MARIENI SAREDO

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+ Galleria Fotografica

+ La Campagna di Libia 1913 - 14

+ L' Aviazione 1916 - 1917

+ Al Comando Generale del Genio

 

Rassegna stampa + Curiosità

GENERALE GIOVANNI BATTISTA MARIENI

+ Il Bollettino di Tripoli 1914

+ Il Secolo XIX del 16.6.1914

 

+ Le Gaulois del 15.9.1917

+ La Rivista dell'Aviazione 15.9.17

RASSEGNA STAMPA

+ L' Eco di Bergamo del 5.9.1919

+ Il Piccolo del 13.1.1923

 

+ Il Mondo del 8.8.1923

+ Il Mondo del 9.8.1923

Rivista di Bergamo - Novembre 1933

+ Esercito e Marina del 20.5.1924

+ Rivista di Bergamo del Nov. 1933

Articolo di Antonio Locatelli

+ La Voce di Bergamo del 6.6.1941

+ Giornale di Bergamo 12.12.1967

 

 
 

MARIENI   OSSERVA   LE   POSIZIONI   NEMICHE   DA   UNA   TRINCEA   (CIMA ECKAR). 
(fot. ten. Dall'Ongaro)


GRANDI FIGURE MILITARI E DELLA GUERRA

 

(Da una lettera di G. D'Annunzio)

La terra orobica, se ha dato alla grande guerra soldati valorosi e tenaci, semplici anche nell'eroismo, dagli alpini ai "lupi", ha dato due grandi generali: Albricci e Marieni.
La figura del generale Marchese Giovanni Marieni giganteggia senza confronti nel campo tecnico-militare delle guerre libica ed  europea.
Nato nel 1858 a Bergamo il Marieni discende da antica famiglia di qui, le cui origini note risalgono al 1180; più tardi i marchesi Marieni possiedono un castello nella libera Averara, godendo privilegi per la difesa del passo di S. Marco e danno vicari civili al tempo della dominazione di Venezia.
 

Più vicino a noi troviamo Giuseppe Marieni, comandante del Genio con Napoleone I ed il grande geodeta Giacomo, pure generale di tale arma.
Fu certo per seguire questa bella tradizione che Giovanni Marieni scelse la carriera del Genio Militare.
Egli esce nel 1882 ingegnere dalla scuola Militare di Applicazione
Artiglieria e Genio di Torino. Col grado di capitano insegna "fortificazione" alla scuola militare di Modena e passa poi all'Ispettorato Generale del Genio. Si specializza nel problema dell'acquartieramento, costruendo caserme con i nuovi criteri da lui enunciati anche in pubblicazioni.
A Bergamo la caserma Umberto I è dovuta a lui, così come il restauro e la sistemazione dell'ex convento di S. Agostino adibito a caserma.


Nel 1900, sposa donna Maria Saredo, una nobildonna ligure che sarà la forte e buona compagna della sua vita, e fonda qui, nella sua città nativa, precisamente sui colli, in fondo ai Torni, il delizioso nido al quale resterà legato fino alla morte.

La sua carriera è rapida, sicura : comandante del Battaglione Zappatori a Roma, poi Direttore del Genio a Brescia. Fa comporre presso l' Istituto d' Arti Grafiche di Bergamo la prima carta stradale d'Italia. Col grado di ten. colonnello si dedica per quasi un decennio a fortificare la Valtellina, Val Camonica, le Giudicarie ed il Trentino, infine la piazzaforte di Venezia.
Nel 1912 dalla Direzione Generale di Bologna, con il grado di colonnello è destinato dal Ministero della Guerra Spingardi a comandare il Genio della Tripolitania.

 

L' INAUGURAZIONE DELL'ACQUEDOTTO RUMIA-JEFFREN - GLI ONORI  MILITARI A  MARIENI

E' da ascrivere a sua gloria la risoluzione del grave problema idrico di laggiù, ottenuta vincendo dapprima lo scetticismo dei migliori ingegneri che negavano la possibilità dei pozzi artesiani e sovente ostacoli ed utopie di enti e commissioni.

