+ Soldati del Genio - Azioni |
|||
GENERALE GIOVANNI BATTISTA MARIENI |
|||
AL COMANDO GENERALE DEL GENIO MILITARE |
|||
28 OTTOBRE 1917 - 1 agosto 1920 |
|||
SOLDATI DEL GENIO - AZIONI |
|||
Da un opuscolo Intitolato: edito dall'Ispettorato generale del Genio a Roma 1920 nella ricorrenza della festa anniversaria dell'Arma del genio e della riapertura del Museo del Genio di Castel S. Angelo.
L'8 giugno 1915 la 21a Divisione, avente
sede a Romans, fu incaricata di tentare durante la notte il passaggio a viva
forza dell' Isonzo mediante traghetti e mediante il gettamento di un ponte
d'equipaggio, per attaccare le pendici del Monte S. Michele e S. Martino. 23-24 giugno 1915. Il 23 giugno venne ordinato alla 21a
Divisione di ripetere il passaggio di viva forza dell'Isonzo fra Gradisca e
Sagrado. Essa aveva a sua disposizione gli stessi mezzi che già aveva avuto il 9
giugno e cioè: la 5a compagnia pontieri, una sezione da ponte per cavalleria e
la 4a compagnia zappatori del 1° Genio. Alle 12,30 fu iniziata la manovra di
traghetto con barche sciolte; alle 12,50 incominciò il tiro dell'artiglieria
nemica che riuscì inefficace perché lungo ed aggiustato su la località nella
quale era stato gettato il primo ponte. Si continuò quindi il traghettamento,
che potè proseguire fino alle 13,50, alla quale ora un violento tiro di
fucileria aggiustato sulla località di imbarco, costrinse a sospendere
l'operazione, per le molte perdite che si ebbero. Si erano traghettati circa 300
uomini. 2 luglio 1915. Da tre giorni la 20a Divisione era arrestata
al piede del Carso, in località disagiata e sotto il tiro avversario, da
formidabili linee di trincee e difese passive austriache. La mattina del 2
luglio alla 10a compagnia zappatori (1° Genio) appartenente alla Divisione
veniva affidato il grave compito di aprire uno sbocco offensivo all'incirca al
centro della fronte nemica, ove il reticolato austriaco formava un saliente.
Alle 10 del mattino la compagnia sopravanzava le linee di fanteria sopra Polazzo,
presso quota 89. Giunta sulle difese passive austriache, eseguì nel tratto
destinato all'irruzione la distruzione di tre ordini di ostacoli precedenti il
reticolato e molto profondi. Una squadra della compagnia avanzò poscia verso il
reticolato con tubi pieni di gelatina esplosiva. In questo momento cominciò
sulla compagnia un tiro micidiale di fucileria e di granate a mano, che non
riuscì ad arrestare l'impresa. Coll'esplosione dei tubi di gelatina fu aperto un
varco nei reticolati che fu immediatamente ampliato con le pinze tagliafili.
Aperto il varco la compagnia si trovò avanti imprevedutamente un fosso profondo,
coperto con rete orizzontale e minato. La rete fu tagliata ed il nuovo varco
aperto. Per le perdite subite nei quadri le unità di fanteria destinate ad
irrompere in esso non poterono subito eseguire l'irruzione; ma il comandante
della 10a compagnia zappatori, considerato il pericolo di una esitazione, decise
di attaccare con la sua compagnia e con due plotoni di fanteria retrostanti. La
compagnia infatti irruppe nelle trincee nemiche e le tenne fino all'arrivo dei
rinforzi, malgrado le numerose perdite subite fra cui quella del suo comandante,
Capitano Azzariti Luigi, posto fuori combattimento. Tutta la linea nemica, per
merito del valore della 10a Compagnia zappatori che operò in pieno giorno,
cedette. Alla sera la 20a Divisione riposava sulle linee austriache. Le operazioni offensive dell'ottobre 1915
Le compagnie 10a e 18a minatori
parteciparono colle avanguardie di fanteria all’ attacco della fortissima
posizione di Cima Palone nelle Giudicarie, col compito di aprire varchi nei
reticolati nemici con tubi esplosivi. Nell’ ardua impresa compiuta felicemente
le due compagnie si distinsero per arditezza ed abnegazione e subendo sensibili
perdite, Il comandante della 10a compagnia Capitano Lovera Bernardino,
personalmente conducendo alla rischiosa impresa i suoi minatori, cadde
gloriosamente sul campo. 25-29 ottobre 1915. L'azione di passaggio di viva forza
dell'Isonzo nell'ottobre 1915 nei pressi di Ajba e Ronzina venne preordinata dal
Comando della 27a Divisione ed eseguita dalla 7a compagnia pontieri colla 2a
sezione da ponte per cavalleria e con l'ausilio delle compagnie zappatori 2a,
24a e 120a. Le operazioni della primavera 1916 Vi presero parte attiva il 1° e 2° plotone
della 118a compagnia zappatori ed il plotone autonomo della 18a compagnia
minatori. 17 aprile 1916. Dopo l'occupazione completa dei costoni di
Agai e di Salesei, ottenuta fra il 26 e il 28 ottobre 1915 ponendo piede sulle
alture denominato C
Data la conformazione del terreno, per cui non sembrava possibile
attaccare la posizione nemica che nello spazio ristretto e limitato delle
trincee contrapposte, si pensò di costruire gallerie che permettessero lo sbocco
dai fianchi della dorsale e servissero in pari tempo di sicuro ricovero alla
truppa.
Il 21 dicembre 1915 furono iniziate tre gallerie che si pensò di riunire in una
unica galleria, denominata di S. Andrea, da spingersi verso la posizione nemica.
