MARIENI SAREDO

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SOLDATI DEL GENIO - AZIONI

   
 

Da un opuscolo Intitolato:
"Albo di alcune delle più gloriose azioni compiute dalle truppe del genio durante la guerra 1915-1918"

edito dall'Ispettorato generale del Genio  a Roma 1920 nella ricorrenza della festa anniversaria

dell'Arma del genio e della riapertura del Museo del Genio di Castel S. Angelo.


Guerra del 1915-18 per l' Indipendenza Nazionale


Le prime operazioni dell'estate 1915


8-9 giugno 1915.
Tentativi di forzamento dell'Isonzo fra Gradisca e Sagrado.

L'8 giugno 1915 la 21a Divisione, avente sede a Romans, fu incaricata di tentare durante la notte il passaggio a viva forza dell' Isonzo mediante traghetti e mediante il gettamento di un ponte d'equipaggio, per attaccare le pendici del Monte S. Michele e S. Martino.
A sua disposizione furon messe la 5a compagnia pontieri con equipaggio da ponte coadiuvata da una sezione da ponte per cavalleria e dalla 4'a compagnia zappatori del 1° Reggimento Genio, facente parte della 21a Divisione.
Gli Austriaci ritirandosi avevano distrutto il vecchio ponte di ferro di Sagrado e la passerella di Gradisca.
Scelto il punto pel passaggio a circa 600 metri a monte del distrutto ponte di ferro di Sagrado, ed avvicinato ad esso, sull'imbrunire, il materiale, alle 22 della notte si iniziò il trasporto delle truppe con barche sciolte su la golena della riva sinistra per costituire testa di ponte e si cominciò poscia il gettamento di un ponte regolamentare di cavalletti e barche con materiale d'equipaggio.
Gli Austriaci, appostati sulla riva sinistra dell'Isonzo, sulla strada Sagrado-Sdraussina e sulle falde boscose dei colli di S. Michele, S. Martino e Castelnuovo, disturbavano con tiri di fucileria, di mitragliatrici e di cannone le operazioni di passaggio. Ciò nonostante, all'alba erano passati 400 uomini ed il ponte stava per raggiungere un ghiaione non molto distante da detta riva; ma il nemico accortosene intensificò il tiro sul ponte e sulla riva destra, distruggendo in breve tempo tutto il materiale ivi giacente e mettendo fuori di combattimento gran numero di soldati di fanteria e del genio, dimodoché la manovra di passaggio fu sospesa per ordine superiore.
Tuttavia le nostre truppe che si trovavano sulla sponda sinistra iniziarono il giorno 9 l'attacco regolare delle colline di Castelnuovo e catturarono anche una ventina di prigionieri; ma poi, continuando il tiro micidiale dell'artiglieria nemica, proveniente dalle falde del S. Michele e diretto con precisione dall'osservatorio di quota 170, furono costrette a scendere al fiume ed a trovar riparo nelle boscaglie della golena.
Si tentò in quel giorno, ma inutilmente, di mandare barche sciolte per riportare sulla sponda destra le truppe suddette ed altre che erano rimaste su un isolotto fra due rami dell’Isonzo e fra le quali trovavasi un mezzo plotone del Genio con un ufficiale, ma anche le nuove barche furono colpite e travolte dal fuoco dell'artiglieria con nuove gravi perdite.
Si sospese quindi ogni operazione, rimandandola alla notte successiva, nella quale il salvataggio riuscì completamente e vennero riportati sulla sponda destra i feriti, i materiali ed anche i prigionieri.
Le perdite subite dalla 5a compagnia pontieri in detta operazione furono di 3 morti e 18 feriti fra cui un ufficiale.
 

23-24 giugno 1915.
Forzamento dell'Isonzo fra Gradisca e Sagrado.

Il 23 giugno venne ordinato alla 21a Divisione di ripetere il passaggio di viva forza dell'Isonzo fra Gradisca e Sagrado. Essa aveva a sua disposizione gli stessi mezzi che già aveva avuto il 9 giugno e cioè: la 5a compagnia pontieri, una sezione da ponte per cavalleria e la 4a compagnia zappatori del 1° Genio. Alle 12,30 fu iniziata la manovra di traghetto con barche sciolte; alle 12,50 incominciò il tiro dell'artiglieria nemica che riuscì inefficace perché lungo ed aggiustato su la località nella quale era stato gettato il primo ponte. Si continuò quindi il traghettamento, che potè proseguire fino alle 13,50, alla quale ora un violento tiro di fucileria aggiustato sulla località di imbarco, costrinse a sospendere l'operazione, per le molte perdite che si ebbero. Si erano traghettati circa 300 uomini.
Venne allora ordinato di gettare durante la notte un ponte d'equipaggio. Il gettamento ebbe inizio alle ore 0,45 del 24 e fu compiuto alle 3,15 fino ad un ghiaione prossimo alla riva sinistra. Per accelerare il passaggio si stabili di far transitare il piccolo ramo d'acqua, oltre il ghiaione mediante traghetto con due barche. Dalle 3,15 alle 3,45 si fecero così passare sulla riva sinistra circa 450 uomini. Ma a tale ora l'avversario iniziò un tiro violentissimo l'artiglieria, col quale riuscì a distruggere totalmente il ponte gettato. Le truppe passate però non restarono nelle boscaglie, ma si gettarono su Sagrado e se ne impadronirono, obbligando il nemico a ritirarsi sulla collina di Castelnuovo. Liberato in tal modo il ponte di ferro di Sagrado interrotto, durante il giorno si riuscì, malgrado il continuo tiro a shrapnel dell'artiglieria nemica, a riattare la passerella già esistente a valle del ponte di ferro, per modo da consentire il passaggio alla fanteria. Nella notte del 25 passò in tal modo l'intera Brigata Pisa.
Con l’azione del 23-24 giugno il Corpo d'Armata riuscì a porre piede stabile sulla riva sinistra dell'Isonzo e prese le mosse per iniziare la sua avanzata ed impadronirsi, nei giorni seguenti, di Castelnuovo, Bosco Lancia, Bosco Cappuccio e quota 170.  La riuscita di tale difficile azione torna a grande merito delle truppe del Genio, che con grande sacrificio ed abnegazione cooperarono a compierla.
Ebbero esse oltre 90 uomini fuori combattimento fra uccisi, feriti ed annegali e due ponti regolamentari quasi completamente distrutti.
 

2 luglio 1915.
Sfondamento ed attacco delle trincee austriache sulle alture di Polazzo (Carso).

Da tre giorni la 20a Divisione era arrestata al piede del Carso, in località disagiata e sotto il tiro avversario, da formidabili linee di trincee e difese passive austriache. La mattina del 2 luglio alla 10a compagnia zappatori (1° Genio) appartenente alla Divisione veniva affidato il grave compito di aprire uno sbocco offensivo all'incirca al centro della fronte nemica, ove il reticolato austriaco formava un saliente. Alle 10 del mattino la compagnia sopravanzava le linee di fanteria sopra Polazzo, presso quota 89. Giunta sulle difese passive austriache, eseguì nel tratto destinato all'irruzione la distruzione di tre ordini di ostacoli precedenti il reticolato e molto profondi. Una squadra della compagnia avanzò poscia verso il reticolato con tubi pieni di gelatina esplosiva. In questo momento cominciò sulla compagnia un tiro micidiale di fucileria e di granate a mano, che non riuscì ad arrestare l'impresa. Coll'esplosione dei tubi di gelatina fu aperto un varco nei reticolati che fu immediatamente ampliato con le pinze tagliafili. Aperto il varco la compagnia si trovò avanti imprevedutamente un fosso profondo, coperto con rete orizzontale e minato. La rete fu tagliata ed il nuovo varco aperto. Per le perdite subite nei quadri le unità di fanteria destinate ad irrompere in esso non poterono subito eseguire l'irruzione; ma il comandante della 10a compagnia zappatori, considerato il pericolo di una esitazione, decise di attaccare con la sua compagnia e con due plotoni di fanteria retrostanti. La compagnia infatti irruppe nelle trincee nemiche e le tenne fino all'arrivo dei rinforzi, malgrado le numerose perdite subite fra cui quella del suo comandante, Capitano Azzariti Luigi, posto fuori combattimento. Tutta la linea nemica, per merito del valore della 10a Compagnia zappatori che operò in pieno giorno, cedette. Alla sera la 20a Divisione riposava sulle linee austriache.
Fra numerose ricompense al valor militare assegnate ai militari della compagnia, brilla la medaglia d'oro, conferita di motu proprio da S. M, il Re, alla memoria del sergente Rossi Giovanni con la seguente motivazione : « Rossi Giovanni, da Teramo, sergente del genio n. 20804 di matricola. Per ben tre volte con slancio e ardimento, guidava tre squadre di volontari di un battaglione sotto un reticolato nemico per collocare e farvi brillare tubi esplosivi. La terza volta cadeva ferito a morte, dopo aver assolto il compito affidatogli ». «Alture di Polazzo, 2 luglio 1915».
 

Le operazioni offensive dell'ottobre 1915


8-19 ottobre 1915.
Attacco delle posizioni di Cima Palone (Giudicarie).

