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IL MONDO                                                 Giovedì 8 agosto 1923                                                                  pag 5
 

CONVERSAZIONI MILITARI
Soldati ed opere del genio
(1915-1918)

I
La fortificazione del campo di battaglia


Siamo certi di far cosa grata ai lettori pubblicando un riassunto delle conversazioni svolte dal generale ing. Giovanni Marieni intorno all' attività del genio militare italiano del quale egli fu comandante generale durante l’ultima guerra.
Delle conversazioni
di coltura militare, fortunata iniziativa di un gruppo di ufficiali in P
. A. S. e di cui il nostro collaboratore militare colonnello Zugaro tracciò qui giorni or sono gli scopi, le norme ed il contenuto, il generale Marieni fu dottissimo, equanime, fermo direttore e, con giovanile attività, molte egli personalmente ne svolse. Nel ringraziarlo dell’avercene concessa la pubblicazione gli porgiamo i fervidi auguri per il più splendido successoa favore della diffusione delle cognizioni tecniche militari del nuovo ciclo di conversazioni del venturo autunno.

Nel
«Bollettino tecnica di guerra dell' Arma del Genio» (l’unico forse pubblicato fra tutti gli eserciti in armi e dagli eserciti alleati molto apprezzato) nella puntata dei settembre Ì918 è detto: «L'attuale guerra, in cui gli eserciti e le nazioni per conseguire il massimo risultato col minimo dispendio di forza e di vite umane dovettero dare ai propri mezzi di offesa e di difesa una impronta eminentemente tecnica e dovettero perciò valersi da tutti i progressi che le sciente moderne e le industrie avevano conseguito finora, ha visto crescere in misura notevole l'importanza già riconosciuta dell'arma del genio, le cui predisposizioni e le cui azioni hanno e debbono avere un carattere prevalentemente tecnico.

«L'estendersi ed il generalizzarsi
dell'impiego della fortificazione del campo di battaglia, come mezzo difensivo, e il risorgere dei mezzi ossidionali di attacco come mezzo offensivo nella battaglia, per effetto della accresciuta potenza dei mezzi di distruzione, hanno poi in special modo fatta sentire l'importanza dell' opera dell'arma e il suo valore come elemento bellico e non più come semplice ausilio ».

 

 

Esaminiamo brevemente lo sviluppo dei suoi elementi e la sua opera.
Incomincieremo dai lavori più im
portanti, e cioè dalla fortificazione del campo di battaglia.
Nell’attuale guerra, l'impiego della f
ortificazione tanto sul nostro teatro di guerra che presso i vari eserciti, ha seguito, come ogni altro ramo dell’arte militare, una continua evoluzione, corrispondente all’evoluzione dei procedimenti tattici derivante dai progressi ottenuti nei mezzi e nei metodi d'offesa e di difesa.
 

Entrati noi in guerra nel maggio 1915, cioè nel secondo anno di guerra europea, troviamo già modificati i criteri fortificatori vigenti prima dello inizio del conflitto, è possiamo valerci dell’esperienza già fatta dagli eserciti combattenti.
 

Nel primo anno di guerra, sia perchè gli effetti delle artiglieria non erano molto potenti, sia per deficienza di munizionamento, furono ritenute sufficienti le semplici trincee ed i ricoveri speditivi, bastando che i ripari fossero resistenti alle pallette degli shrapnels delle bocche da fuoco campali. I trinceramenti, poi, sopra una sola linea, per mancanza di materiali e per poter disporre di questi a sufficienza dove occorreva fare la massima resistenza.

Una posizione veniva rafforzata
principalmente con un'ossatura di
punti di appoggio nella convinzione che ogni tratto di posizione efficacemente battuta potesse considerarsi come materialmente occupato.
Tale unica linea era quindi costituita da un sistema di punti di appoggio col
legati da tratti di trincea.

Lo scaglionamento delle forze in
profondità non fu sempre applicato, perchè si dava grande importanza allo schieramento lineare,ed anche perchè nell'attacco si seguiva il procedimento di avanzare tutte le forze in prima linea, intasandola con tutti i mezzi disponibili. Inoltre, colla convinzione di procedere presto e decisamente all'offensiva si

trascurava l'organizzazione difensiva.

 

 

Ma per la mancata prevalenza di una delle parti sull'altra, le azioni si immobilizzarono, e le truppe furono costrette ad interrarsi, per resistere all'aumentata potenza delle artiglierie, essendosi aggiunti presto i medii e i grossi calibri. Si ha così la vera guerra di posizione con tendenza ad equilibrarsi e stabilizzarsi.

Di conseguenza la guerra di trincea
ed i lunghi trinceramenti protetti da reticolati di filo di ferro spinoso paralizzano la guerra di movimento.

Entrando in guerra, nel maggio
1915, noi organizzavamo le posizioni costruendo generalmente:

una linea
di combattimento, rafforzata da punti di appoggio e preceduta da una striscia di reticolati;
 

una zona di ricoveri, retrostante;

camminamenti di
rifornimento e sgombero fra la linea di combattimento ed i ricoveri.

I reticolati dapprima in strisce stret
te vengono in seguito, quando il materiale abbonda, molto aumentati in profondità.

Le difese furono essenzialmente li
neari, di poca profondità e tutte basate sulla resistenza della linea di combattimento e sulle poche riserve; ma l'avanzata avversaria si riteneva difficile di fronte all'ostacolo del profondo reticolato ed al fuoco intenso delle armi da trincea.
 