15 maggio 1916. Il 14 maggio 1916 il nemico con improvviso e
violento attacco era riuscito a ritoglierci alcune posizioni nel settore di
Monfalcone. Nella notte del 14 maggio la 7a compagnia zappatori del 1°
reggimento Genio fu chiamata all'Adria-Werke per riattare le trincee sconvolte
dal bombardamento nemico che continuava.
L'offensiva austriaca del Trentino nel maggio 1916 Il giorno 15 maggio le compagnie minatori 9a
e 17a dislocate nel settore di Campomolon, concorsero a respingere il nemico,
prima di dedicarsi al servizio delle interruzioni stradali. Le operazioni per la conquista di Gorizia
Presero parte fra altre a quella azione le
compagnie zappatori 58a, 76a, 77a ed 82a. Assegnate ai comandi di brigata e da
questi a quelli di reggimento, furono per necessità tattiche assegnate infine
alle prime ondate d'assalto delle trincee nemiche e con slancio ammirevole si
gettarono nella mischia, subendo gravissime perdite, fra cui 13 ufficiali fuori
combattimento dei quali la metà circa eroicamente caduti. Si segnalarono in tale operazione per
strenuo valore dimostrato nel gettamento di ponti sull'Isonzo e nella
riparazione di danneggiati la 5a compagnia pontieri e le compagnie del 73°
battaglione zappatori che, sotto il violento fuoco dell'artiglieria nemica e
subendo gloriose perdite, assolsero compiutamente il loro compito, in guisa da
permettere l'irruzione delle nostre truppe in Gorizia. La lotta di mina sull' Altipiano dei Sette Comuni e sul
Colbricon Il mattino del 23 settembre 1916 alle ore 4
sul M. Cimone erano in linea le truppe della Brigata Sele con un plotone della
136a compagnia zappatori del 63° battaglione adibito a lavori di rafforzamento,
quando il nemico fece brillare una poderosa mina che distrusse totalmente detto
presidio. Novembre 1916 - luglio 1917. La seconda
cima del Colbricon conquistata di
sorpresa nell'Ottobre 1916 ci era stata ritolta nella notte sul 2 novembre "con
azione di sorpresa dal nemico, che aveva costretto le nostre truppe a stabilirsi
al di sotto della vetta, aggrapparsi ad alcune sporgenze rocciose ad una
quarantina di metri dalla linea nemica. La battaglia dell'Isonzo del maggio1917 Dell'azione per la conquista dei
contrafforti settentrionali dell'Altipiano di Bainsizza (M. Kuk, Vodice) fece
parte la dimostrazione di forzamento dell'Isonzo a Loga e Bodrez. La battaglia di Bainsizza La 12a compagnia pontieri del 2°
battaglione, dopo conveniente preparazione, iniziava a Ronzina, la sera del 18
agosto alle ore 22, le operazioni per il passaggio dell'Isonzo. Nonostante la violenza del fuoco nemico e le gravi difficoltà derivanti dalla
configurazione scoscesa delle sponde, veniva eseguito il traghetto di una
compagnia di arditi e poscia
subito delle fanterie della Brigata Trapani ; alle ore 6 del mattino del 19
veniva costruito un porto scorrevole ed alle 7,30 iniziata la costruzione del
ponte d'equipaggio che veniva
terminata nella mattinata. Il traghetto di truppe, munizioni, feriti,
prigionieri, ecc.
continuava a tutta la giornata ; alle ore 14 il ponte veniva colpito da grossi
calibri nemici e alle 8 circa del 20, dopo lungo e difficilissimo lavoro di
sgombero e successiva ricostruzione, il ponte veniva riparato. L'intera azione fu vivamente ostacolata dalla
fucileria, dalle 18-23 agosto 1917. Alla 18a compagnia pontieri era stato
assegnato il compito di costruire due traghetti da sostituirsi poi subito con
due ponti nel tratto dell'Isonzo che trovasi all'altezza del vallone
orientale di Ronzina. La manovra ebbe inizio alle ore 22 del giorno 18 agosto
sotto il fuoco d'interdizione dell'artiglieria nemica. Il nemico si accorse
subito della manovra e lanciò molti
razzi che richiamarono attorno alla riva un intenso fuoco d'artiglieria. L'unica
barca che potè essere messa all'acqua veniva resa inservibile da! fuoco nemico :
così pure tutte le altre scese lungo il costone. Vista quindi l'impossibilità
di stabilire il traghetto, si ordinava la sospensione della manovra ed il ritiro
degli uomini. Uguale sorte subì il secondo tentativo fatto al mattino verso le
ore 8,30 per ordine del comando del 2° battaglione pontieri.
