I
La fortificazione del campo di battaglia
Siamo certi di far cosa
grata ai lettori
pubblicando un riassunto delle
conversazioni svolte dal
generale ing.
Giovanni Marieni intorno all' attività del genio militare italiano del
quale egli fu
comandante generale durante l’ultima
guerra.
Delle conversazioni di coltura militare,
fortunata iniziativa di un gruppo di ufficiali in P.
A. S. e di cui il nostro
collaboratore militare
colonnello Zugaro tracciò qui
giorni or sono gli scopi, le norme ed il
contenuto, il generale Marieni fu dottissimo,
equanime, fermo direttore e,
con giovanile attività, molte egli personalmente ne svolse. Nel
ringraziarlo dell’avercene concessa la
pubblicazione gli porgiamo i
fervidi auguri per il più
splendido successo — a
favore della diffusione
delle cognizioni tecniche
militari — del nuovo
ciclo di conversazioni del venturo autunno.
Nel «Bollettino
tecnica di guerra
dell' Arma del Genio»
(l’unico forse
pubblicato fra tutti gli eserciti in armi
e dagli eserciti alleati molto apprezzato) nella puntata dei settembre
Ì918 è detto: «L'attuale guerra, in
cui gli eserciti e le nazioni
per conseguire il massimo
risultato col minimo dispendio
di forza e di vite umane dovettero
dare ai propri mezzi di offesa e di difesa una impronta eminentemente
tecnica e dovettero perciò valersi
da tutti i progressi che le sciente
moderne e le industrie avevano
conseguito finora, ha visto crescere
in misura notevole l'importanza già
riconosciuta dell'arma del
genio, le cui predisposizioni e le cui azioni hanno e debbono avere
un carattere prevalentemente tecnico.
«L'estendersi ed il generalizzarsi
dell'impiego della fortificazione del
campo di battaglia, come mezzo difensivo,
e il risorgere dei mezzi ossidionali
di attacco come mezzo offensivo nella battaglia, per effetto della
accresciuta potenza dei
mezzi di distruzione,
hanno poi in special modo fatta
sentire l'importanza dell' opera
dell'arma e il suo
valore come elemento
bellico e non più come semplice
ausilio ».
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Esaminiamo brevemente
lo sviluppo dei suoi elementi e la sua
opera.
Incomincieremo dai lavori più importanti,
e cioè dalla fortificazione del
campo di battaglia.
Nell’attuale guerra, l'impiego della fortificazione
tanto sul nostro teatro
di guerra che presso i
vari eserciti,
ha seguito, come ogni altro ramo dell’arte
militare, una continua evoluzione,
corrispondente all’evoluzione dei
procedimenti tattici derivante dai
progressi ottenuti nei mezzi e nei metodi d'offesa e di difesa.
Entrati noi in guerra nel
maggio 1915,
cioè nel secondo anno di guerra
europea, troviamo già
modificati i criteri
fortificatori vigenti
prima dello inizio del conflitto, è
possiamo valerci dell’esperienza già
fatta dagli eserciti combattenti.
Nel primo anno di guerra, sia perchè
gli effetti delle artiglieria non
erano molto potenti, sia per deficienza
di munizionamento, furono ritenute
sufficienti le semplici trincee ed i
ricoveri speditivi, bastando che
i ripari fossero resistenti
alle pallette degli shrapnels
delle bocche da fuoco campali.
I trinceramenti, poi, sopra una
sola linea, per mancanza di materiali
e per poter disporre di questi a sufficienza
dove occorreva fare la massima
resistenza.
Una posizione veniva rafforzata
principalmente con
un'ossatura di
punti di appoggio nella convinzione
che ogni tratto di posizione efficacemente
battuta potesse considerarsi come materialmente occupato.
Tale unica linea era quindi costituita
da un sistema di punti di
appoggio collegati
da tratti di trincea.
Lo scaglionamento delle forze in
profondità non fu
sempre applicato,
perchè si dava grande
importanza allo
schieramento lineare,ed anche perchè
nell'attacco si seguiva il procedimento
di avanzare tutte le forze in prima linea, intasandola con tutti i
mezzi disponibili.
Inoltre, colla convinzione di procedere presto e decisamente
all'offensiva si
trascurava l'organizzazione difensiva.
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Ma per la mancata prevalenza di
una delle parti
sull'altra, le azioni si
immobilizzarono, e le
truppe furono
costrette ad interrarsi, per resistere
all'aumentata potenza delle artiglierie,
essendosi aggiunti presto i medii e i
grossi calibri. Si ha così la
vera guerra di posizione con tendenza
ad equilibrarsi e stabilizzarsi.
Di conseguenza la guerra di trincea
ed i lunghi
trinceramenti protetti da
reticolati di filo di
ferro spinoso paralizzano
la guerra di movimento.
Entrando in guerra, nel maggio
1915, noi organizzavamo
le posizioni
costruendo generalmente:
una linea di
combattimento, rafforzata
da punti di appoggio e preceduta
da una striscia di reticolati;
una zona di ricoveri,
retrostante;
camminamenti di
rifornimento e
sgombero fra la linea
di combattimento
ed i ricoveri.
I reticolati dapprima in strisce strette
vengono in seguito, quando il materiale
abbonda, molto aumentati in
profondità.
Le difese furono essenzialmente lineari,
di poca profondità e tutte basate
sulla resistenza della linea di combattimento e sulle poche riserve; ma
l'avanzata avversaria si
riteneva difficile di fronte
all'ostacolo del profondo
reticolato ed al fuoco intenso delle
armi da trincea.
Per superare però tali inciampi l'Austria
ricorse all'aumento dell'artiglieria
per distruggere i reticolati e le
trincee, neutralizzare l'armamento della difesa ed
annientare i difensori; ed
anche all'impiego dei gas asfissianti
sui
settori attaccati. Da
ciò venne di
conseguenza che si dovette abbandonare
la linea difensiva unica, perchè facilmente
sconvolta equindi superata,
e si ricorse allo
scaglionamento in profondità sostituendo alla linea unica continua una zona difensiva con una
serie di trinceramenti |