Le compagnie 10a e 18a minatori parteciparono colle avanguardie di fanteria all’ attacco della fortissima posizione di Cima Palone nelle Giudicarie, col compito di aprire varchi nei reticolati nemici con tubi esplosivi. Nell’ ardua impresa compiuta felicemente le due compagnie si distinsero per arditezza ed abnegazione e subendo sensibili perdite, Il comandante della 10a compagnia Capitano Lovera Bernardino, personalmente conducendo alla rischiosa impresa i suoi minatori, cadde gloriosamente sul campo. 
 

25-29 ottobre 1915.
Tentativi di forzamento dell'Isonzo ad Ajba e Ronzina.

L'azione di passaggio di viva forza dell'Isonzo nell'ottobre 1915 nei pressi di Ajba e Ronzina venne preordinata dal Comando della 27a Divisione ed eseguita dalla 7a compagnia pontieri colla 2a sezione da ponte per cavalleria e con l'ausilio delle compagnie zappatori 2a, 24a e 120a.
I pontieri dovevano costruire i passaggi di Ajba mentre a Ronzina dovevansi eseguire azioni di passaggio dimostrative.
L'azione si svolse, dopo un tentativo fatto nei giorni precedenti, dal 25 al 29 ottobre. Gli zappatori del Genio dovevano costruire passerelle leggere sull'Isonzo ad Ajba per permettere il passaggio ad un battaglione di copertura che doveva costituire poi testa di ponte. I pontieri, dopo che fossero costruite le passerelle, dovevano nelle vicinanze di esse costruire un ponte d'equipaggio pel passaggio delle artiglierie e del carreggio.
I tentativi furono vari ed eseguiti  durante le notti dal 25 al 29.
Nella notte del 25-26 gli zappatori tentarono la costruzione di una passerella che non poterono compiere. Fu allora ordinato alle ore 7 del 26 ai pontieri di traghettare le truppe con barche sciolte. Ma l'intenso fuoco nemico inflisse subito varie perdite ed ostacolò l'azione che fu sospesa. Il tentativo fu ripreso nella sera del 27-28 ottobre. Esso si svolse sotto intenso fuoco d'artiglieria e di fucileria con notte chiarissima e senza ricoveri per  momentanea  sosta.
Tutto contribuiva e specialmente il tiro che infliggeva continue perdite, a ritardare l'azione che pure potè essere compiuta. Il traghetto durò fino al mattino. Parte della truppa bersaglieri venne trasportata all'altra riva, ma delle 4 barche disponibili ed impegnate nel traghetto, 3 furono messe fuori servizio dal nemico ed una sola potè essere adoperata ininterrottamente. Alle 7 del mattino l' azione fu rimandata alla sera successiva. Si ebbero in complesso le seguenti perdite: ufficiali uno ferito; truppa 3 morti e 32 feriti su 66 presenti al tentativo.
L'azione fu ripresa la sera del 28 con la costruzione di una passerella che, pel tiro aggiustato del nemico, non si potè compiere.
Una mitragliatrice nemica batteva di infilata, mentre il tiro di bombe a mano impediva ai bersaglieri traghettati di essere comunque di aiuto. Alle 8 del mattino venne dato l'ordine di eseguire il traghetto di pieno giorno. Si avevano disponibili 4 mezze barche da zappatori che furono trasportate al fiume. Le perdite fin dal principio dell'opera del traghetto furono considerevoli e l'azione fu sospesa.
Nella notte 28-29 s'ebbero due ufficiali morti (fra cui il Colonnello De Camillis), un ufficiale ferito e molti morti e feriti nella truppa.                                                                                                                                          
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Le operazioni della primavera 1916

8-20 aprile 1916.
Attacco di Monte Sperone in Val di Ledro (Giudicarle).

Vi presero parte attiva il 1° e 2° plotone della 118a compagnia zappatori ed il plotone autonomo della 18a compagnia minatori.
Il 1° plotone della 118a compagnia zappatori partecipò con il 44° battaglione bersaglieri all'attacco delle posizioni avanzate di Cima d'Oro.
Il 2° plotone della 118a compagnia zappatori prese parte unitamente al battaglione alpini Val Chiese e ad un battaglione di RR. guardie di finanza, alle operazioni per la occupazione delle pendici sud della Rocchetta e delle posizioni di monte Sperone.
All'ala destra della fronte operante una colonna speciale costituita dal plotone autonomo della 18a minatori e da una compagnia volontari alpini e comandata dal capitano comandante del plotone autonomo minatori ebbe il compito di impadronirsi delle posizioni nemiche a cavaliere delle Zete del Ponale (ultimi risvolti della rotabile Storo-Riva). Successivamente il plotone autonomo della 18a compagnia minatori doveva assicurare la sistemazione difensiva e le comunicazioni di tutta la zona occupata, dopo la riuscita dell'azione. I tre plotoni del Genio, gareggiando con le truppe di fanteria impegnate nell'attacco e prodigandosi poi, sempre instancabili, nei successivi lavori, assolsero con plauso il loro compito e concorsero efficacemente al felice risultato dell'operazione, per quanto non tutte le posizioni conquistate potessero di poi essere mantenute.
 

17 aprile 1916.
Lavori di mina a Col di Lana (Alto Cordevole).

Dopo l'occupazione completa dei costoni di Agai e di Salesei, ottenuta fra il 26 e il 28 ottobre 1915 ponendo piede sulle alture denominato Cappello di Napoleone e Panettone, veniva a serrarsi da vicino il Col di Lana. Rimaneva però sempre arduo, nonostante questo e posteriori parziali successi, l'attacco della vetta di Col di Lana, che serviva di osservatorio al nemico in tutta l'alta Val Cordevole ed era rafforzato da due ordini di trincee e da zone di reticolato di filo di ferro con ricoveri in caverna.

Data la conformazione del terreno, per cui non sembrava possibile attaccare la posizione nemica che nello spazio ristretto e limitato delle trincee contrapposte, si pensò di costruire gallerie che permettessero lo sbocco dai fianchi della dorsale e servissero in pari tempo di sicuro ricovero alla truppa. Il 21 dicembre 1915 furono iniziate tre gallerie che si pensò di riunire in una unica galleria, denominata di S. Andrea, da spingersi verso la posizione nemica.
Tali lavori furono affidati al Sottotenente di M. T. Caetani Gelasio della 8a compagnia zappatori coadiuvato da un ufficiale della stessa compagnia e da ufficiali della 12a compagnia minatori.
Dall'estremo della galleria di S. Andrea si dipartì un ramo inclinato, che risultò lungo m. 29, munito di due risvolti ad angolo retto. A partire dall'estremo vennero scavati due rami. Durante le esecuzione dei rami e delle camere da mina, si avvertì che il nemico procedeva verso di noi con lavori in galleria. Mercé accurate ascoltazioni se ne scoprì la direzione verso la nostra destra e per ingannarlo fu sospeso il lavoro di perforazione, facendo invece esplodere pedardi in altri luoghi. Ripreso poi, il lavoro fu condotto a termine il 12 aprile 1916. 
Contemporaneamente furono trasportati e concentrati convenientemente presso la galleria gli esplosivi, i mezzi d'accensione, i materiali  per l'intasamento e tutto quanto poteva occorrere a completare l'opera.
Il brillamento delle due mine, di complessive 5 tonnellate di esplosivo, fu effettuato coll'accensione elettrica alle ore 231/2 del giorno 17 aprile, con effetto meraviglioso, che condusse alla occupazione completa della vetta del monte e di parte della zona verso il M. Sief, ove le vittoriose truppe si rafforzarono immediatamente mercé l'opera infaticabile degli ufficiali e delle truppe del Genio, nonostante il concentramento sulla posizione del fuoco delle artiglierie nemiche anche di grosso calibro.
 

15 maggio 1916.
Difesa dell'Adria-Werke presso Monfalcone.

Il 14 maggio 1916 il nemico con improvviso e violento attacco era riuscito a ritoglierci alcune posizioni nel settore di Monfalcone. Nella notte del 14 maggio la 7a compagnia zappatori del 1° reggimento Genio fu chiamata all'Adria-Werke per riattare le trincee sconvolte dal bombardamento nemico che continuava. Con pronto e chiaro intuito il comandante della compagnia, formati tre plotoni, li dispose al lavoro in modo da averli pronti a fronteggiare l'assalto nemico ed a proteggere un'eventuale ripiegamento. I plotoni iniziarono subito il riattamento ed, essendo di poi restata l'ala destra della linea sguarnita di difensori, ne assunsero essi la difesa provvedendo al servizio delle nostre mitragliatrici e riuscendo con risoluto contegno a fermare ed inquadrare gruppi di altri militari che rimasti privi dei loro ufficiali e presi del panico si disperdevano. Alle ore 15 del giorno 15 maggio 1916 il nemico iniziava l'attacco e, occupata la linea di quota 12, irrompeva alle 15,30 nella ridotta Padova.
La 7a compagnia zappatori si trovò da sola a sostenere l'urto nemico e con nobile slancio e con magnifica audacia non esitò di fronte a forze numericamente superiori a lanciarsi per due volte alla baionetta respingendo il nemico dalla ridotta ed a tenerlo quindi impegnato con fuoco nutrito ed efficace sino a che sopraggiunsero rinforzi di fanteria e di cavalleria.
In questa brillante e felice azione la compagnia ebbe un ufficiale morto e uno ferito; due militari di truppa morti, tre feriti.
Nella sera dello stesso giorno 15 la compagnia fu ancora chiamata a prestare l'opera sua nella posizione di quota 93, dove il nemico aveva occupato il Tamburo e parte della trincea Barreca.
Con attività instancabile e con costante abnegazione essa lavorò ancora tutta la notte a barrare la trincea invasa e a costruire nuove difese.
 