 

Per esempio eseguì in tre anni e con poca spesa l'acquedotto Rumia-Jeffren, tentato invano, con disastri tecnici e finanziari, dai Turchi e da ingegneri francesi; poi il pozzo artesiano di Zuara che dava mille metri cubi nelle 24 ore e quello di Misurata, senza contare gli infiniti impianti tubolari che diedero acqua, anche per irrigazione, a tutta la colonia.
In tre anni di sua direzione sorsero accampamenti militari, campi trincerati che come quelli di Tripoli e di Homs resistettero anche all'abbandono del 1915-16; ancora: caserme, polveriere, fortilizi avanzati, chiese, ospedali e cimiteri; furono restaurati castelli e moschee, costruite "residenze" governative, edifici pubblici, panifici, frigoriferi, mercati, il porto di Misurata ed infine tutti gli impianti telefonici, telegrafi e radio. Vennero compiute pure le principali strade costiere ed
interne : importantissima quella di carattere romano da Tripoli al Garian.
Tripoli, Bugheilan, Jeffren, Nalut, Ghadames, Tharuna, Beni-Ulid, Homs, Sliten, Misurata, Azizia, Garian, Zavia, Zuara, Misda, Agilat, Bukamez, Suani-Beni-Aden, Tagiura ecc. sono le tappe della sua opera di costruttore che non ripiega mai davanti alle più ardue difficoltà.
Viene proposto dal Governatore per la promozione a Maggior Generale  per meriti eccezionali.

Rientrato in Italia, nel gennaio 1915, dopo breve direttorato a Genova, passa, poco prima  dello  scoppio della guerra, comandante del Genio del III Corpo d'Armata, mobilitato in quel settore del fronte dallo Stelvio al Garda ch'egli aveva fortificato anni

L'ACQUA  SGORGA DALLE SABBIE LIBICHE  

prima.

Scoppiata la guerra si prodiga spingendosi fin nelle posizioni più avanzate e nelle trincee per stabilire le sistemazioni offensive ; studia ed eseguisce strade, dirette e di arroccamento, e sorveglia i più importanti lavori di retrovia ; aggiunge arte alle difese naturali di quel tratto di fronte che, unico, non cedette mai d'un metro di fronte al nemico nei giorni di sfortuna per le nostre armi.
La sua figura risalta per coraggio quanto per sagacia ed i soldati gli vogliono bene per quel suo temperamento illuminato, energico e paterno ad un tempo.

Nel dicembre del '15 Cadorna lo promuove per merito di guerra maggior generale e lo chiama alla Direzione Generale dell' Aeronautica, dicendogli : "Vada a crearmi un'aeronautica di guerra: la nostra è all' infanzia,  quelle nemiche sono più che adulte". E Cadorna sa di potersi fidare.
Infatti Marieni crea un'aeronautica che acquista decisa supremazia su quella nemica.  Prende in consegna 168 apparecchi al fronte, 96 alla riparazione, 75 alle scuole, 6 dirigibili e 13 palloni osservatori (un totale di 358).
Ne lascia all'ottobre del '17: 1031 al fronte, oltre più di 757 di riserva, 734 alla riparazione, 1439 alle scuole; 30 dirigibili, 28 palloni frenati (un totale di 4019). Le industrie che  producevano 75 apparecchi al mese ne producono 688, le scuole da 47 allievi al mese ne gettano 878.
Queste le statistiche numeriche, ma c'è altro : riunisce i vari rami sotto un'unica Direzione, vola, provando egli stesso i nuovi tipi di velivoli e di motori, adotta palloni frenati di tipo italiano, sceglie e fa costruire dirigibili Forlanini, cura la graduale sostituzione di apparecchi di brevetto francese con quelli italiani. L' Italia riesce ad avere nei trimotori e nei triplani Caproni i più formidabili apparecchi da bombardamento del mondo, nel SIA 9 B e nel derivato, che darà origine poi all'attuale BR, l'apparecchio di maggiore autonomia che riesce già allora a coprire la distanza da Roma a Londra senza scalo ; infine nello SVA, l' apparecchio del volo su Vienna e di tutti i voli miracolo, il più veloce.