18-21 agosto 1917, Nelle operazioni per la conquista
dell'Altipiano di Bainsizza la 5a compagnia pontieri ebbe il compito di eseguire
traghetti e di gettare un ponte di equipaggio a Canale ed a Morsko sull'Isonzo
per dar passaggio alle truppe. I materiali con grandi difficoltà erano stati
trasportati per la mulattiera da Liga sin presso l'Isonzo. 22 agosto 1917. La 144a compagnia zappatori, posta a
temporanea disposizione del Comando del 1° Battaglione del 115° Reggimento di
Fanteria, ricevette l'ordine il mattino del 22 agosto 1917 di presidiare un
trinceramento ad est di Raccogliano tolto al nemico dagli arditi del battaglione
predetto. Il ripiegamento dell'Esercito
dall'Isonzo al Piave nell'ottobre 1917 La 18a compagnia pontieri si trasferiva il
giorno 26 ottobre 1917 da Romans a Latisana dove aveva ordine di moltiplicare
con punti d'equipaggio i passaggi sul Tagliamento per agevolare il ripiegamento
della 3a Armata sulla linea del Piave. Il giorno 27 essa eseguiva sotto pioggia torrenziale il gettamento di un ponte a circa 500 metri a monte del
ponte
della ferrovia. La piena del fiume costrinse dopo otto ore di passaggio ad
eseguire il ripiegamento del ponte stesso. Il giorno 30 e nella mattinata del
giorno successivo la
compagnia stabilì 2 ponti d'equipaggio che furono di somma utilità per lo
sfollamento delle truppe ripieganti e della popolazione civile fuggiasca. Dal
comando di difesa locale il comando della compagnia riceveva ordine che non
venissero distrutti i ponti fino a quando l'ultima pattuglia nostra non avesse
raggiunto la riva destra. 29 ottobre-11 novembre 1917. La 12a compagnia minatori, prima dislocata
nelle posizioni di Monte Sief, Costone Brenta e Monte Mesola, il 29 ottobre 1917
inizia in Val Cordevole ed in Val Biois l'opera sua di distruzione delle
principali opere stradali per opporre ostacoli all'avanzata nemica. Con febbrile
lavoro essa prepara le interruzioni mentre le truppe nostre operano la ritirata
ed il giorno 5 novembre incomincia a far brillare i fornelli di mina ed a
compiere le distruzioni necessarie. La difesa contro gli attacchi nemici
sulla nuova linea degli Altipiani, del Grappa e del Piave. 10 novembre 1917. Il 10 novembre 1917 la 68a compagnia
zappatori, venne inviata sul Monte Longara per presidiarne e riordinarne la
linea. 16 novembre 1917. La difesa di Fagarè (Piave). Il nemico, passato il Piave di sorpresa presso Fagarè, era riuscito a raggiungere l'argine principale sulla riva destra del fiume. La 205a compagnia del 79° battaglione zappatori, colta di sorpresa sull'argine, mentre si recava al lavoro, tentò il contrattacco con l'intento di chiudere la falla aperta nelle fanterie della difesa, ma, sopraffatta dal numero, rimase in parte accerchiata dal nemico, riuscendo solo la sera a disimpegnarsi. Due plotoni riusciti a sfuggire all'accerchiamento, operarono efficacemente per la ripresa di una batteria già catturata dal nemico. La 209a compagnia dello stesso battaglione, trovatasi improvvisamente di fronte al nemico, che avanzava lungo l'argine, riuscì, aprendo il fuoco a pochi metri, a ributtarlo al di là dell'argine. In seguito, messasi a disposizione del 1° battaglione del 154° reggimento fanteria, partecipò efficacemente ai successivi contrattacchi, catturando oltre 200 prigionieri e 3 mitragliatrici nemiche.
In tale combattimento il battaglione subì le
seguenti perdite: morti: ufficiali 1, truppa 11, feriti: ufficiali 3, truppa
24. S. A. R. il Duca d'Aosta, comandante della 3a Armata, tributava per tal fatto d'arme al 79° battaglione zappatori il seguente elogio : COMANDO DELLA 3a ARMATA Stato Maggiore - Ufficio Segreteria N. 517 di prot. H.3 5 aprile OGGETTO: Elogio, Ai Comandi, ecc. « Mi è grato tributare, come già. feci per il 77° battaglione zappatori, un elogio anche al 79° battaglione, che, pari a quello, si dimostrò sempre e ovunque degno di ben meritata ammirazione, sia negli ardui lavori dì fortificazione, sia nei momenti in cui era necessario combattere. Invero, nello stesso modo che a Flondar ed a Corite, con costanza, con alto sentimento del dovere rafforzò e consolidò le posizioni di prima linea sul Tagliamento e sul Piave, cosciente del grave compito imposto dalle circostanze, spesso gettando l'umile attrezzo del lavoro per impugnare valorosamente il fucile e dividere la gloria della battaglia con i reparti di fanteria. Esprimo pertanto viva lode alla 205a compagnia che liberava sul Piave una batteria nostra caduta in mano al nemico ed alla 209a che contrattaccando, a Fagarè, catturava da sola 200 prigionieri e 3 mitragliatrici, suscitando plauso ed ammirazione. « A questi forti lavoratori, a questi valorosi soldati, al loro comandante ed agli ufficiali tutti, che son certo faranno dovunque onore a sé stessi ed all'arma del genio, vada il mio augurio ed il mio saluto. Il Tenente Generale Comandante dell'Armata F.° E. F. di Savoia ».
La difesa di Monte Badenecche e Tondarecar (Altipiani). Il 1° dicembre 1917 il 61° battaglione zappatori era dislocato a Fiza. Delle tre compagnie del battaglione, la 115° attendeva in Val Miela al rafforzamento della prima linea di difesa fra M. Zomo e M. Fior ; la 163a sul versante sud di M. Tondarecar rafforzava la prima linea di difesa del monte stesso; della 175a compagnia una metà, sul Tondarecar, era addetta al rafforzamento della linea fra Tondarecar e il Badenecche, l'altra metà, sul versante sud-ovest del Badenecche, costruiva la strada di raccordo fra Val Vecchia e Malga Lora. Nella notte dal 3 al 4 dicembre su tutta la linea si sferrarono violentissimi e reiterati attacchi nemici sempre ed ovunque respinti. All'alba però del 4, dopo aver subito un intenso bombardamento e dopo aver opposta accanita resistenza, la 163° compagnia venne sopraffatta dal nemico prevalente di numero. In seguito a tale sfondamento le altre compagnie ricevettero l'ordine di ripiegare sulla seconda linea il che venne fatto ordinatamente quantunque il nemico si opponesse con ogni mezzo. Durante tale lotta la 163a compagnia e la 175a compagnia zappatori subirono sanguinose perdite. Nel giorno successivo il comando del battaglione si trasferiva a Sasso, la 115a compagnia ripiegava ordinatamente in Val Frenzela e rimaneva a sbarrare la valle stessa, i resti delle altre due compagnie si raccoglievano a Campolungo per riordinarsi. Le perdite subite dalle compagnie furono le seguenti: ufficiali (feriti e dispersi) n. 10; truppa (feriti e disperai) n. 418.
