio) superiore a tutti
quelli stranieri.
Tutti gli apparecchi
ed i palloni hanno una o due mitragliatrici a bordo ed
il Caproni 600
anche un cannone da 37 mm a tiro rapido; ed i
dirigibili sono
muniti di più mitragliatrici e di cannoni pure da 37 mm e, nel tipo M.,
vennero installati anche due cannoni da 65 mm.
Gli
organi di puntamento per il tiro delle
artiglierie a bordo delle aeronavi sono
perfetti e dovuti
alla capacità ed intelligenza del
colonnello Crocco.
Tutte le bombe per i bombardamenti sono di
nuova struttura e
di peso variabile a seconda lo scopo da raggiungere e le
più potenti possono contenere circa un quintale di alto esplosivo.
Il
Capitano Giulio Laureati il 15 agosto 1917 realizzò, con l' aereo S.I.A 7b
con motore FIAT A12, il Raid Torino – Napoli – Torino (circa 1600 km in 10
ore e mezzo) .
Il raid Torino-Londra fu realizzato il 24 settembre del 1917, dallo stesso capitano
Giulio Laureati, in circa sei ore e mezzo.
La traversata ebbe luogo su di un aereo SIA 7 B equipaggiato con motore Fiat
A 12 e battè il primato di quegli anni, di volo senza scalo. |
Il servizio
aerologico è esteso in tutta
la zona di guerra aumentando di molto il numero delle
stazioni e mettendo in relazione le
osservazioni militari con
quelle delle stazioni civili ed
alleate. I bollettini riassuntivi delle osservazioni vengono regolarmente pubblicati e
trasmessi due volte al giorno,
alla distanza di 12 ore, a tutte
le autorità interessate.
L'Italia può vantare nel settembre
1917 il primato su tutte le potenze
del mondo: di portare contemporaneamente nella stessa battaglia (Bainsizza-Hermada)
il maggior numero di aeroplani da combattimento
e cioè una massa di
ben 275 apparecchi;
di possedere l’apparecchio
più veloce, 220 km.
all’ora, e di maggior autonomia
(ricordinsi i raids Torino-Napoli
e ritorno senza scalo e Torino-Londra pure senza scalo); di avere il migliore apparecchio di bombardamento (Caproni 450 e
800 HP.) il quale permise ciò che era un
sogno, il bombardamento di Pola.
Infine l’aeroplano
S.V.A. che ha potuto
permettere l'audacia di un raid su Vienna, era costruito già in serie prima della fine di ottobre
del 1917.
|
S
V A
Costruttore: Giovanni Ansaldo & C.
Progettisti:
ing. Umberto Savoia
ing. Rodolfo Verduzio
Collaborazione
di C. Rosatelli
Anno: 1917
Unità
costruite (Linea SVA): circa 2000
Modello:
S.V.A. 5 monoposto da caccia
Modello: S.V.A. 10 biposto da ricogniz.
Motore: S.P.A. 6A da 220HP a 6 cilindri in
linea raffreddati a liquido
oppure Isotta Fraschini V 6 da 260 HP
Apertura Alare: 9,10 m
Lunghezza: 8,10 m
Altezza:
2.65 m
Superficie Alare: 24.20 mq
Peso a vuoto: kg 730 con motore SPA
kg 760 con motore IF V6
Carico utile: kg. 350
Velocità Massima: 228 km/h motore SPA
238 km/h motore IF V6
Quota Massima Operativa: 6.700m
Autonomia: 4h
Armamento: 2 mitragliatrici da 7.7mm
|
|
L’aeronautica italiana fu la prima ad avere le squadriglie d'aviazione divise nelle tre specialità da caccia, ricognizione e
bombardamento che oggi
vediamo, dopo guerra, adottate
negli ordinamenti
stranieri, e fu anche
la prima ad ottenere la riunione delle squadriglie in gruppi ed i gruppi
in reggimento (raggruppamenti in guerra).
Finalmente tutte le varie branche o
servizi dell’aeronautica (sono
riuniti sotto una sola
direzione, 1a direzione
generale di aeronautica, e nell'agosto 1917 viene proposta la
costituzione della V Arma,
autonoma ed indipendente.
Pel dopo-guerra
L'aeronautica militare italiana inoltre
ha una sicura percezione che tutto il lavoro fatto durante
la guerra non andrà
perduto e tutti i suoi studi e tutte le sue disposizioni
sono in relazione
ad una pronta trasformazione per ottenere una potente
aeronautica civile
dopo guerra.
E per meglio rendere
evidente questo concetto e facilitare
la trasformazione:
-
dà una prova ineccepibile come si possa mantenere per
alcuni mesi un regolare servizio di trasporti postali aerei tra
Civitavecchia e Golfo
Aranci, quando i trasporti ordinari erano stati sospesi per i frequenti siluramenti dei piroscafi,
adottando
idrovolanti militari convenientemente modificati;
-
prepara numerose rotte aeree che, solcano tutta l' Italia
coi relativi, campi di fortuna (Torino-Milano-Udine;
Milano-Bologna-
Firenze-Roma-Napoli;
Torino-Bologna-Ancona-Bari; Roma-Brindisi);
e per meglio percorrerle inizia la pubblicazione
delle carte
di
rotta per i piloti;
-
fa le necessarie proposte al Governo
per le rotte aeree di unione
del continente alle principali isole
e dell'Italia alle sue
colonie.