 

IL GENERALE MARIENI AL TEMPO DELLA GUERRA.

 

Nel 1917 possono essere effettuati, grazie a questa situazione, bombardamenti collettivi sul nemico di 275 apparecchi, spedizioni a luce stellare, con interi stormi.
La nostra aeronautica raggiunge in tale epoca un primato che la impone all'ammirazione universale. Egli pronostica, prima di Douhet, che "la signoria dell' aria è per gli Eserciti primo fattore di vittoria".
D
'Annunzio, che non fu mai tenero verso i superiori e raramente li lodò, ebbe per Marieni i più alti elogi, alcuni dei quali riproduco qui a conferma di quanto asserisco, e con lui si confidò in lunghe lettere piene di fervore e di affetto, augurandosi che il generale assumesse il comando superiore — ancora inesistente — dell'arma alata; il poeta-eroe aveva trovato in Marieni un uomo superiore, un comandante col quale confidarsi.
E la corrispondenza continuò anche quando Marieni passò a comandare il Genio per l'estrema difesa del fronte gravemente minacciato.
Marieni precorrendo i tempi, istituisce i primi servizi di posta aerea del mondo: Roma-Torino, Civitavecchia-Sardegna e Napoli - Palermo; prepara anche il progetto per una

IL  GENERALE  MARIENI   PROVA  IL  TRIPLANO  GIGANTE  CAPRONI

 

speciale carta aeronautica e fonda la Rivista di Aerotecnica.
Ai bergamaschi può interessare di sapere che per sua volontà iniziale e approvazione venne fondato il nostro magnifico campo di aviazione di Ponte S. Pietro. Marieni per l'organizzazione dell'aeronautica passa tenente generale per meriti eccezionali. Iniziata la ritirata di Caporetto, Cadorna, avendo bisogno di un uomo di eccezione, chiama d' urgenza Marieni e lo fa Comandante Generale e Ispettore dell'arma del Genio: il coronamento di un sogno tradizionale.
Il Re e il capo di S. M. dell'esercito Italiano, mentre comunicano a Marieni le disposizioni per l'estrema difesa del Piave e del Grappa, devono aver letto in quegli occhi sereni, su quel viso, la cui dolcezza non era attenuata neppure dai lunghi baffi burberi, la fede, la certezza di chi ha competenza e mano ferma.
Coloro che usano giudicare gli uomini con leggerezza avrebbero dovuto vedere in quei giorni di sfacelo

e di pericolo per l' Italia, Marieni lavorare la terra fangosa del Piave e il duro masso del Grappa con la Calma sicura del chirurgo che s' accinge ad un' operazione disperata, infondendo la sua certezza nei soldati, per improvvisare gli apprestamenti che permisero agli eroici difensori di resistere sulla nuova linea del fronte.

 

Nello stesso tempo egli costruisce ponti provvisori e strade per facilitare il flusso della ritirata e si fa compagno del fante contro il primo imperversare del nemico incalzante.

La battaglia del Solstizio, se è stata la prova sublime per il fante, è stata anche il collaudo delle incrollabili opere difensive preparate dal nostro genio. Lo riconosce a modo suo, un generale nemico che scrive: "L'armata austriaca non ha potuto sfondare l'esercito italiano e conseguire la vittoria, da otto mesi preparata con tutte le risorse dell' Impero, per l'entità delle linee difensive costruite dal Genio Militare italiano, per la sapiente loro organizzazione e per il numero infinito di tali linee" .

I
l generale nemico, se dimentica il sacrificio del nostro fante e il valore dell'artiglieria, è testimonio non sospetto del contributo portato alla guerra, dopo Caporetto e con Marieni, dall'arma speciale.