23-25 dicembre 1917. La difesa di Monte Val Bella e di Col del Rosso. La 23a compagnia, zappatori fu destinata sin dai primi giorni del dicembre 1917 a riordinare e fortificare la linea Val Bella - Col del Rosso. La notte del 23 dicembre, pronunciatosi un attacco nemico, essa prese posto a fianco delle fanterie occupando la linea di Monte Val Bella. L'avversario reiterò attacchi su attacchi, ma fu respinto ovunque con sanguinose perdite. L'aspra e cruenta lotta perdurò tenace e feroce per tre giorni continui, durante i quali la 23a compagnia zappatori, gareggiando in valore con la fanteria, rimase sempre sulle posizioni contese. Vigili alla difesa, risoluti nell'offensiva., i gloriosi ed eroici soldati della 23a compagnia zappatori seppero sventare, ogni tentativo nemico. Le perdite subite fra morti e feriti furono di 40 uomini.
29 settembre 1917 - 13 marzo 1918 La guerra di mina sul M. Pasubio. Durante l'inverno 1917-18 si svolse attivissima sul M. Pasubio la lotta di mina. I lavori, che avevano già avuto inizio nel luglio 1917, si svolsero in modo continuo sino all'ottobre 1918. Tuttavia maggior importanza assunsero nel periodo fra il settembre 1917 ed il marzo 1918. Ad essi presero parte successivamente le compagnie minatori 26a 33a e 37a ed il plotone autonomo minatori sardi. I lavori avevano lo scopo di paralizzare quelli analoghi eseguiti dal nemico contro le nostre linee difensive. Vennero scavate numerose e lunghe gallerie da mina e fatti brillare tre fornelli che, oltre a produrre rilevanti danni ai lavori austriaci, obbligarono il nemico a sospenderli ed a modificarli. Da parte austriaca vennero pure fatti brillare tre fornelli, il 1° il 29 settembre 1917, il 2° il 25 dicembre 1917 ed il 3° il 13 marzo 1918. Il brillamento di essi produsse notevoli danni alle nostre opere di mina e costò la vita a numerosi militari delle compagnie minatori e dei reparti addetti in qualità di ausiliari. Il 29 settembre 1917 ed il 13 marzo 1918 le compagnie minatori addette al difficile e periglioso lavoro diedero il maggiore tributo di sangue, avendo subite le seguenti perdite: morti 2 capitani, un ufficiale subalterno. 10 militari di truppa, feriti: 2 ufficiali subalterni, 15 militari di truppa.
28 gennaio 1918. Le compagnie zappatori 7a e 36a presero parte all'azione per la conquista di M. Val Bella, Col Del Rosso e Col d'Echele con strenuo valore, dopo di che vennero impiegate al rafforzamento delle posizioni conquistate. Si distinsero poi in modo speciale nella difesa delle dette posizioni, perché, avendo il nemico contrattaccato, restarono tutto il giorno e la notte seguente a presidiare con fermezza le trincee del monte Val Bella.
27-28 maggio 1918. Combattimento di Capo Sile. All'azione destinata all'ampliamento della testa di ponte di Capo Sile ed all'assaggio della resistenza nemica, partecipò la 208a compagnia zappatori dell'88° battaglione. Nella notte del 26 maggio 1918, la 208a compagnia zappatori, messa dal comando della 10a divisione a disposizione del comando della brigata Arezzo, si recò sulle prime linee della accennata testa di ponte con l'incarico del rafforzamento della fronte nuova che si sarebbe raggiunta con l’azione.
Alle ore 22,11 i reparti della compagnia stessa
si mossero colle prime ondate del 13° reggimento bersaglieri. Il Comandante della compagnia fece allora iniziare subito la prima sistemazione della linea così raggiunta; lavoro che progredì alacremente malgrado i contrattacchi immediati e poderosi del nemico che costringevano gli zappatori a sospendere più volte il lavoro per concorrere nel ricacciare l'assalitore. Nella brillante azione la compagnia perse: un morto, 4 feriti e 2 dispersi e catturò 47 prigionieri.
La battaglia dalla Valle dell'Astico alle foci del Piave (15 giugno-6 luglio 1918).