L'offensiva austriaca del Trentino nel maggio 1916

15-19 maggio 1916.
Difesa delle posizioni di Campilluzzi, Cima d' Agra, e Malga Azaron (Altipiano dei Sette Comuni).

Il giorno 15 maggio le compagnie minatori 9a e 17a dislocate nel settore di Campomolon, concorsero a respingere il nemico, prima di dedicarsi al servizio delle interruzioni stradali.
La 9a compagnia inviata a disposizione del 3° battaglione del 69° reggimento fanteria ne coprì l'ala destra a Piovernetta e per l'intera giornata respinse attacchi nemici subendo perdite in ufficiali e truppa (un ufficiale e 3 soldati morti) sino che alle 2 del giorno 16 ripiegò, continuando ostinatamente a respingere attacchi nemici, a Cima Campilluzzi. E così continuò per i giorni 17, 18 e 19 a seguire le altre vicende della lotta, ripiegando sempre per l'ultima sino a Malga Azaron, ove si riordinò per attendere al servizio delle interruzioni stradali.
Speciale menzione meritano le circostanze nelle quali avvenne il brillamento dell'interruzione di Val Cucca, eseguito sotto il violento fuoco dell'artiglieria nemica e malgrado ogni difficoltà. La 17a compagnia concorse anche alla difesa delle posizioni di Campilluzzi, Cima d'Agra, Malga Azaron nei giorni dal 15 al 17 maggio distinguendosi in modo particolare per la resistenza spiegata contro reiterati e violenti attacchi nemici e per il contributo di sangue dato alla causa della difesa.
Specialmente degna di rilievo fu l'opera svolta in tale circostanza dal comandante la 17a compagnia minatori, Tenente Merlonghi Mario, che sebbene ferito gravemente al viso restò al suo posto ad incitare i propri dipendenti alla resistenza fino a che cadde colpito al petto da pallottola di fucile.
 

Le operazioni per la conquista di Gorizia


6-9 agosto 1916.
Attacco del Monte S. Michele
.

Presero parte fra altre a quella azione le compagnie zappatori 58a, 76a, 77a ed 82a. Assegnate ai comandi di brigata e da questi a quelli di reggimento, furono per necessità tattiche assegnate infine alle prime ondate d'assalto delle trincee nemiche e con slancio ammirevole si gettarono nella mischia, subendo gravissime perdite, fra cui 13 ufficiali fuori combattimento dei quali la metà circa eroicamente caduti.
Trincee sul monte S. Michele da una cartolina dell'epoca


9 agosto 1916.

Forzamento dell'Isonzo a Gorizia
.

Si segnalarono in tale operazione per strenuo valore dimostrato nel gettamento di ponti sull'Isonzo e nella riparazione di danneggiati la 5a compagnia pontieri e le compagnie del 73° battaglione zappatori che, sotto il violento fuoco dell'artiglieria nemica e subendo gloriose perdite, assolsero compiutamente il loro compito, in guisa da permettere l'irruzione delle nostre truppe in Gorizia.
 

La lotta di mina sull' Altipiano dei Sette Comuni e sul Colbricon

23 settembre 1916.
La mina del Monte Cimone.

Il mattino del 23 settembre 1916 alle ore 4 sul M. Cimone erano in linea le truppe della Brigata Sele con un plotone della 136a compagnia zappatori del 63° battaglione adibito a lavori di rafforzamento, quando il nemico fece brillare una poderosa mina che distrusse totalmente detto presidio.
Tutto il battaglione assieme ai rincalzi di fanteria fu impiegato per arginare la spinta del nemico che, sebbene appoggiato da furioso bombardamento, fu arrestato sulle linee di resistenza. 
 

Novembre 1916 - luglio 1917.
Azioni di mina sul Colbricon.

La seconda cima del Colbricon conquistata di sorpresa nell'Ottobre 1916 ci era stata ritolta nella notte sul 2 novembre "con azione di sorpresa dal nemico, che aveva costretto le nostre truppe a stabilirsi al di sotto della vetta, aggrapparsi ad alcune sporgenze rocciose ad una quarantina di metri dalla linea nemica.
Per l'importanza della posizione, caposaldo per ulteriori azioni in Val d'Avisio, e per l'impossibilità di riconquistarla con azione allo scoperto, la 31a compagnia minatori iniziò una galleria di mina che con andamento, in parte rettilineo, in parte elicoidale, doveva giungere sotto la posizione nemica e distruggerla con brillamento di un adatto fornello.
Altra galleria a due rami venne scavata alla base di una guglia rocciosa alta 30 metri, occupata nella parte superiore dal nemico e che era importante distruggere per potersi sostenere nella difficilissima posizione. In due giorni di febbrile lavoro i minatori della 31a compagnia stabilirono due fornelli di 4 quintali di esplosivo ognuno, che la sera del 12 aprile 1917 furono fatti brillare, distruggendo la guglia ed il presidio nemico (1 ufficiale e 20 uomini di truppa). La galleria principale sotto la seconda cima, lunga m. 150 con camera di mina di circa 50 mc. per 240 quintali di esplosivo, fu terminata ai primi di luglio. Ma il nemico, che già lavorava di contromina, prevedendo prossima, malgrado i suoi sforzi, la perdita della posizione, sferrò nella notte sull' 11 luglio un violento attacco, sopraffacendo il nostro presidio. Contrattaccato dalle nostre truppe col concorso della 31a compagnia minatori, si ritirò sulle sue linee di partenza, riprendendo il lavoro di contromina. Mancando sulla posizione l'intera quantità di esplosivo necessaria a caricare la camera di mina e dovendo prevenire il nemico che intendeva di far contromina, fu deciso di creare un fornello con 40 quintali di gelatina esplosiva nel ramo di galleria principale per evitare i danni delle contromine e per distruggere la parte orientale della posizione nemica.
Nella notte sul 16 luglio 1917 fu effettuato il brillamento. Furono distrutte e danneggiate le difese del nemico, che vi perdette un'intera compagnia.
Altro tentativo di offensiva sotterranea nemica fu rintuzzato con una contromina fatta brillare il 20 settembre.
All'atto della ritirata dell'ottobre 1917 la seconda cima di Colbricon disponeva di una vasta rete di gallerie, pozzi e rami di sondaggio costituenti un geniale sistema di difesa, inteso a fronteggiare con piccole contromine qualunque tentativo di avanzata sotterranea del nemico.
 

La battaglia dell'Isonzo del maggio1917

15-20 maggio 1917.
Forzamento dell'Isonzo a Loga e Bodrez.

Dell'azione per la conquista dei contrafforti settentrionali dell'Altipiano di Bainsizza (M. Kuk, Vodice) fece parte la dimostrazione di forzamento  dell'Isonzo a Loga e Bodrez.
In detta azione dimostrativa, che ai fini della battaglia ebbe completo esito, era sommamente importante assicurare il passaggio sul fiume alle nostre truppe operanti non solo, ma assicurarne anche il ritorno sulla riva destra ad operazione ultimata. Nell'azione di passaggio ebbero parte precipua le compagnie pontieri 14a e 16a. Lo svolgimento delle necessarie manovre di traghetto, di gettamento di ponti, di costruzione di ponti scorrevoli sotto il tiro dell'artiglieria nemica, gli accorgimenti sfruttati per il varamento delle barche per le rapidissime rive eseguito di notte ed in silenzio e per domare la velocità della corrente che raggiungeva i tre metri e cinquanta costituiscono una delle più pure glorie dei nostri pontieri. A Loga due plotoni della 14a pontieri ed un plotone della 16a nella notte dal 14 al 15 iniziarono il traghetto delle nostre truppe e terminarono alle ore 4,30 la costruzione di un ponte di equipaggio dando passaggio alle nostre unità. Verso le ore 8 il nemico individuò il passaggio ed incominciò un violento tiro di artiglieria su di esso colpendolo ed inutilizzandolo alle ore 13.
Per assicurare il passaggio degli uomini e dei rinforzi si continuarono i traghetti e nonostante il violento tiro nemico che continuò per tutta la notte furono costruiti tre porti scorrevoli che assicurarono il  transito. Nella notte il nemico colpì col suo fuoco il materiale distruggendolo in gran parte. Il mattino  del 18 col  poco materiale disponibile, essendo terminata l'azione dimostrativa, si iniziò la manovra di ripiegamento a mezzo dei due porti scorrevoli che venne compiuta sempre sotto il tiro nemico e subendo gloriose perdite.
A Bodrez nella notte dal 14 al 15 altri due plotoni della 14a pontieri con un plotone della 16a in soli 20 minuti tendevano il ponte d'equipaggio dando passaggio alle truppe avanzanti. Il nemico accortosi del passaggio stabilito lo faceva segno ad un violento fuoco di grossi e medi calibri e di mitragliatrici, colpendolo ed interrompendolo alle ore 15 e distruggendolo completamente poco di poi con una salve di grossi calibri.
Si tentò nella notte di stabilire tre porti scorrevoli, ma l'operazione sempre ostacolata dall'artiglieria nemica riuscì solo nella notte successiva.
Il passaggio continuò per mezzo dei porti scorrevoli frequentemente danneggiati dalle granate nemiche per tutto il giorno 17. Il giorno 18 si iniziarono le operazioni di ripiegamento delle truppe mediante due dei tre porti scorrevoli esistenti ed un quarto che venne costruito nella giornata.
Durante la sera del 18 i cavi dei due porti vennero spezzati dal tiro, ma il traghetto di truppe fu compiuto egualmente con un solo galleggiante.
 