Infine l’aeronautica
militare italiana ha potuto cedere a quella francese, inglese ed americana un numero di motori non indifferente,
qualche migliaio,
ed istruire nei campi di Foggia
ben 500 piloti americani."
|
Inaugurazione del volo
postale Torino Roma - il Gen, Marieni con il Col. de Bernardi |
Minuta della risposta del Gen. Marieni al Gen. Porro
Eccellenza
Ringrazio sentitamente ,l' E.V.
della lettera che riflette il desiderio
del Colonnello Douhet.
Poichè l'E.V. fa appello alla mia
franchezza, mi permetto far presente che in
questo momento non riterrei opportuno
di usufruire dell'opera, per quanto egregia
del presente
ufficiale.
Voglia gradire, Eccellenza, l'omaggio
della mia devozione e gli
auguri più vivi.
............ ..............
G M
<<<<<O>>>>>
Con opera tenace ed azione direttiva illuminata e permeata sempre da
calcolata audacia di tecnico, il Generale Marieni seppe
riunire sotto una sola direzione e sotto un solo
indirizzo
tutte le varie branche o servizi dell'
aeronautica e così
infondere
all'industria italiana un sano dinamismo inventivo e produttivo, sicché in breve non solo ci
emancipammo dai rifornimenti esteri
di velivoli e motori, ma, come già riportato, nell'estate del 1917 fummo in grado di rifornire motori
e velivoli da bombardamento ai francesi, inglesi ed americani.A dare un'idea del progresso compiuto dall'industria aeronautica
italiana durante il periodo nel quale il Generale Marieni fu
Direttore Generale d'Aeronautica, basterà dire che la produzione
italiana, che nel primo semestre 1916 era rispettivamente di 593 velivoli e
875 motori, nel primo semestre 1917 passò a 1784 velivoli
(compresi i tipi per le scuole) ed a 2782 motori.
Nel solo 1° semestre 1917 alla Marina vennero forniti 266 idrovolanti
e 470 motori (per le esigenze del fronte e delle scuole).
La Direzione Generale provvedeva anche all'impianto di officine per
riparazione di velivoli e motori ed all'approvvigionamento
di tutto l'altro svariato
materiale occorrente alla guerra aerea (materiale d'armamento di gettata e di
caduta, materiale fotografico,
mezzi di trasporto ed officine relative ecc)
Parallela a quest' attività un'altra ne svolse il Gen. Marieni
per lo sviluppo e il
potenziamento sempre crescenti dei campi
scuola per piloti, osservatori e specialisti.
A titolo orientativo si dirà che, mentre nel primo semestre 1916
furono ammessi alle scuole
di pilotaggio oltre 650 allievi, nel 1° semestre 1917 ne furono ammessi 2000 e
predisposte le cose in
modo da far salire tale cifra a 2500. Sotto la gestione Marieni
fu iniziata l'istruzione di pilotaggio a 500 allievi piloti nordamericani sul
campo scuola di Foggia.
Anche nel settore del più leggero si lavorò alacremente.
Alla fine del 1° semestre
1917 l'Italia si trovava in grado di costruire un dirigibile il mese; l'unica
difficoltà: la costruzione
degli hangars, per i quali mancavano i materiali adatti.
Alla stessa data vi erano 40 dirigibili pronti o in collaudo e 14 in
costruzione con un aumento del 2,5 volte rispetto al giugno 1916.
|
|
1917
Dirigibile F5 verso Roma |
Dirig.
M3 di ritorno da azione di guerra 22.5.17 |
Con sguardo lungimirante, il Generale Marieni si fece promotore
dello sfruttamento del mezzo aereo ai fini civili ed organizzò, per conto
dello Stato, fin dal 27 giugno 1917, la prima linea aerea (esercita da
idrovolanti) in Italia, nel tratto : Civitavecchia -
Golfo Aranci, per trarre i dati sperimentali necessari, prima
di affidare l'esercizio di nuove linee aeree a società private.
Un posto di primo piano fra coloro che si prodigarono a tracciare ed a
facilitare il cammino dell'Aeronautica Militare, specie nei primi anni della
sua vita, spetta a buon diritto al
Generale G. Battista
Marieni, il quale, con la sua opera insonne durante il primo conflitto
mondiale, seppe portare l'Aeronautica ad un grado di alta efficienza creando
così le premesse per
forgiare le Ali gloriose di Vittorio Veneto.
Per le benemerenze acquisite per
l'ordinamento e lo sviluppo della Aeronautica, il Marieni venne promosso il 18
Marzo 1917 Tenente Generale per meriti eccezionali.
PRECEDE PARTE I
:
BIOGRAFIA IN
BREVE
PRECEDE PARTE II :
ALLA CAMPAGNA DI LIBIA 1913
SEGUE PARTE IV :
AL COMANDO GENERALE DEL GENIO MILITARE 1917
FONTI e LINKS di approfondimento
Gli aerei della Grande Guerra
Inizio Pagina |