15-22 giugno 1918. Combattimento di S. Mauro del Montello. Durante la grandiosa battaglia, dalla valle dell'Astico alle foci del Piave, volle la sorte che laddove il nemico riuscì a penetrare più addentro nelle nostre linee sperando di sboccare nella pianura, e precisamente alle falde meridionali del Montello, tre battaglioni di zappatori del genio, il 31°, il 73° ed il 79°, concorressero col più grande valore e con sublime spirito di sacrificio ad arrestarlo definitivamente ed a ricacciarlo, scrivendo una delle più belle pagine dei fasti di guerra dell'Arma. Al determinarsi della infiltrazione nemica verso Sovilla e Bavaria, la 184a compagnia del 73° battaglione riceveva, alle ore 11 del 16 giugno, l'ordine di passare dalla estrema destra alla sinistra colmando il vuoto fra C. Ospedale e il battaglione della brigata Tevere ; ed al fine di contenere ad oriente tale infiltrazione il 79° battaglione, già precedentemente spostato a Cusignana, veniva nella notte schierato in unione alla 24a compagnia del 31° battaglione lungo la ferrovia Montebelluna-Nervesa. La 97a compagnia del 31° battaglione veniva invece schierata a destra del ponte della Priula, alle dipendenze del 111° fanteria (brigata Piacenza). Durante tutta la giornata del 16, i battaglioni zappatori tennero la linea malgrado le numerose puntate del nemico che riuscirono anche ad allontanare da un casello ferroviario dove si era annidato con mitragliatrici. Nella notte sul 17, infiltrazioni nemiche sempre più accentuate si pronunciarono sulla destra delle truppe del genio che venivano attaccate di fianco con fuoco di mitragliatrici e di fronte con lancio di bombe a mano mentre per sola munizione avevano i quattro pacchetti regolamentari di cartucce. Verso le 13 del 17, il reggimento fanteria, schierato a destra del 79° battaglione, perdette il collegamento, la 24a compagnia e metà della 209a essendo del tutto scoperte sulla destra ripiegarono ad angolo retto in modo da poter battere le pattuglie nemiche avanzanti. La pressione su tutta La linea continuò intensissima. Alle ore 16 il maggiore Fiore Mario, comandante del 79° battaglione, e che dal principio del combattimento dava ai suoi zappatori i più fulgidi esempi di serena audacia, cadeva colpito al cuore da una mitragliatrice che con pochi uomini aveva tentato di strappare al nemico. La linea era fortemente scossa e non si appoggiava più interamente al rilevato ferroviario. Perciò non appena alle ore 19,30 il tenente colonnello Parmoli, d'ordine del comando della 48a divisione, assumeva il comando dei tre battaglioni del genio, riorganizzata in seconda linea la 24a compagnia ed alcuni elementi della 6a 7a e 8a compagnia del 270° fanteria, ordinò un contrattacco generale che riportò verso le ore 21 le truppe del genio sulla linea ferroviaria. Fra le ore 4,30 e le ore 8 del 18, l’azione fu ripresa e nuovamente la fanteria perdè contatto col genio, contatto che venne ristabilito in seguito all'entrata in linea di alcuni reparti della brigata Aosta. I tre battaglioni nei giorni 19, 20 e 21 infaticabilmente seguitarono a contrastare l'avanzata nemica manovrando e combattendo. Il 79° battaglione da solo subì le seguenti perdite : ufficiali, morti uno (maggiore Fiore), feriti 6; truppa, morti 16, feriti 104, dispersi 43.
15-16 giugno 1918. Difesa di Col Moschin - Fenilon - Col del Miglio (Grappa) Il giorno 15 giugno 1918 il nemico nella sua offensiva, partendo da Col Caprile, aveva superate le nostre difese di Col del Miglio, e per Cà d'Anna, Fra Fiolo, aveva occupato Col Fenilon e Col Moschin sui massiccio del Grappa. Le nostre truppe di fanteria si erano ritirate oltre il Fagheron e la brigata Basilicata inviata per contrattaccare non era ancora arrivata in posizione. La 78a compagnia zappatori, quasi da sola, arrestò l'avanzata ed impedì il dilagare del nemico verso i Colli Alti (Fagheron, Raniero) dando tempo alla brigata Basilicata di schierarsi. Ebbe due ufficiali e circa 40 soldati morti.
Ebbe poi parte nella ripresa di Col Moschin il
giorno 16 e nelle operazioni successive per la ripresa del Col del Miglio
colla quale si ristabiliva la situazione.
Sbarramento verso Col Caprile sulla vetta del Col Moschin 25 giugno 1918.
Forzamento del Piave Vecchio ad Intestadura. Gli zappatori del 33° battaglione di pieno giorno, senza alcuna, preventiva occupazione della riva opposta, gettarono, parte di sorpresa e parte a viva forza, un ponticello nelle conche delle Porte del Taglio ed una passerella galleggiante di sessanta metri più a valle e passarono per primi sulla riva opposta. Transitata la colonna destinata al colpo di mano, fatti circa 400 prigionieri, dopo il ripiegamento della colonna stessa, gli zappatori del 33° battaglione in presenza del nemico ripiegarono ponticello e passerella.
2-6 luglio 1918. Riconquista del delta del Piave. Subito dopo il fallimento dell'offensiva nemica sanguinosamente rigettata oltre il Piave, fu operata la conquista, del territorio compreso fra la Piave Vecchia, il Canale Cavetta e la Piave Nuova. Il 33° battaglione zappatori in tale azione era incaricato del difficile e pericoloso gittamento, a viva forza, in pieno giorno e sotto la vista ed il fuoco diretto dell'avversario, di due ponti d'equipaggio, un ponticello ed 8 passerelle per dar modo alle truppe operanti di raggiungere la sponda nemica della Piave Vecchia. Tale operazione, iniziata il mattino del 2 luglio 1918, alle ore 5.30, condotta con somma perizia dal comandante del battaglione e dagli ufficiali, ed eseguita con slancio, bravura ed audacia dai militari tutti, venne portata a termine brillantemente in brevissimo volgere di tempo a malgrado della reazione vivissima del fuoco di fucileria ed artiglieria avversario. La lotta col nemico, tenace nella resistenza, durò poi 5 giorni, durante i quali il battaglione restò sempre al proprio posto di combattimento riattando i danni prodotti dal tiro e dal continuo passaggio delle truppe operanti. Le perdite subite dal battaglione ammontarono a 4 morti e 30 feriti, fra cui 3 ufficiali. All'azione stessa, e coi compiti della sistemazione difensiva delle varie linee raggiunte nelle fasi della battaglia, del lancio delle passerelle sui vari canali, dei riattamento e manutenzione delle strade battute, del lancio dei nuovi ponti sulla Piave Vecchia, sul Sile e sul Cavetta, provvedimenti e lavori per eliminare tutte le difficoltà che si opponevano all'avanzata delle truppe in terreno cosi paludoso è difficile, cooperarono con eroico slancio, con abnegazione ed in modo altamente meritorio le truppe dei battaglioni zappatori del genio 89°, 78°, 77°, 7°, 55°, della 2a sezione da ponte per cavalleria e del distaccamento della 6a compagnia pontieri.