Il Gen. Marieni inaugura la prima linea aerea al mondo

 

   

 

Il Gen. Marieni ispeziona la zona del Grappa                                                                         ...e la zona del Montello                 

Il generale Lord CAVAN, Comandante delle forze inglesi sul nostro fronte, scrive : " il grande trionfo degli Italiani fu quello del Genio Militare".
Sa la storia cosa ha fatto il Genio nell'ultima offensiva che ci diede la vittoria.
Rifulge anche qui la genialità del capo e la capacità tecnica, il valore di quest' arma che non è solo dotta, se ha fatto così grande donazione di sangue accanto alle fanterie.
Il generale Marieni corona la vita di guerra guadagnandosi un alto grado dell'Ordine Militare di Savoia che rappresenta il supremo riconoscimento del valore illuminato  dall' intelligenza.

 
 

 

     

 Il Gen. Marieni con  il Conte di Torino,         il Re del Belgio                 e          il Duca di Bergamo

Finita la guerra l'arma del Genio non riposa : Marieni, che intanto scrive importanti articoli tecnici, invoca l'onore alla sua arma di ripristinare i danni della guerra nelle terre combattute.
 

Sgombra i campi di battaglia, demolisce 1.600 km. di linee difensive e oltre 3 milioni di mq. di reticolati; ricostruisce tutti gli argini dei fiumi, dal Piave al Tagliamento.
Costruisce oltre 15 km. di ponti stradali e ferroviari; ripristina 4.000 km. di strade, le vie ferrate; ripara o rifà 22.000 fabbricati, 140 fornaci, 120 segherie, 60 laboratori di falegname, 6 molini e costruisce oltre 9.000 baracche provvisorie.
Ripristina acquedotti, canali, reti idriche ed eseguisce 2.000 impianti di luce elettrica.
In otto mesi, e precisamente fino all'agosto del '19, prima che intervenga il Genio Civile ed il Ministero delle Terre Liberate, il Genio militare eseguisce lavori per oltre 8.000 carri, mille auto-veicoli : Un'opera d'insieme ciclopica.

Quale riconoscimento ha avuto Marieni, il generale che mai conobbe "siluro", negli ultimi tempi della sua vita per quella formidabile opera chiara, fervida, sagace di tanti anni?
Il collocamento in aspettativa, per riduzione di quadri, da parte del Ministero Bonomi di cattiva memoria, nel 1920 (otto anni prima del tempo): ingratitudine; dimenticanza.
Cadorna in quel periodo del dopo guerra in cui trovavasi quasi al bando, scrisse in una lettera :" Ho visto Marieni uomo intelligente e di carattere, perciò trattato male ".


Fu Sindaco di Bergamo per breve periodo ; forse non avrebbe dovuto accettare, lui così limpido, in quel momento in cui il paese, infestato da tristi passioni politiche, non era ancora sanato dal fascismo.

Fu proposto più volte Senatore del Regno ; gli spettava di pieno diritto.
La proposta non ebbe esito; eppure un Senato i cui membri avessero compiuto per l' Italia qualcosa di simile all' opera compiuta da Marieni sarebbe un superbo Senato.
Lui non era ambizioso, ma se ne accorò, più che altro per l' incomprensione altrui.
Si dedicò al nido bergamasco, trovò fonte di serenità, più che nei suoi ricordi, nella bellezza dei nostri colli, sentì la gioia di far rendere frutti alla terra nel suo orto aprico posto là sul declivio che guarda la piana del Brembo e l'Albenza. Visse parte qui e parte a Roma, attratto dal fascino di ciò che in Roma si

perpetua.
Nella villa bergamasca, prediletta, morì improvvisamente il 17 agosto di quest' anno, durante gli ultimi splendori dell' estate.
Salgo anch'io fin lassù per rendere l'estremo omaggio al mio Comandante.
Seguo la via dei Torni che si snoda per i colli e giungo alle cascine che in località Plinia precedono di poco il Pascolo dei Tedeschi.
Varco un cancello, salgo, nell'ombra di grandi alberi, una scalinata, giungendo alla villa che appare tra un muro di spalto coperto di rampicanti e le fronde di cedri, con la facciata ornata da un grazioso  portico difeso da vetri ottagoni.
 