La battaglia  di Bainsizza

18-20 agosto 1917.
Passaggio dell'Isonzo a Ronzina compiuto dalla 12a compagnia pontieri.

La 12a compagnia pontieri del 2° battaglione, dopo conveniente preparazione, iniziava a Ronzina, la sera del 18 agosto alle ore 22, le operazioni per il passaggio dell'Isonzo. Nonostante la violenza del fuoco nemico e le gravi difficoltà derivanti dalla configurazione scoscesa delle sponde, veniva eseguito il traghetto di una compagnia di arditi e poscia subito delle fanterie della Brigata Trapani ; alle ore 6 del mattino del 19 veniva costruito un porto scorrevole ed alle 7,30 iniziata la costruzione del ponte d'equipaggio che veniva terminata nella mattinata. Il traghetto di truppe, munizioni, feriti, prigionieri, ecc. continuava a tutta la giornata ; alle ore 14 il ponte veniva colpito da grossi calibri nemici e alle 8 circa del 20, dopo lungo e difficilissimo lavoro di sgombero e successiva ricostruzione, il ponte veniva riparato. L'intera azione fu vivamente ostacolata dalla fucileria, dalle
mitragliatrici e dall'artiglieria nemica. La compagnia ebbe in ausilio due plotoni della 251a compagnia zappatori e 122a pontieri con un ufficiale della 2a compagnia pontieri.
In complesso subì da sola le seguenti perdite : 2 ufficiali feriti, 3 morti di truppa e 21 feriti.
 

18-23 agosto 1917.
Passaggio dell'Isonzo a Ronzina compiuto dalla 18a compagnia pontieri.

Alla 18a compagnia pontieri era stato assegnato il compito di costruire due traghetti da sostituirsi poi subito con due ponti nel tratto dell'Isonzo che trovasi all'altezza del vallone orientale di Ronzina. La manovra ebbe inizio alle ore 22 del giorno 18 agosto sotto il fuoco d'interdizione dell'artiglieria nemica. Il nemico si accorse subito della manovra e lanciò molti razzi che richiamarono attorno alla riva un intenso fuoco d'artiglieria. L'unica barca che potè essere messa all'acqua veniva resa inservibile da! fuoco nemico : così pure tutte le altre scese lungo  il costone. Vista quindi l'impossibilità di stabilire il traghetto, si ordinava la sospensione della manovra ed il ritiro degli uomini. Uguale sorte subì il secondo tentativo fatto al mattino verso le ore 8,30 per ordine del comando del 2° battaglione pontieri.
Nella notte del 20-21 fu possibile però alla compagnia di stabilire il traghetto a valle della confluenza dell'Hochek-Potek e nella notte del 23 di costruire una passerella sospesa. Nell'operazione 70 militari della compagnia vennero messi fuori combattimento.
 

18-21 agosto  1917,
Forzamento dell'Isonzo a Canale e Morsko
.

Nelle operazioni per la conquista dell'Altipiano di Bainsizza la 5a compagnia pontieri ebbe il compito di eseguire traghetti e di gettare un ponte di equipaggio a Canale ed a Morsko sull'Isonzo per dar passaggio alle truppe. I materiali con grandi difficoltà erano stati  trasportati per la mulattiera da Liga sin presso l'Isonzo.
La sera del 18 verso le ore 22 la compagnia iniziò la manovra, cominciando a traghettare i reparti di arditi. Il nemico, appostato entro le case di Canale e nei trinceramenti lungo la  strada Canale-Morsko, contrastò vivamente con fuoco di fucileria e mitragliatrici e poi con tiri di artiglieria le operazioni di passaggio. Malgrado ciò in entrambe le località furono passati alla riva nemica oltre 600 uomini e durante la notte si fecero ripetuti tentativi per il gittamento di due ponti che furono costruiti sino a metà perché l'intenso tiro nemico aveva distrutto i galleggianti disponibili. Il gittamento del ponte di Canale fu ritentato la sera del 19 e riuscì nonostante la presenza del nemico ed i suoi tiri di molestia. Gli Austriaci erano nelle alture appena al di là ed a Morsko. II ponte a valle del precedente fu gettato la sera del 21.
Le perdite della compagnia furono in tale operazione : morti n. 3, feriti n. 14.
 

22 agosto 1917.
Resistenza della 144a compagnia zappatori a Raccogliano.

La 144a compagnia zappatori, posta a temporanea disposizione del Comando del 1° Battaglione del 115° Reggimento di Fanteria, ricevette l'ordine il mattino del 22 agosto 1917 di presidiare un trinceramento ad est di Raccogliano tolto al nemico dagli arditi del battaglione predetto.
Sotto violentissimo fuoco di artiglieria la compagnia si portò in quella trincea e concorse validamente con lancio di bombe a mano e con nutrito fuoco di fucileria a contrastare il ritorno offensivo dell'avversario. Essendo poi stata rioccupata dagli Austriaci la posizione, la compagnia ripiegò verso Raccogliano e, riuniti intorno a sé gli elementi dispersi e sbandati dei reparti vicini, resistette per circa 3 ore al fuoco dei grossi calibri e infranse i ripetuti violenti attacchi del nemico, rimanendo salda nella posizione difesa.
 

Il ripiegamento  dell'Esercito dall'Isonzo al Piave nell'ottobre 1917

29 ottobre-I0 novembre 1917.
Gettamento di ponti sul Tagliamento a Latisana.

La 18a compagnia pontieri si trasferiva il giorno 26 ottobre 1917 da Romans a Latisana dove aveva ordine di moltiplicare con punti d'equipaggio i passaggi sul Tagliamento per agevolare il ripiegamento della 3a Armata sulla linea del Piave. Il giorno 27 essa eseguiva sotto pioggia torrenziale il gettamento di un ponte a circa 500 metri a monte del ponte della ferrovia. La piena del fiume costrinse dopo otto ore di passaggio ad eseguire il ripiegamento del ponte stesso. Il giorno 30 e nella mattinata del giorno successivo la compagnia stabilì 2 ponti d'equipaggio che furono di somma utilità per lo sfollamento delle truppe ripieganti e della popolazione civile fuggiasca. Dal comando di difesa locale il comando della compagnia riceveva ordine che non venissero distrutti i ponti fino a quando l'ultima pattuglia nostra non avesse raggiunto la riva destra.
Verso mezzogiorno del 1° novembre cominciarono a transitare le truppe di copertura. Tale transito s'accentuò poi verso le 15 mentre già le artiglierie di piccolo calibro nemiche cominciavano a battere la zona dei ponti. Il fuoco delle artiglierie era intensissimo da tutte e due le parti e gli Austriaci erano riusciti a postare mitragliatrici e fanteria nelle case allineate sull'argine e battevano la riva nostra e lo specchio d'acqua dei ponti. Dopo che si erano fatti saltare i ponti stabili e dopo che l'ultimo soldato di fanteria era passato si iniziò la distruzione dei ponti d'equipaggio che come si era predisposto si effettuò con calma ed ordine sotto il violento fuoco nemico.
 

29 ottobre-11 novembre 1917.
Interruzioni attuate dalla 12a Compagnia Minatori per ostacolare l'avanzata nemica in Val Cordevole.