La battaglia di Vittorio Veneto.
24-30 ottobre 1918. Attacchi contro Col del Cuc ed i Solaroli (Grappa). Nelle operazioni di attacco svolte dal 24 al 30 ottobre 1918. contro Col del Cuc ed i Solaroli (Grappa), le 3 compagnie del 19° battaglione zappatori del genio vennero assegnate una alla brigata Bologna (azione contro Col del Cuc), le altre due col comando del battaglione alla brigata Lombardia (azione contro i Solaroli). Tutto il battaglione ebbe occasione di distinguersi ed in special modo le due compagnie col comando del battaglione, assegnate alla brigata Lombardia. Esse si comportarono in modo degno di lode sia quali ondate di assalto, sia nel rafforzamento, sotto il fuoco nemico, delle posizioni conquistate e dettero larghissimo contributo di sangue alla vittoria.
22-31 ottobre 1918.
Forzamento del Piave per opera delle compagnie
pontieri.
All'Isola Caserta. — II 20 ottobre un plotone
della 6a compagnia pontieri veniva adibito al servizio di collegamento tra la
riva destra del Piave e l'isola Caserta presidiata da un battaglione del 267°
reggimento fanteria. Nella notte dal 22 al 23 ottobre, nonostante l'impetuosa corrente del fiume in piena, il plotone ricevette l'ordine di operare a qualunque costo la sostituzione del battaglione che trovavasi sull'isola, mediante traghetti. L'ordine giunse alle 23 e l'operazione venne iniziata alle ore 1 e mezza, terminando alla mattina all'alba. Gli ultimi traghetti vennero fatti segno al tiro dell'artiglieria nemica. Il 23 ottobre 1918, col fiume sempre in piena, la compagnia ricevette l'ordine di gettare i ponti d'equipaggio. L’operazione venne iniziata alle ore 20. Lottando tenacemente con la forte corrente del fiume e sotto intenso bombardamento nemico, i pontieri della 6a compagnia riuscirono a superare tutte le difficoltà ed alle 4,30 del 24 ottobre ultimavano il gettamento di 4 ponti, collegando così la riva destra coi vari isolotti del fiume. Il tiro nemico interruppe durante il giorno 24 il 3° ponte per circa 35 metri, ma il passaggio venne ristabilito nelle prime ore della notte. Il 25 ottobre la compagnia eseguì ricognizioni per preparare il collegamento dell'isola Caserta coll'isola Maggiore. Verso sera fu iniziato il trasporto del materiale per il gettamento di una passerella e per eseguirvi traghetti. Il nemico edotto aprì d'improvviso un fuoco intenso d'artiglieria, malgrado ciò e sebbene rimanessero feriti 2 ufficiali e qualche soldato, l'operazione venne svolta regolarmente. Il 27 ottobre la compagnia costruì altri 150 m circa di ponte d'equipaggio. Dal 24 al 29 ottobre i continui bombardamenti delle artiglierie e degli aerei nemici interruppero per ben 8 volte i passaggi, sempre prontamente ristabiliti. Durante l'azione, la compagnia ebbe un militare di truppa morto e 2 ufficiali e 6 militari di truppa feriti.
A Fontana del Buoro. — La 5a compagnia pontieri, assegnata al 22° corpo d'armata col compito di eseguire traghetti e gettare un ponte d'equipaggio presso Fontana del Buoro (Montello), per dar passaggio alle truppe della 57a e 60a divisione, ed alla brigata Cuneo della 66a divisione, la sera del 26 ottobre, alle ore 20, iniziò le operazioni di passaggio del Piave. Quantunque si opponessero molteplici difficoltà, essendo il fiume in piena, i traghetti ed il gettamento del ponte furono eseguiti in brevissimo tempo; il ponte fu gettato in parte di sorpresa. Poco prima che con la testa del ponte si giungesse all'altra riva, il nemico cominciò un tiro violento di artiglieria di tutti i calibri che non arrestò le operazioni di gettamento. Molte truppe poterono passare il Piave ed irrompere sulle difese nemiche. Il ponte varie volte rotto dalle granate nemiche fu prontamente riattato. Il mattino del 27, verso le ore 8, il ponte venne ridotto ad un mucchio di rottami dai tiri nemici ed il materiale di riserva fu inutilizzato. Il comando del 22° corpo d'armata ordinò allora che la compagnia eseguisse nella giornata solo operazioni di traghetto. La sera del 27 poi essa gettò un altro ponte che fu asportato dalla forte corrente e da galleggianti trascinati alla deriva. Il 28 eseguì traghetti sempre sotto l'intenso tiro nemico. La sera di tal giorno gettò un altro ponte di equipaggio che fu battuto dal tiro nemico sino ai mattino del 29. Il 30 gettò un altro ponte nei pressi di Fontana del Buoro.
A Falzè di Piave. — La sera dei 26 ottobre la 27° compagnia pontieri traghettava al di là del Piave la brigata Porto Maurizio e benché avesse avuto 4 pontieri morti, 40 feriti e tredici annegati, continuava il trasporto di truppe fino a quando tutte le barche colpite da mitragliatrici e da bombe a mano non furono rese inservibili.