Per superare però tali inciampi l'Austria ricorse all'aumento dell'artiglieria per distruggere i reticolati e le trincee, neutralizzare l'armamento della difesa ed annientare i difensori; ed anche all'impiego dei gas asfissianti sui settori attaccati. Da ciò venne di conseguenza che si dovette abbandonare la linea difensiva unica, perchè facilmente sconvolta equindi superata, e si ricorse allo scaglionamento in profondità sostituendo alla linea unica continua una zona difensiva con una serie di trinceramenti

 

successivi, sino a 5, collegati da camminamenti e muniti di reticolati e di altre difese accessorie, con fuochi fiancheggiati, lungo tutto il loro sviluppo, di artiglieria a tiro rapido, e mitragliatrici.

Perciò alla fine del 1915 la sistemaz
ione difensiva del fronte era generalmente costituita da:

una linea dì avamposti ;


una linea principale di combatti
mento, o di massima resistenza;

una linea di resistenza arretrata pei rincalzi ;


una linea per le riserve, con rico
veri alla prova di scheggie e talvolta con camera di scoppio nel blindamento della copertura.

Le trincee erano generalmente aper
to con blindamenti che potevano solo resistere alle pallette degli shrapnell ed alle schegge.

Ma i concentramenti di fuoco di masse d'artiglieria, verificatisi in se
guito, obbligarono a ricorrere alle trincee scoperte, alla costruzione di profondi ricoveri in caverna per proteggere le truppe dai bombardamenti, o di ricoveri in cemento armato o di calcestruzzo di cemento.

Le trincee dovevano essere occultate alla vista, come pure i ricoveri ed i
reticolati; le strade, le artiglierie, ecc. completamente mascherate.

Inoltre s'impose il rarefamento delle
forze sulle prime linee.


I reticolati si approfondirono per
non essere totalmente distrutti e vennero protetti da numerose mitragliatrici bene dissimulate ed al sicuro.

Non ostante queste provvidenze, le masse

 

di artiglieria che venivano concentrate prima degli attacchi furono, talmente grandi che facili divennero gli sfondamenti anche con l’adozione della zona difensiva ; perciò si ricorse alla sistemazione di più zone successive di difesa, da 2 a 3, distanti fra loro qualche chilometro e scelte in modo che ciascuna delle retrostanti potesse battere un fuoco di artiglieria l'antistante quando venisse occupata dall'avversario.

Ciascuna zona era costituita da più
linee di trinceramenti a distanze variabili da 100 — 200 metri, riuniti da camminamenti difensivi, costituenti fra loro ed i trinceramenti dei compartimenti stagni (sistema elastico) Le linee dei trinceramenti si appoggiavano a capisaldi posti nei punti più importanti e di maggior resistenza. Tanto i trinceramenti che i camminamenti protetti da reticolati. Robusti ricoveri riparavano le truppe dai bombardamenti. Tutti gli elementi difensivi dovevano essere occultati e le trincee senza parapetto sporgente dal suolo.

Ma anche questa organizzazione di
ciascuna zona difensiva fu d'uopo cambiare per il crescente impiego delle grandi masse di artiglieria di ogni calibro con potenti effetti di distruzione e per l'enorme quantità dei proietti lanciati nella stessa azione.

Una completa organizzazione di una
zona difensiva veniva così costituita sulla fine dell'anno 1917, dall’avanti all’indietro:

una linea, di osservazione,
con posti di vedetta o di ascolto sparpagliati e collegati al terzo

una line
a di resistenza
 (senza  ricoveri)   a  50 — 100 m.   dalla    precedente

una linea di circolazione e di ri
covero
(con piccoli ricoveri alla
prova di scheggia) a 20-50 metri dalla precedente;

 

una linea di rincalzi, a 150— 200 metri dalla precedente ;
 

una linea per le riserve, con ricoveri  leggeri) a 200 — 300 metri più indietro.

Le varie linee collegate da cammi
namenti. Un'ossatura di capisaldi armati di mitragliatrici e diligentemente occultati completava l'organizzazione.

E finalmente ogni zona difensiva
doveva appoggiarsi a grandi centri di resistenza, costituiti da gruppi di punti di appoggio.

Non è però a credere che qui si fer
masse l'evoluzione della fortificazioni sul campo di battaglia. Si sentì ancora la necessità, in seguito, di aumentare le distanze fra le varie linee; di costituire una sola linea delle due di resistenza e di circolazione, formando così una linea doppia detta di resistenza principale; di rafforzare maggiormente la linea delle riserve con centri di resistenza e perciò chiamata anche linea dei capisaldi.

La distanza tra la linea di osserva
zione o di copertura e la linea di resistenza principale è portata da 200, a 300 metri; quella tra quest'ultima linea e la linea dei rincalzi da 300 a 400 metri; e quella fra questa e quella dei capisaldi e delle riserve da 500 a. 700 metri.

Inoltre si usa la massima cura nel
mascherare e occultare tutti gli elementi difensivi, nell'assicurare i collegamenti fra i detti elementi e nel conservare sempre la funzione dello sbarramento elastico.


La difesa elastica si fonda sul principio di organizzare la resistenza in profondità con azioni di combattimento appoggiate a zone difensive anzi
chè a linee difensive.


Gen. Marieni
 

 

 

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