MARIENI SAREDO

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+ Giornale di Bergamo 12.12.1967

 

 


testo trascritto:


Pagina 8                                 LA   DOMENICA DEL   Giornale di Bergamo                     17 dicembre 1967
 

UN BERGAMASCO FU IL CREATORE DELLA NOSTRA AVIAZIONE MILITARE


II generale Giovanni Marieni "ingegnere della guerra"
 

   In Tripolitania riesce a costruire acquedotti là dove tutti i precedenti tentativi erano falliti   -   Dalle Arti Grafiche fa 
   comporre la prima carta stradale d'Italia - Nel conflitto
'15 - '18 si dedica dapprima alle opere difensive e alle vie di
   comunicazione, poi da
Cadorna viene incaricato di «creare» un'aeronautica da guerra  -  Istituisce i primi servizi al
   mondo di posta aerea     -     Su sua iniziativa sorge il campo d'aviazione di Ponte S.
Pietro    -    Il riconoscimento di
   D'Annunzio   -  Gli ultimi giorni nella sua villa sui Torni  -

 

Molte volte si è portati, spinti dall' ammirazione per il valore e il sacrificio di molti nostri soldati, a ricordare le imprese, gli atti eroici, dimenticando troppo spesso coloro che con altrettanto valore e sacrificio si dedicarono, pur nella guerra, a costruire, anziché distruggere a riparare invece che colpire, a portare la vita o a salvarla, anziché distribuire ciecamente la morte.
Esempio tipico di questi valorosi è il generale marchese Giovanni
Marieni la cui figura giganteggia senza confronti nel campo tecnico-militare delle guerre libica e mondiale del 1915.
Nato a Bergamo nel 1858, Gio
vanni Marieni, fedele alla tradizione dell'antica famiglia, scelse, ancora giovanissimo, la carriera del Genio Militare e, nel 1882, esce ingegnere dalla scuola militare di Applicazione Artiglieria e Genio di Torino.
Con il grado di capitano insegna
«fortificazioni» alla scuola militare di Modena e, successivamente, passa all'Ispettorato Generale del Genio.
Si specializza nel problema
dell'acquartieramento costruendo caserme con i nuovi criteri da lui enunciati anche in sue pubblicazioni.
A Bergamo, a lui è dovuta la caserma Umberto I così come il restauro e la sistemazione dell'ex convento di S. Agostino adibito a caserma.

La sua carriera è rapida e sicu
ra: comandante del battaglione zappatori a Roma, poi a Brescia direttore del Genio. All'Istituto d'Arti Grafiche di Bergamo fa comporre la prima carta stradale d'Italia, poi, con il grado di tenente colonnello si dedica quasi per un decennio a fortificare la Valtellina, la Val Camonica, le Giudicane, il Trentino e, infine, la piazzaforte di Venezia.
Nel 1912, Giovanni Marieni, con il grado di colonnello, dalla direzione generale del genio di Bologna, viene destinato dal ministero della Guerra Spingardi a comandare il Genio della Tripolitania.
Marieni si dedica al nuovo im
pegno con una dedizione e un ingegno degni della più alta lode.
A
lui, infatti, si deve la risoluzione del grave problema idrico della Tripolitania, ottenuta vincendo dapprima lo scetticismo dei migliori ingegneri che negavano la possibilità pratica dei pozzi artesiani e quindi superando i roventi ostacoli e le utopie di enti e commissioni. In tre anni e con una spesa relativamente esigua impiantò e portò a termine l'acquedotto Rumia-Jeffren alla cui opera già si erano dedicati con veri e propri disastri tecnici e finanziari, ingegneri turchi prima e francesi poi; successivamente eseguì il pozzo artesiano di Zuara capace di un gettito di mille metri cubi di acqua al giorno e poi quello di Misurata, senza contare gli infiniti impianti tubolari, acquedotti e canali, che diedero acqua, anche per l'irrigazione, a tutta la colonia.
In tre anni, sotto la direzione di
Giovanni Marieni, sorsero accampamenti militari, campi trincerati (come quelli di Tripoli e di Homs), caserme, polveriere, chiese, fortilizi, ospedali; furono restaurati castelli e moschee, costruite
residenze governative, edifici pubblici, mercati, il porto di Misurata e,infine, furono

 

impiantati tutti i servizi telefonici, telegrafici e radio. Giovanni Marieni si preoccupò pure delle delle comunicazioni stradali, costruendo le principali strade costiere e dell'interno. Tripoli, Bugheilan, Jeffren, Nalut, Ghadames, Tharuna, Beni-Ulid, Homs, Iliten, Misurata, Azizia, Cariati, Zavia, Zuara, Misda, Agilat, Bukamez, Suani-Beni-Aden, Tagiura sono solo alcune delle tappe della sua opera di costruttore capace di superare le più ardue difficoltà. Per i suoi meriti eccezionali, infatti, viene proposto dal Governatore per la promozione a maggior generale.

Nel 1915 Marieni rientra in Italia e, dopo un breve direttorato al Genio di Genova, passa, poco prima dello scoppio del conflitto mondiale, comandante del Genio del III Corpo d'Armata, mobilitato in quel settore del fronte, dallo Stelvio al Garda, che egli anni prima aveva fortificato.