La 12a compagnia minatori, prima dislocata nelle posizioni di Monte Sief, Costone Brenta e Monte Mesola, il 29 ottobre 1917 inizia in Val Cordevole ed in Val Biois l'opera sua di distruzione delle principali opere stradali per opporre ostacoli all'avanzata nemica. Con febbrile lavoro essa prepara le interruzioni mentre le truppe nostre operano la ritirata ed il giorno 5 novembre incomincia a far brillare i fornelli di mina ed a compiere le distruzioni necessarie.
Il giorno 5, nelle prime ore del mattino, brillano le mine del ponte di legno sulla rotabile Pian-Digonera. Poco dopo brillano due fornelli della galleria a nord di Digonera interrompendo la strada per circa 25 metri e i sei fornelli della rotabile Digonera-Caprile colla totale distruzione della strada per un tratto di metri 20.
Nella regione Serrai, in Val Pettorina, tredici ponti di legno sono in preda alle fiamme e crolla un tratto di strada sostenuto da travature di legno per la lunghezza di m. 25 e cade infranto il magnifico ponte di Valle Oscura alto 32 metri e lungo 70.
Il giorno 6 l'opera della 12a compagnia prosegue: in Val Biois colla distruzione d'un tratto di strada a mezza costa a 7 chilometri da Falcade, colla demolizione dei ponti di legno sul Rio Giarone e di Celat a pochi chilometri da Cencenighe e col franamento del tratto di strada a mezza costa a 850 metri da Cencenighe; in Val Cordevole colla demolizione del ponte di muratura del Ghirlo, col brillamento delle cariche contenute in quattro gallerie e tre pozzi del tratto di strada alla chiusa di Listolade e colla caduta del ponte di legno sul Cordevole ad un chilometro da Agordo.
Cadono nello stesso giorno il ponte di legno sulla strada Agordo-Passo Cereda a monte di Frassenè, i tre ponti di legno a sud di Agordo, sotto l'azione combinata del fuoco e delle cariche di gelatina, e il ponte di ferro del Cristo.
In quest'ultimo, pel ritardato brillamento d'una camera da mina, trovano la morte due soldati.
Il giorno 7 novembre, dopo un lavoro di preparazione difficile e faticoso a causa delle continue infiltrazioni acquee brillano le sette camere da mina del tratto di strada a mezza costa della Tagliata di San Martino, producendo un'interruzione di metri 30 e crolla interamente il ponte di ferro del Castello. Per tre giorni la compagnia riposa.
Dal 7 al 10 si attendono gli ultimi reparti che debbono scendere dal Cadore e raggiungere il grosso alla Muda.
Il 10 mattina i due colpi di cannone convenuti come segnale, ordinano il ripiegamento delle ultime truppe di retroguardia e prima di mezzogiorno brillano le mine del ponte di legno sul Cordevole a sud del ponte del Castello, saltano la Santabarbara e il deposito di munizioni del forte di S. Martino e il ponte di muratura sul Cordevole a Mas.
Con il brillamento dei 10 fornelli praticati nelle pile del ponte di Bribano e la distruzione del ponte di muratura e del viadotto sul Caorame presso Cesio Busche, il compito della 12a compagnia è finito e con una marcia forzata di 50 chilometri i vari drappelli, in ordine perfetto, si portano a Bassano ove nessuno manca all'appello.
 

La difesa contro gli attacchi nemici sulla nuova linea degli Altipiani, del Grappa e del Piave.
 

10 novembre 1917.
La difesa del Monte Longara.

Il 10 novembre 1917 la 68a compagnia zappatori, venne inviata sul Monte Longara per presidiarne e riordinarne la linea.
La notte dal 10 all'I 1 novembre il nemico sferrò su di essa un intenso bombardamento e rabbiosi attacchi. Gli zappatori, deposti gli attrezzi del lavoro, valorosamente respinsero ogni assalto senza cedere di passo. Il nemico reiterò i suoi furiosi attacchi per tutto 1'11 e 12 novembre, ma gli eroici soldati resero vani alcuni dei suoi sforzi concorrendo alla difesa. La compagnia uscì dalla cruenta lotta con metà dei propri effettivi.
 

16 novembre 1917.

La difesa di Fagarè (Piave).

Il nemico, passato il Piave di sorpresa presso Fagarè, era riuscito a raggiungere l'argine principale sulla riva destra del fiume.

La 205a compagnia del 79° battaglione zappatori, colta di sorpresa sull'argine, mentre si recava al lavoro, tentò il contrattacco con l'intento di chiudere la falla aperta nelle fanterie della difesa, ma, sopraffatta dal numero, rimase in parte accerchiata dal nemico, riuscendo solo la sera a disimpegnarsi.  

Due plotoni riusciti a sfuggire all'accerchiamento, operarono efficacemente per la ripresa di una batteria già catturata dal nemico.

La 209a compagnia dello stesso battaglione, trovatasi improvvisamente di fronte al nemico, che avanzava lungo l'argine, riuscì, aprendo il fuoco a pochi metri, a ributtarlo al di là dell'argine. In seguito, messasi a disposizione del 1° battaglione del 154° reggimento fanteria, partecipò efficacemente ai successivi contrattacchi, catturando oltre 200 prigionieri e 3 mitragliatrici nemiche.

In tale combattimento il battaglione subì le seguenti perdite: morti: ufficiali 1, truppa 11, feriti: ufficiali 3, truppa 24.
 

S. A. R. il Duca d'Aosta, comandante della 3a Armata, tributava per tal fatto d'arme al 79° battaglione zappatori il seguente elogio :

COMANDO DELLA 3a ARMATA Stato Maggiore - Ufficio Segreteria N. 517 di prot. H.3    5 aprile     OGGETTO: Elogio,

Ai Comandi, ecc.

« Mi è grato tributare, come già. feci per il 77° battaglione zappatori, un elogio anche al 79° battaglione, che, pari a quello, si dimostrò sempre e ovunque degno di ben meritata ammirazione, sia negli ardui lavori dì fortificazione, sia nei momenti in cui era necessario combattere. Invero, nello stesso modo che a Flondar ed a Corite, con costanza, con alto sentimento del dovere rafforzò e consolidò le posizioni di prima linea sul Tagliamento e sul Piave, cosciente del grave compito imposto dalle circostanze, spesso gettando l'umile attrezzo del lavoro per impugnare valorosamente il fucile e dividere la gloria della battaglia con i reparti di fanteria. Esprimo pertanto viva lode alla 205a compagnia che liberava sul Piave una batteria nostra caduta in mano al nemico ed alla 209a che contrattaccando, a Fagarè, catturava da sola 200 prigionieri e 3 mitragliatrici, suscitando plauso ed ammirazione.

« A questi forti lavoratori, a questi valorosi soldati, al loro comandante ed agli ufficiali tutti, che son certo faranno dovunque onore a sé stessi ed all'arma del genio, vada il mio augurio ed il mio saluto.

Il Tenente Generale Comandante dell'Armata

F.° E. F. di Savoia ».


3-5 dicembre 1917.

La difesa di Monte Badenecche e Tondarecar (Altipiani).

Il 1° dicembre 1917 il 61° battaglione zappatori era dislocato a Fiza. Delle tre compagnie del battaglione, la 115° attendeva in Val Miela al rafforzamento della prima linea di difesa fra M. Zomo e M. Fior ; la 163a sul versante sud di M. Tondarecar rafforzava la prima linea di difesa del monte stesso; della 175a compagnia una metà, sul Tondarecar, era addetta al rafforzamento della linea fra Tondarecar e il Badenecche, l'altra metà, sul versante sud-ovest del Badenecche, costruiva la strada di raccordo fra Val Vecchia e Malga Lora.

Nella notte dal 3 al 4 dicembre su tutta la linea si sferrarono violentissimi e reiterati attacchi nemici sempre ed ovunque respinti.

All'alba però del 4, dopo aver subito un intenso bombardamento e dopo aver opposta accanita resistenza, la 163° compagnia venne sopraffatta dal nemico prevalente di numero. In seguito a tale sfondamento le altre compagnie ricevettero l'ordine di ripiegare sulla seconda linea il che venne fatto ordinatamente quantunque il nemico si opponesse con ogni mezzo.

Durante tale lotta la 163a compagnia e la 175a compagnia zappatori subirono sanguinose perdite.

Nel giorno successivo il comando del battaglione si trasferiva a Sasso, la 115a compagnia ripiegava ordinatamente in Val  Frenzela e rimaneva a sbarrare la valle stessa, i resti delle altre due compagnie si raccoglievano a Campolungo per riordinarsi.

Le perdite subite dalle compagnie furono le seguenti: ufficiali (feriti e dispersi) n. 10; truppa (feriti e disperai) n. 418.

 

23-25 dicembre 1917.

La difesa di Monte Val Bella e di Col del Rosso.

La 23a compagnia, zappatori fu destinata sin dai primi giorni del dicembre 1917 a riordinare e fortificare la linea Val Bella - Col del Rosso. La notte del 23 dicembre, pronunciatosi un attacco nemico, essa prese posto a fianco delle fanterie occupando la linea di  Monte Val Bella.

L'avversario reiterò attacchi su attacchi, ma fu respinto ovunque con sanguinose perdite.

L'aspra e cruenta lotta perdurò tenace e feroce per tre giorni continui, durante i quali la 23a compagnia zappatori, gareggiando in valore con la fanteria, rimase sempre sulle posizioni contese.

Vigili alla difesa, risoluti nell'offensiva., i gloriosi ed eroici soldati della 23a compagnia zappatori seppero sventare, ogni tentativo nemico.

Le perdite subite fra morti e feriti furono di 40 uomini.

 

29 settembre 1917 - 13 marzo 1918

La guerra di mina sul M. Pasubio.

Durante l'inverno 1917-18 si svolse attivissima sul M. Pasubio la lotta di mina. I lavori, che avevano già avuto inizio nel luglio 1917, si svolsero in modo continuo sino all'ottobre 1918. Tuttavia maggior importanza assunsero nel periodo fra il settembre 1917 ed il marzo 1918. Ad essi presero parte successivamente le compagnie minatori 26a 33a e 37a ed il plotone autonomo minatori sardi.