La notte sul 28 dopo aver ricuperato con ardue
manovre alcune barche travolte dalla corrente, riprendeva le operazioni di
traghetto e nelle giornate e notti successive sino al 31 ottobre, eseguiva il
rastrellamento del fiume e il gittamento di un ponte di equipaggio a Falzè. A Casa Alja. — Nel passaggio di viva forza, del Piave all’imbrunire del giorno 26 ottobre 1918, la 5a compagnia pontieri riusciva con traghetto a trasportare rapidamente numerose truppe sulla sinistra del fiume non appena dato l'ordine dell'inizio dell’offensiva. Un'ora dopo ultimava un ponte di equipaggio, contemporaneamente iniziato, e, benché questo fosse per due volte colpito dall'artiglieria avversaria, riusciva a ripararlo ed a farlo funzionare tutta la notte, sino a che, al mattino del 27, non veniva distrutto dal tiro nemico. Un suo ufficiale cadeva eroicamente sul posto. La sera dello stesso giorno 27, la 5a compagnia iniziava numerosi traghetti sotto il fuoco avversario e, riconosciuta l'impossibilità di riattare il ponte precedentemente costruito e distrutto, ne iniziava, in località più a monte, un altro il quale giunto pressoché a compimento, era completamente asportato causa l'investimento di un galleggiante alla deriva. Instancabile nell'assolvimento del proprio compito, la compagnia costruiva nella notte un ponte girevole con barconi, che però non poteva funzionare per l'impeto della corrente. La sera sul 29, rinforzata con elementi della 4a compagnia, riprendeva la costruzione del ponte e la portava a compimento nelle prime ore della notte stessa, costituendo cosi la principale arteria per cui si riversarono sulla sponda sinistra del fiume le truppe dell'8a Armata che presero parte alla battaglia di Vittorio.
A Cà Biadene. — La sera del 26 ottobre, la 4a compagnia pontieri accingevasi alla costruzione di un ponte di equipaggio a Casa Biadene e di una passerella a valle della località predetta e procedeva alle operazioni di traghetto. Il ponte, ultimato alle ore 22,30, veniva sconquassato dai tiri avversari e, malgrado gli eroici sforzi della compagnia stessa, non poteva funzionare per i danni sempre più gravi prodotti dal fuoco nemico; la passerella veniva travolta dalla corrente. I traghetti, nonostante l'intenso bombardamento, venivano continuati fino al mattino del 27 ottobre. Il 27 ottobre la compagnia audacemente eseguiva nuovi traghetti in pieno giorno e la sera stessa, con altro materiale raccolto nel frattempo, ricostruiva il ponte portandolo a compimento alle ore 20. Le numerose interruzioni provocate dal tiro avversario venivano a mano a mano riparate malgrado le perdite subite dalla compagnia. All'alba del giorno 28 il nuovo ponte veniva anch'esso distrutto dal tiro nemico insieme ai materiale di riserva accumulato sulla riva. Nell’azione perivano 5 ufficiali, compreso il comandante di compagnia e 5 militari di truppa e rimanevano feriti 12 pontieri. La 4a compagnia, distrutta nei suoi quadri e duramente provata, la sera del 28 andava a cooperare colla 5a nel gittamento di un altro ponte.
A Cà Pastrolìn e Villa Berti. — La sera del 26 ottobre la 7a compagnia pontieri iniziava il gittamento di una passerella e di un ponte ed operazioni di traghetto. Quest'ultimo, effettuato con 5 barche, dava passaggio a due compagnie di assalto, ma poi doveva arrestarsi per la completa distruzione delle barche prodotta dal tiro nemico. Nel frattempo, la passerella sin dall'inizio era individuata dal nemico e distrutta; il ponte fatto segno a raffiche di mitragliatrici e di fucileria, e colpito in pieno per ben due volte dall'artiglieria, era reso inservibile, né poteva ricostruirsi per la avvenuta distruzione di quasi tutto il materiale dì riserva. Un ufficiale ed 8 militari restavano feriti, un altro pontiere annegava. La sera del 27 la 7a compagnia, rinforzata dalla 12a, sfidando il violentissimo tiro nemico iniziava un nuovo ponte a Villa Berti. Sospeso il gittamento alle ore 2 per ordine del comando dell'8° Cd'A, e ripiegato il materiale, riprendeva alle ore 4. in seguito a nuovo ordine, l’operazione e continuava nella sua instancabile opera fintantoché, dopo un intenso bombardamento a gas ypritici che investiva tutto il settore e metteva fuori combattimento 5 ufficiali e 60 soldati, non le veniva ordinato, alle ore 6, dallo stesso comando di sospendere la operazione definitivamente.
A Nervesa e Villa Berti. — La sera del 26 ottobre la 12a compagnia pontieri incominciava il gittamento di una passerella e di ponte di un equipaggio lottando coraggiosamente contro la furia della corrente a cui ben presto aggiungevasi un violento tiro d'artiglieria e di mitragliatrici avversarie. Passerella e ponte venivano travolti dalla corrente. Il materiale trascinato alla deriva veniva conteso al fiume con epica lotta che durava sino al mattino del 27 ottobre. Riconosciuto vano per la furia delle acque ogni ulteriore tentativo di passaggio stabile in quel tratto di fiume, la 12a compagnia si adoperava ad effettuare il gittamento di un nuovo ponte a Villa Berti in concorso colla 7a, e come quest'ultima, veniva investita dal bombardamento a gas ypritici e dal fuoco di grossi calibri che cagionarono perdite. La sera del 29, ricorrendo all'eccezionale provvedimento di collocare tre ancore per ogni barca, riusciva a vincere la furia della corrente ed a stabilire un passaggio a Nervesa.