Scoppiata la guerra, preoccupandosi affatto dei pericoli, si spinge fin nelle posizioni più avanzate e nelle trincee per stabilire le

sistemazioni: studia e costruisce strade dirette e di arroccamento, aggiunge arte alle difese naturali di quel tratto di fronte che, unico, non cedette nemmeno un metro, nei giorni del rovescio, di fronte al nemico.
Nel dicembre del 1915 Marieni viene promosso da Cadorna maggior generale per meriti di guerra e viene chiamato alla Direzione Generale dell'Aeronautica. Cadorna, nel dargli l'incarico, gli disse: «Vada a crearmi un'aeronautica da guerra : la nostra è all' infanzia, quelle nemiche sono più che adulte». Nel giro di soli due anni Marieni crea un'aviazione che acquista, via via, una sempre più decisa supremazia su quella nemica. Il generale Marieni aveva preso in consegna 168 velivoli al fronte, 96 alla riparazione, 75 alle scuole, 6 dirigibili e 13 palloni osservatori, per un totale di 358. Nell'ottobre del 1917 ne lascia 1031 al fronte, oltre 760 di riserva, 734 alla riparazione, 1439 alle scuole, 30 dirigibili, 28 palloni frenati, per un totale di 4022. Le industrie che producevano 75 velivoli al mese, ne producono 688; le scuole da 47 allievi al mese ne sfornano 878.

Ma Giovanni Marieni non si limita a ciò:riunisce i vari rami dell'Aviazione sotto un'unica direzione, vola, provando egli stesso i nuovi tipi di caccia e di bombardieri, adotta i palloni frenati di tipo italiano, sceglie e fa costruire dirigibili di tipo Forlanini, cura la graduale sostituzione di apparecchi di brevetto francese con quelli italiani.
L'Italia riesce ad avere nei trimotori e nei triplani i più formida
bili velivoli da bombardamento del mondo, nel SIA 9 B e nel derivato, che darà poi origine al BR, l'apparecchio, di maggior autonomia che riuscì, già allora, a coprire la distanza Roma-Londra senza scalo; nel SVA, l'apparecchio del volo su Vienna e di tutti i voli record.

Nel 1917 possono essere effettuati bombardamenti collettivi di 275 apparecchi, voli notturni con interi stormi. D'Annunzio, che ben raramente ebbe occasione di lodare i superiori, ebbe per Marieni i più ampi elogi e la più grande ammirazione.

 

«E' la prima volta - scriverà Gabriele D'Annunzio - che si alza verso la nostra aviazione la lode universale, e il nostro Capo deve esser fiero di aver saputo adunare e animare questa forza improvvisa».
E ancora, in un'altra lettera:
«Ah! perché non era a Udine un capo ardito e generoso come il generale Marieni?». In un altro scritto si legge:
«Mio generale, da gran tempo desideravo d'incontrarla e di poterle finalmente dire a viva voce la mia riconoscenza d'Italiano e di aviatore per l'impulso ogni giorno più generoso e più vigoroso che Ella dà alla nostra Arma novissima. Mi abbia sempre ai Suoi ordini, Signor Generale, e voglia adoperarmi in ogni tempo e in ogni modo».
Giovanni Marieni continua, instancabile e con sempre nuove idee, la sua opera: istituisce i primi servizi di posta aerea del mondo, istituendo le linee Roma-Torino, Civitavecchia-Sardegna e Napoli-Palermo, su sua iniziativa viene costruito l'aeroporto di Ponte San Pietro, prepara un progetto per una speciale carta aeronautica e fonda una rivista d'aviazione.
Promosso per meriti eccezionali
tenente generale, iniziata la ritirata di Caporetto, Cadorna lo chiama d'urgenza per la difesa del Piave e del Grappa. La sua opera è veloce e perfetta. Lo stesso nemico lo riconosce: un generale austriaco scrive: «L'armata austriaca non ha potuto sfondare l'esercito italiano e conseguire la vittoria da otto mesi preparata con tutte le risorse dell'Impero, per l'entità delle linee difensive costruite dal Genio militare italiano, per la sapiente loro organizzazione e per il numero infinito di tali linee».  
Finita la guerra Marieni si dedi
ca alla ricostruzione delle linee di comunicazioni, degli argini dei fiumi, porta a termine fino all'agosto del 1919 opere per l'importo di un miliardo di lire (di allora!).
Nel 1920 viene collocato in aspettativa. Marieni non solleva obiezioni, si ritira nella sua villa sui Torni dove morì nell'agosto
del 1933.

Cadorna, in quel periodo del dopoguerra in cui l'alto ufficiale bergamasco si trovava quasi al bando, scrisse in una lettera: «Ho visto Marieni, uomo intelligente, capace e di carattere, e perciò trattato male ».
M
arieni si ritirò completamente alla vita civile e per un breve periodo fu sindaco della città ma, troppo amareggiato per la quasi indifferenza con cui veniva ricordata a Roma la sua opera, preferì ritirarsi da ogni attività.
Più volte fu proposto a senatore del Regno, ma la cosa non ebbe alcun esito, «La sua città - scriverà Antonio Locatelli - riconoscendo in lui uno dei suoi più grandi figli, vorrà un giorno lontano, o vicino, onorarlo secondo merito.»
Ora a Bergamo vive una nipo
te che di così glorioso nonno conserva i cimeli e a Bergamo ritorna nelle brevi pause dei suoi alti incarichi il figlio del generale Marieni, il dott. Alessandro, recentemente nominato ministro plenipotenziario di prima classe, confermando così le alte tradizioni di così nobile famiglia.     
                          ALBERTO GRECO

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