I lavori avevano lo scopo di paralizzare quelli analoghi eseguiti dal nemico contro le nostre linee difensive. Vennero scavate numerose e lunghe gallerie da mina e fatti brillare tre fornelli che, oltre a produrre rilevanti danni ai lavori austriaci, obbligarono il nemico a sospenderli ed a modificarli.

Da parte austriaca vennero pure fatti brillare tre fornelli, il 1° il 29 settembre 1917, il 2° il 25 dicembre 1917 ed il 3° il 13 marzo 1918.

Il brillamento di essi produsse notevoli danni alle nostre opere di mina e costò la vita a numerosi militari delle compagnie minatori e dei reparti addetti in qualità di ausiliari.

Il 29 settembre 1917 ed il 13 marzo 1918 le compagnie minatori addette al difficile e periglioso lavoro diedero il maggiore tributo di sangue, avendo subite le seguenti perdite: morti 2 capitani, un ufficiale subalterno. 10 militari di truppa, feriti: 2 ufficiali subalterni, 15 militari di truppa.

 

28 gennaio 1918.
La conquista e la difesa di Monte Val Bella, Col del Rosso e Col d'Echele.

Le compagnie zappatori 7a e 36a presero parte all'azione per la conquista di M. Val Bella, Col Del Rosso e Col d'Echele con strenuo valore, dopo di che vennero impiegate al rafforzamento delle posizioni conquistate.

Si distinsero poi in modo speciale nella difesa delle dette posizioni, perché, avendo il nemico contrattaccato, restarono tutto il giorno e la notte seguente a presidiare con fermezza le trincee del monte Val Bella.

 

27-28 maggio 1918.

Combattimento di Capo Sile.

All'azione destinata all'ampliamento della testa di ponte di Capo Sile ed all'assaggio della resistenza nemica, partecipò la 208a compagnia zappatori dell'88° battaglione.

Nella notte del 26 maggio 1918, la 208a compagnia zappatori, messa dal comando della 10a divisione a disposizione del comando della brigata Arezzo, si recò sulle prime linee della accennata testa di ponte con l'incarico del rafforzamento della fronte nuova che si sarebbe raggiunta con l’azione.

Alle ore 22,11 i reparti della compagnia stessa si mossero colle prime ondate del 13° reggimento bersaglieri.
Nella foga dell'attacco, l'obiettivo C. Cibin-C. di Ferro venne completamente raggiunto e anche sorpassato dagli zappatori della compagnia che gareggiarono coi reparti d'assalto.

Il Comandante della compagnia fece allora iniziare subito la prima sistemazione della linea così raggiunta; lavoro che progredì alacremente malgrado i contrattacchi immediati e poderosi del nemico che  costringevano gli zappatori a sospendere più volte il lavoro per concorrere nel ricacciare l'assalitore.

Nella brillante azione la compagnia perse: un morto, 4 feriti e 2 dispersi e catturò 47 prigionieri.

 

La battaglia dalla Valle dell'Astico alle foci del Piave (15 giugno-6 luglio 1918).

 

15-22 giugno 1918.

Combattimento di S. Mauro del Montello.

Durante la grandiosa battaglia, dalla valle dell'Astico alle foci del Piave, volle la sorte che laddove il nemico riuscì a penetrare più addentro nelle nostre linee sperando di sboccare nella pianura, e precisamente alle falde meridionali del Montello, tre battaglioni di zappatori del genio, il 31°, il 73° ed il 79°, concorressero col più grande valore e con sublime spirito di sacrificio ad arrestarlo definitivamente ed a ricacciarlo, scrivendo una delle più belle pagine dei fasti di guerra dell'Arma.

Al determinarsi della infiltrazione nemica verso Sovilla e Bavaria, la 184a compagnia del 73° battaglione riceveva, alle ore 11 del 16 giugno, l'ordine di passare dalla estrema destra alla sinistra colmando il vuoto fra C. Ospedale e il battaglione della brigata Tevere ; ed al fine di contenere ad oriente tale infiltrazione il 79° battaglione, già precedentemente spostato a Cusignana, veniva nella notte schierato in unione alla 24a compagnia del 31° battaglione lungo la ferrovia Montebelluna-Nervesa.

La 97a compagnia del 31° battaglione veniva invece schierata a destra del ponte della Priula, alle dipendenze del 111° fanteria (brigata Piacenza).

Durante tutta la giornata del 16, i battaglioni zappatori tennero la linea malgrado le numerose puntate del nemico che riuscirono anche ad allontanare da un casello ferroviario dove si era annidato con mitragliatrici. Nella notte sul 17, infiltrazioni nemiche sempre più accentuate si pronunciarono sulla destra delle truppe del genio che venivano attaccate di fianco con fuoco di mitragliatrici e di fronte con lancio di bombe a mano mentre per sola munizione avevano i quattro pacchetti regolamentari di cartucce. Verso le 13 del 17, il reggimento fanteria, schierato a destra del 79° battaglione, perdette il collegamento, la 24a compagnia e metà della 209a essendo del tutto scoperte sulla destra ripiegarono ad angolo retto in modo da poter battere le pattuglie nemiche avanzanti. La pressione su tutta La linea continuò intensissima. Alle ore 16 il maggiore Fiore Mario, comandante del 79° battaglione, e che dal principio del combattimento dava ai suoi zappatori i più fulgidi esempi di serena audacia, cadeva colpito al cuore da una mitragliatrice che con pochi uomini aveva tentato di strappare al nemico.

La linea era fortemente scossa e non si appoggiava più interamente al rilevato ferroviario. Perciò non appena alle ore 19,30 il tenente colonnello Parmoli, d'ordine del comando della 48a divisione, assumeva il comando dei tre battaglioni del genio, riorganizzata in seconda linea la 24a compagnia ed alcuni elementi della 6a 7a e 8a compagnia del 270° fanteria, ordinò un contrattacco generale che riportò verso le ore 21 le truppe del genio sulla linea  ferroviaria.

Fra le ore 4,30 e le ore 8 del 18, l’azione fu ripresa e nuovamente la fanteria perdè contatto col genio, contatto che venne ristabilito in seguito all'entrata in linea di alcuni reparti della brigata Aosta.

I tre battaglioni nei giorni 19, 20 e 21 infaticabilmente seguitarono a contrastare l'avanzata nemica manovrando e combattendo.

Il 79° battaglione da solo subì le seguenti perdite : ufficiali, morti uno (maggiore Fiore), feriti 6; truppa, morti 16, feriti 104, dispersi 43.

 

15-16 giugno 1918.

Difesa di Col Moschin - Fenilon - Col del Miglio (Grappa)

Il giorno 15 giugno 1918 il nemico nella sua offensiva, partendo da Col Caprile, aveva superate le nostre difese di Col del Miglio, e per Cà d'Anna, Fra Fiolo, aveva occupato Col Fenilon e Col Moschin sui massiccio del Grappa. Le nostre truppe di fanteria si erano ritirate oltre il Fagheron e la brigata Basilicata inviata per contrattaccare non era ancora arrivata in posizione.

La 78a compagnia zappatori, quasi da sola, arrestò l'avanzata ed impedì il dilagare del nemico verso i Colli Alti (Fagheron, Raniero) dando tempo alla brigata Basilicata di schierarsi. Ebbe due ufficiali e circa 40 soldati morti.

Ebbe poi parte nella ripresa di Col Moschin il giorno 16 e nelle operazioni successive per la ripresa del Col del Miglio colla quale si ristabiliva la situazione.                                                                       Sbarramento verso Col Caprile sulla vetta del Col Moschin
 

25 giugno 1918.

Forzamento del Piave Vecchio ad Intestadura.
Il giorno 25 giugno alle ore 14 fu eseguita un'azione di sorpresa sulla riva sinistra del Piave Vecchio tra Porte del Taglio e Intestadura.

Gli zappatori del 33° battaglione di pieno giorno, senza alcuna, preventiva occupazione della riva opposta, gettarono, parte di sorpresa e parte a viva forza, un ponticello nelle conche delle Porte del Taglio ed una passerella galleggiante di sessanta metri più a valle e passarono per primi sulla riva opposta.

Transitata la colonna destinata al colpo di mano, fatti circa 400 prigionieri, dopo il ripiegamento della colonna stessa, gli zappatori del 33° battaglione in presenza del nemico ripiegarono ponticello e passerella.

 

2-6 luglio 1918.

Riconquista del delta del Piave.

Subito dopo il fallimento dell'offensiva nemica sanguinosamente rigettata oltre il Piave, fu operata la conquista, del territorio compreso fra la Piave Vecchia, il Canale Cavetta e la Piave Nuova.

Il 33° battaglione zappatori in tale azione era incaricato del difficile e pericoloso gittamento, a viva forza, in pieno giorno e sotto la vista ed il fuoco diretto dell'avversario, di due ponti d'equipaggio, un ponticello ed 8 passerelle per dar modo alle truppe operanti di raggiungere la  sponda nemica della Piave Vecchia.