Al ponte della Priula. — La sera del 26 ottobre 1918 la 29a compagnia pontieri si accingeva alla costruzione di un passaggio a valle del ponte ferroviario della Priula. Fatta segno a fuoco avversario durante la difficile manovra del trasporto del materiale sul greto scoperto del fiume e durante l'operazione di gittamento, continuava con tenacia il proprio lavoro per tutta la notte, ma l'artiglieria, a giorno, individuato il tratto di ponte già costruito, lo distruggeva insieme al materiale di riserva. Il giorno successivo eseguiva il ricupero di numerosi materiali travolti dalla corrente e sull'imbrunire riprendeva il gittamento di un nuovo ponte, che non riusciva a portare a compimento causa l’impeto della corrente, e instancabile, lo riprendeva la sera del 28 riuscendo ad ultimarlo alle ore 5 del 29 ed a dare deflusso ad ingenti forze sulla sinistra del fiume.
A Palazzon. — Durante la fase critica del forzamento del Piave, per attaccare sul fianco sinistro il nemico che ancora resisteva agli attacchi frontali dell'VIII e del XXII corpo, venne a delinearsi la opportunità di costruire un ponte a Palazzon che desse passaggio ad ingenti forze nostre. La 14a compagnia pontieri con marcia veloce recavasi a Palazzon e, superando le ardue difficoltà tecniche dovute alla violenza della corrente ed alla necessità di trasportare sul vasto greto il materiale, riusciva in poche ore a costruire il ponte e ad assicurare il passaggio alle masse di fanteria ed artiglieria che operarono il definitivo travolgimento della resistenza nemica.
Alle Grave di Papadopoli. — La sera del 22
ottobre la 18a compagnia pontieri dipendente dal comando britannico costruì
una passerella di circostanza tra la sponda destra del Piave ed isola Cosenza. Il susseguente giorno 23, essendo dato l'ordine di occupare nella notte le Grave, mezza compagnia venne adibita alla manovra. Con calma e precisione, riconosciuto all'ultima ora un guado importante, vennero traghettate le truppe inglesi forti di oltre 2000 uomini sotto il fuoco del nemico che accortosi ben tosto del tentativo reagì energicamente con tiro d'artiglieria. Il lavoro non terminò che all'alba. Nella notte del 25 ottobre dall'isola Cosenza vennero traghettati nuovamente oltre 2000 uomini sulle Grave. Nella notte del 26, quella stabilita per il definitivo passaggio del fiume Piave, la compagnia gettò una passerella galleggiante che diede modo alle colonne d'assalto di passare celermente ma, perché il passaggio fosse ancora più sollecito, continuarono a funzionare i traghetti. La manovra si svolse sotto intenso bombardamento e sotto il tiro delle mitragliatrici nemiche.
A Salettuol venne gettato un ponte di
equipaggio sul primo canale ove la corrente era impetuosissima; quindi le
truppe inglesi riallacciarono il ponte con altri tratti di ponte sui ghiaioni
e sui brevi canali che ancora rimanevano. Riuscito il forzamento del Piave, per assicurare la comunicazione tra le due sponde, vennero mantenuti i traghetti; per dar rapido sfogo al transito continuo delle colonne nostre, dei nostri servizi e delle colonne di feriti e prigionieri venne gettata una seconda passerella. Nella notte sul 28 anche i reparti italiani dell'8a armata passarono sulle passerelle della 18a pontieri. La furia dell'acqua strappò ed interruppe a Salettuol il ponte d’equipaggio in consegna alle truppe inglesi. Furono richiesti i pontieri della 18a che accorsero prontamente a ristabilire l'importante via di comunicazione.
A Pederobba. — La 30a compagnia pontieri, a disposizione della 12a armata (francese), ebbe il compito di gettare due ponti sul Piave a Molinetto di Pederobba.. Il comando francese mise a sua disposizione una sua compagnia pontieri per l'aiuto al varamento delle barche e per la costruzione degli accessi ai ponti. La sera del 26 alle ore 19, iniziato il varo delle barche, la compagnia procedette al traghetto di due compagnie francesi, traghetto che riuscì faticoso ed oltremodo difficile data la grande velocità della corrente. Verso le ore 22 iniziò il gettamento del ponte a monte sotto il violento tiro delle artiglierie nemiche; dopo la costruzione della 4a impalcata la impetuosa corrente fece scorrere le ancore sul fondo per il che si dovette procedere al ripiegamento. Il ponte a valle era ultimato verso l’una di notte, dando passaggio a tutta la divisione francese ed alla 52a divisione italiana. All'alba il nemico intensificò il tiro di distruzione sul ponte che venne colpito una prima volta alla 4a impalcata da riva sinistra. Il passaggio alle ore 7 veniva ristabilito; così alla truppa riusciva di oltrepassare il fiume. Alle 7,30 altri proietti di grosso calibro colpivano il ponte sconvolgendolo interamente; rimanevano solo intatte le tre impalcate presso la riva destra; e trascinate dalla corrente andavano perdute nove barche col relativo materiale d'impalcata. Persistendo il tiro avversario e, vista l'impossibilità di ristabilire il passaggio, si rimandò alla sera la ripresa delle operazioni. Alle ore 18 del 27a compagnia iniziò la costruzione di un ponte girevole di barconi che alle 20 era ultimato. In pari tempo altre squadre prepararono il materiale necessario alla ricostruzione del ponte che fu iniziato alle ore 24 circa. Alle ore 3.45 del 28, nonostante la violenta reazione delle artiglierie nemiche, il ponte era ultimato. Alle 9,15 venne colpito dai tiri di grosso calibro del nemico ed in pari tempo era travolto interamente e trascinato a valle dalla corrente. Altri traghetti vennero compiuti con coraggio sotto violente raffiche di fuoco, eseguite anche con proietti a gas asfissiante. Nel pomeriggio del 28 la compagnia costruì un ponte girevole ed alle 18,30 incominciò il traghetto di munizioni, drappelli di soldati, porta ordini, feriti e materiali per teleferica. Durante le operazioni la compagnia subì gloriose perdite in morti e feriti.
FONTI e LINKS di approfondimento
|