LA  VILLA  MARIENI  SUI  TORNI  A  BERGAMO

Entro nella casa linda, di una semplicità conventuale che pare rispecchiare l'anima dell'estinto.
La salma è composta tra i ceri e i fiori nello studio ornato dagli scaffali con i libri a lui cari.
Il viso appare sereno nella compostezza della morte come fu sempre in vita.
Ripercorro istintivamente, in un attimo, la sua vita generosa e leale, coraggiosa e fervida di pensiero e di opere e non so trovare che rimpianto.
Mi viene alla mente quando lo vidi la prima
volta sul campo di aviazione di guerra di Chiasiellis, e il suo viso s'illuminò, interrogandomi, sentendo ch'ero bergamasco.  

La triste notizia non si è ancora diffusa e attorno alla sua salma sono solo i suoi fedeli contadini: due ritti in piedi accanto ai ceri, gli altri inginocchiati, col viso tra le palme.
In quelle figure vedo, più che gli uomini della terra che piangono, i soldati che gli rendono onore.
Mi accorgo che su una parete campeggia l'immagine del Re e sento passare in me un'ondata di commozione al pensiero di questo soldato fedele oltre la morte al Sovrano per il quale ha portato con onore la divisa.
La signora ed il figlio, resi attoniti dal dolore, mi dicono con timidezza che suo unico desiderio espresso sarebbe stato quello di essere seppellito qui nella chiesa di Sudorno dedicata ai caduti della Guerra e ancora che egli dichiarava che non bisognava piangerlo in caso di morte perchè aveva già compiuto la sua missione nella vita.
E quale grande Missione !

Dallo spiraglio della finestra entra il riverbero dell'estate; s' intravedono al di là delle fronde del giardino i colli boscosi che degradano verso il Brembo, la pianura alberata, i monti lontani. Mi ferisce il contrasto tra la bellezza della natura e l'immagine spirtale di quella grande vita estinta.

Marieni non ha avuto negli ultimi anni della sua vita i meritati onori, ma le acque ch'egli ha fatto sgorgare copiose dal suolo libico gli cantano eterna lode e la sua strada del Garian è oggi percorsa dalle legioni fasciste.
Quando sul Piave e sul Grappa la Patria correva l'estremo pericolo, egli infondeva nei giovani fede nella vittoria; la sua competenza compiva i miracoli di tecnica militare e salvava tante vite di combattenti; egli gettò i ponti improvvisi e riattò le strade alle armate vittoriose; lavorò anche dopo la vittoria, instancabilmente, per beneficare le terre liberate e quelle redente, lasciando dovunque segni incancellabili.
Che importano allora i mancati onori del laticlavio? e la riconoscenza di chi ignora di lui opere e virtù?

 

LE ESTREME ONORANZE FUNEBRI NELLA CHIESA DEI CADUTI DI SUDORNO

Marieni da quel mondo di là, dove per concessione divina s'interpretano le leggi eterne e non quelle contingenti, sorride con benevolenza alle piccole cose che l'hanno rattristato in qualche momento della vita e perdona. Abbiamo visto passare la sua bara nel sole, scortata alla chiesa di Sudorno da soldati e militi in elmetto; ricordiamo che egli amando e onorando l'Italia le ha riconosciuto un nome maschio e un volto che quasi faceva parte della sua carne e del suo spirito: Bergamo.
La sua città, riconoscendo in lui uno dei suoi più grandi figli, vorrà un giorno lontano, o vicino, onorarlo secondo merito; intanto germogli il ricordo devoto e illuminato in chi sopravvive.

Antonio Locatelli
 

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