Tale operazione, iniziata il mattino del 2 luglio 1918, alle ore 5.30, condotta con somma perizia dal comandante del battaglione e dagli ufficiali, ed eseguita con slancio, bravura ed audacia dai militari tutti, venne portata a termine brillantemente in brevissimo volgere di tempo a malgrado della reazione vivissima del fuoco di fucileria ed artiglieria avversario.

La lotta col nemico, tenace nella resistenza, durò poi 5 giorni, durante i quali il battaglione restò sempre al proprio posto di combattimento riattando i danni prodotti dal tiro e dal continuo passaggio delle truppe operanti.

Le perdite subite dal battaglione ammontarono a 4 morti e 30 feriti, fra cui 3 ufficiali.

All'azione stessa, e coi compiti della sistemazione difensiva delle varie linee raggiunte nelle fasi della battaglia, del lancio delle passerelle sui vari canali, dei riattamento e manutenzione delle strade battute, del lancio dei nuovi ponti sulla Piave Vecchia, sul Sile e sul Cavetta, provvedimenti e lavori per eliminare tutte le difficoltà che si opponevano all'avanzata delle truppe in terreno cosi paludoso è difficile, cooperarono con eroico slancio, con abnegazione ed in modo altamente meritorio le truppe dei battaglioni zappatori del genio 89°, 78°, 77°, 7°, 55°, della 2a sezione da ponte per cavalleria e del distaccamento della 6a compagnia pontieri.

 

La battaglia di Vittorio Veneto.

 

24-30 ottobre 1918.

Attacchi contro Col del Cuc ed i Solaroli (Grappa).

Nelle operazioni di attacco svolte dal 24 al 30 ottobre  1918. contro Col del Cuc ed i Solaroli (Grappa), le 3 compagnie del 19° battaglione zappatori del genio vennero assegnate una alla brigata Bologna (azione contro Col del Cuc), le altre due col comando del battaglione alla brigata Lombardia (azione contro i Solaroli).

Tutto il battaglione ebbe occasione di distinguersi ed in special modo le due compagnie col comando del battaglione, assegnate alla brigata Lombardia. Esse si comportarono in modo degno di lode sia quali ondate di assalto, sia nel rafforzamento, sotto il fuoco nemico, delle posizioni conquistate e dettero larghissimo contributo di sangue alla vittoria.

 

22-31 ottobre 1918.

Forzamento del Piave per opera delle compagnie pontieri.
 

All'Isola Caserta. — II 20 ottobre un plotone della 6a compagnia pontieri veniva adibito al servizio di collegamento tra la riva destra del Piave e l'isola Caserta presidiata da un battaglione del 267° reggimento fanteria.

Nella notte dal 22 al 23 ottobre, nonostante l'impetuosa corrente del fiume in piena, il plotone ricevette l'ordine di operare a qualunque costo la sostituzione del battaglione che trovavasi sull'isola, mediante traghetti.

L'ordine giunse alle 23 e l'operazione venne iniziata alle ore 1 e mezza, terminando alla mattina all'alba.

Gli ultimi traghetti vennero fatti segno al tiro dell'artiglieria nemica.

Il 23 ottobre 1918, col fiume sempre in piena, la compagnia ricevette l'ordine di gettare i ponti d'equipaggio.

L’operazione venne iniziata alle ore 20.

Lottando tenacemente con la forte corrente del fiume e sotto intenso bombardamento nemico, i pontieri della 6a compagnia riuscirono a superare tutte le difficoltà ed alle 4,30 del 24 ottobre ultimavano il gettamento di 4 ponti, collegando così la riva destra coi vari isolotti del fiume.

Il tiro nemico interruppe durante il giorno 24 il 3° ponte per circa 35 metri, ma il passaggio venne ristabilito nelle prime ore della notte.

Il 25 ottobre la compagnia eseguì ricognizioni per preparare il collegamento dell'isola Caserta coll'isola Maggiore.

Verso sera fu iniziato il trasporto del materiale per il gettamento di una passerella e per eseguirvi traghetti. Il nemico edotto aprì d'improvviso un fuoco intenso d'artiglieria, malgrado ciò e sebbene rimanessero feriti 2 ufficiali e qualche soldato, l'operazione venne svolta regolarmente.

Il 27 ottobre la compagnia costruì altri 150 m circa di ponte d'equipaggio.

Dal 24 al 29 ottobre i continui bombardamenti delle artiglierie e degli aerei nemici interruppero per ben 8 volte i passaggi, sempre prontamente ristabiliti.

Durante l'azione, la compagnia ebbe un militare di truppa morto e 2 ufficiali e 6 militari di truppa feriti.

 

A Fontana del Buoro. — La 5a compagnia pontieri, assegnata al 22° corpo d'armata col compito di eseguire traghetti e gettare un ponte d'equipaggio presso Fontana del Buoro (Montello), per dar passaggio alle truppe della 57a e 60a divisione, ed alla brigata Cuneo della 66a divisione, la sera del 26 ottobre, alle ore 20, iniziò le operazioni di passaggio del Piave. Quantunque si opponessero molteplici difficoltà, essendo il fiume in piena, i traghetti ed il gettamento del ponte furono eseguiti in brevissimo tempo; il ponte fu gettato in parte di sorpresa. Poco prima che con la testa del ponte si giungesse all'altra riva, il nemico cominciò un tiro violento di artiglieria di tutti i calibri che non arrestò le operazioni di gettamento.

Molte truppe poterono passare il Piave ed irrompere sulle difese nemiche. Il ponte varie volte rotto dalle granate nemiche fu prontamente riattato.

Il mattino del 27, verso le ore 8, il ponte venne ridotto ad un mucchio di rottami dai tiri nemici ed il materiale di riserva fu inutilizzato.

Il comando del 22° corpo d'armata ordinò allora che la compagnia eseguisse nella giornata solo operazioni di traghetto.

La sera del 27 poi essa gettò un altro ponte che fu asportato dalla forte corrente e da galleggianti trascinati alla deriva.

Il 28 eseguì traghetti sempre sotto l'intenso tiro nemico. La sera di tal giorno gettò un altro ponte di equipaggio che fu battuto dal  tiro nemico sino ai mattino del 29.

Il 30 gettò un altro ponte nei pressi di Fontana del Buoro.

 

A Falzè di Piave. — La sera dei 26 ottobre la 27° compagnia pontieri traghettava al di là del Piave la brigata Porto Maurizio e benché avesse avuto 4 pontieri morti, 40 feriti e tredici annegati, continuava il trasporto di truppe fino a quando tutte le barche colpite da mitragliatrici e da bombe a mano non furono rese inservibili.

La notte sul 28 dopo aver ricuperato con ardue manovre alcune barche travolte dalla corrente, riprendeva  le operazioni di traghetto e nelle giornate e notti successive sino al 31 ottobre, eseguiva il rastrellamento del fiume e il gittamento di un ponte di equipaggio a Falzè.
 

A Casa Alja. — Nel passaggio di viva forza, del Piave all’imbrunire del giorno 26 ottobre 1918, la 5a compagnia pontieri riusciva con traghetto a trasportare rapidamente numerose truppe sulla sinistra del fiume non appena dato l'ordine dell'inizio dell’offensiva. Un'ora dopo ultimava un ponte di equipaggio, contemporaneamente iniziato, e, benché questo fosse per due volte colpito dall'artiglieria avversaria, riusciva a ripararlo ed a farlo funzionare tutta la notte, sino a che, al mattino del 27, non veniva distrutto dal tiro nemico.

Un suo ufficiale cadeva eroicamente sul posto.

La sera dello stesso giorno 27, la 5a compagnia iniziava numerosi traghetti sotto il fuoco avversario e, riconosciuta l'impossibilità di riattare il ponte precedentemente costruito e distrutto, ne iniziava, in località più a monte, un altro il quale giunto pressoché a compimento, era completamente asportato causa l'investimento di un galleggiante alla deriva.

Instancabile nell'assolvimento del proprio compito, la compagnia costruiva nella notte un ponte girevole con barconi, che però non poteva funzionare per l'impeto della corrente.

La sera sul 29, rinforzata con elementi della 4a compagnia, riprendeva la costruzione del ponte e la portava a compimento nelle prime ore della notte stessa, costituendo cosi la principale arteria per cui si riversarono sulla sponda sinistra del fiume le truppe dell'8a Armata che presero parte alla battaglia di Vittorio.

 

A  Cà Biadene. — La sera del 26 ottobre, la 4a compagnia pontieri accingevasi alla costruzione di un ponte di equipaggio a Casa Biadene e di una passerella a valle della località predetta e procedeva alle operazioni di traghetto. Il ponte, ultimato alle ore 22,30, veniva sconquassato dai tiri avversari e, malgrado gli eroici sforzi della compagnia stessa, non poteva funzionare per i danni sempre più gravi prodotti dal fuoco nemico; la passerella veniva travolta dalla corrente. I traghetti, nonostante l'intenso bombardamento, venivano continuati fino al mattino del 27 ottobre.

Il 27 ottobre la compagnia audacemente eseguiva nuovi traghetti in pieno giorno e la sera stessa, con altro materiale raccolto nel frattempo, ricostruiva il ponte portandolo a compimento alle ore 20.

Le numerose interruzioni provocate dal tiro avversario venivano a mano a mano riparate malgrado le perdite subite dalla compagnia.

All'alba del giorno 28 il nuovo ponte veniva anch'esso distrutto dal tiro nemico insieme ai materiale di riserva accumulato sulla riva.

Nell’azione perivano 5 ufficiali, compreso il comandante di compagnia e 5 militari di truppa e rimanevano feriti 12 pontieri.

La 4a compagnia, distrutta nei suoi quadri e duramente provata, la sera del 28 andava a cooperare colla 5a nel gittamento di un altro ponte.

 

A Cà Pastrolìn e Villa Berti. — La sera del 26 ottobre la 7a compagnia pontieri iniziava il gittamento di una passerella e di un ponte ed operazioni di traghetto. Quest'ultimo, effettuato con 5 barche, dava passaggio a due compagnie di assalto, ma poi doveva arrestarsi per la completa distruzione delle barche prodotta dal tiro nemico.

Nel frattempo, la passerella sin dall'inizio era individuata dal nemico e distrutta; il ponte fatto segno a raffiche di mitragliatrici e di fucileria, e colpito in pieno per ben due volte dall'artiglieria, era reso inservibile, né poteva ricostruirsi per la avvenuta distruzione di quasi tutto il materiale dì riserva.

Un ufficiale ed 8 militari restavano feriti, un altro pontiere annegava.

La sera del 27 la 7a compagnia, rinforzata dalla 12a, sfidando il violentissimo tiro nemico iniziava un nuovo ponte a Villa Berti.

Sospeso il gittamento alle ore 2 per ordine del comando dell'8° Cd'A, e ripiegato il materiale, riprendeva alle ore 4. in seguito a nuovo ordine, l’operazione e continuava nella sua instancabile opera fintantoché, dopo un intenso bombardamento a gas ypritici che investiva tutto il settore e metteva fuori combattimento 5 ufficiali e 60 soldati, non le veniva ordinato, alle ore 6, dallo stesso comando di sospendere la operazione definitivamente.

 

A Nervesa e Villa Berti. — La sera del 26 ottobre la 12a compagnia pontieri incominciava il gittamento di una passerella e di ponte di un equipaggio lottando coraggiosamente contro la furia della corrente a cui ben presto aggiungevasi un violento tiro d'artiglieria e di mitragliatrici avversarie. Passerella e ponte venivano travolti dalla corrente. Il materiale trascinato alla deriva veniva conteso al fiume con epica lotta che durava sino al mattino del 27 ottobre.

Riconosciuto vano per la furia delle acque ogni ulteriore tentativo di passaggio stabile in quel tratto di fiume, la 12a compagnia si adoperava ad effettuare il gittamento di un nuovo ponte a Villa Berti in concorso colla 7a, e come quest'ultima, veniva investita dal bombardamento a gas ypritici e dal fuoco di grossi calibri che cagionarono perdite.

La sera del 29, ricorrendo all'eccezionale provvedimento di collocare tre ancore per ogni barca, riusciva a vincere la furia della corrente ed a stabilire un passaggio a Nervesa.

 

Al ponte della Priula. — La sera del 26 ottobre 1918 la 29a compagnia pontieri si accingeva alla costruzione di un passaggio a valle del ponte ferroviario della Priula.

Fatta segno a fuoco avversario durante la difficile manovra del trasporto del materiale sul greto scoperto del fiume e durante l'operazione di gittamento, continuava con tenacia il proprio lavoro per tutta la notte, ma l'artiglieria, a giorno, individuato il tratto di ponte già costruito, lo distruggeva insieme al materiale di riserva.

Il giorno successivo eseguiva il ricupero di numerosi materiali travolti dalla corrente e sull'imbrunire riprendeva il gittamento di un nuovo ponte, che non riusciva a portare a compimento causa l’impeto della corrente, e instancabile, lo riprendeva la sera del 28 riuscendo ad ultimarlo alle ore 5 del 29 ed a dare deflusso ad ingenti forze sulla sinistra del fiume.

 

A Palazzon. — Durante la fase critica del forzamento del Piave, per attaccare sul fianco sinistro il nemico che ancora resisteva agli attacchi frontali dell'VIII e del XXII corpo, venne a delinearsi la opportunità di costruire un ponte a Palazzon che desse passaggio ad ingenti forze nostre.

La 14a compagnia pontieri con marcia veloce recavasi a Palazzon e, superando le ardue difficoltà tecniche dovute alla violenza della corrente ed alla necessità di trasportare sul vasto greto il materiale, riusciva in poche ore a costruire il ponte e ad assicurare il passaggio alle masse di fanteria ed artiglieria che operarono il definitivo travolgimento della resistenza nemica.

 

Alle Grave di Papadopoli. — La sera del 22 ottobre la 18a compagnia pontieri dipendente dal comando britannico costruì una passerella di circostanza tra la sponda destra del Piave ed isola Cosenza.

Il susseguente giorno 23, essendo dato l'ordine di occupare nella notte le Grave, mezza compagnia venne adibita alla manovra.

Con calma e precisione, riconosciuto all'ultima ora un guado importante, vennero traghettate le truppe inglesi forti di oltre 2000 uomini sotto il fuoco del nemico che accortosi ben tosto del tentativo reagì energicamente con tiro d'artiglieria. Il lavoro non terminò che all'alba.

Nella notte del 25 ottobre dall'isola Cosenza vennero traghettati nuovamente oltre 2000 uomini sulle Grave.

Nella notte del 26, quella stabilita per il definitivo passaggio del fiume Piave, la compagnia gettò una passerella galleggiante che diede modo alle colonne d'assalto di passare celermente ma, perché il passaggio fosse ancora più sollecito, continuarono a funzionare i traghetti.

La manovra si svolse sotto intenso bombardamento e sotto il tiro delle mitragliatrici nemiche.

A Salettuol venne gettato un ponte di equipaggio sul primo canale ove la corrente era impetuosissima; quindi le truppe inglesi riallacciarono il ponte con altri tratti di ponte sui ghiaioni e sui brevi canali che ancora rimanevano.

Riuscito il forzamento del Piave, per  assicurare la comunicazione tra le due sponde, vennero mantenuti i traghetti; per dar rapido sfogo al transito continuo delle colonne nostre, dei nostri servizi e delle colonne di feriti e prigionieri venne gettata una seconda passerella.

Nella notte sul 28 anche i reparti italiani dell'8a armata passarono sulle passerelle della 18a pontieri.

La furia dell'acqua strappò ed interruppe a Salettuol il ponte d’equipaggio in consegna alle truppe inglesi. Furono richiesti i pontieri della 18a che accorsero prontamente a ristabilire l'importante via di comunicazione.

 

A Pederobba. — La 30a compagnia pontieri, a disposizione della 12a armata (francese), ebbe il compito di gettare due ponti sul Piave a Molinetto di Pederobba..

Il comando francese mise a sua disposizione una sua compagnia pontieri per l'aiuto al varamento delle barche e per la costruzione degli accessi ai ponti.

La sera del 26 alle ore 19, iniziato il varo delle barche, la compagnia procedette al traghetto di due compagnie francesi, traghetto che riuscì faticoso ed oltremodo difficile data la grande velocità della corrente.

Verso le ore 22 iniziò il gettamento del ponte a monte sotto il violento tiro delle artiglierie nemiche; dopo la costruzione della 4a impalcata la impetuosa corrente fece scorrere le ancore sul fondo per il che si dovette procedere al ripiegamento.

Il ponte a valle era ultimato verso l’una di notte, dando passaggio a tutta la divisione francese ed alla 52a divisione italiana.

All'alba il nemico intensificò il tiro di distruzione sul ponte che venne colpito una prima volta alla 4a impalcata da riva sinistra.

Il passaggio alle ore 7 veniva ristabilito; così alla truppa riusciva di oltrepassare il fiume. Alle 7,30 altri proietti di grosso calibro colpivano il ponte sconvolgendolo interamente; rimanevano solo intatte le tre impalcate presso la riva destra; e trascinate dalla corrente andavano perdute nove barche col relativo materiale d'impalcata.

Persistendo il tiro avversario e, vista l'impossibilità di ristabilire il passaggio, si rimandò alla sera la ripresa delle operazioni.

Alle ore 18 del 27a compagnia iniziò la costruzione di un ponte girevole di barconi che alle 20 era ultimato.

In pari tempo altre squadre prepararono il materiale necessario alla ricostruzione del ponte che fu iniziato alle ore 24 circa. Alle ore 3.45 del 28, nonostante la violenta reazione delle artiglierie nemiche, il ponte era ultimato.

Alle 9,15 venne colpito dai tiri di grosso calibro del nemico ed in pari tempo era travolto interamente e trascinato a valle dalla corrente. Altri traghetti vennero compiuti con coraggio sotto violente raffiche di fuoco, eseguite anche con proietti a gas asfissiante.

Nel pomeriggio del 28 la compagnia costruì un ponte girevole ed alle 18,30 incominciò il traghetto di munizioni, drappelli di soldati, porta ordini, feriti e materiali per teleferica.

Durante le operazioni la compagnia subì gloriose perdite in morti e feriti.

 

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