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SCHEDE DIDATTICHE A CURA DEI LICEI DI SAVONA |
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Qui di seguito vengono riportati
integralmente quattro paragrafi del pregevole lavoro svolto
sotto la direzione dei docenti Prof. Raffaella Bertolo e prof. Riccardo Sirello, dai vari gruppi composti
come segue:
ESPERIENZE UNIVERSITARIE Pronunciandosi per un decentramento delle attribuzioni statali che riconoscesse all’individuo maggior autonomia, Saredo aveva ben presente il campo dell’istruzione.
Nella lettera inviata a
Minghetti il 27 ottobre 1861 per annunciargli l’uscita della biografia, Saredo
aggiunge che il ministro dell’istruzione De Sanctis, volle affidargli
l’insegnamento straordinari del Diritto Costituzionale all’università di Parma,
evitando quella di Bologna dove Saredo aveva diversi nemici.
A Parma Saredo si trovò bene,
incoraggiato dal concorso veramente inaspettato e straordinario di giovani
avvocati parmensi che ne frequentavano le lezioni. Ed è proprio a Parma che Saredo
conseguì, “ad honorem” la laurea in Giurisprudenza.
In seguito Saredo si rivolse
nuovamente a Minghetti per ottenere una nomina definitiva
GIUSEPPE SAREDO E QUINTINO SELLA Saredo, nella lettera del 18 settembre 1876 a Quintino Sella, intorno a cui si andavano raccogliendo le forze moderate per la prima volta all’opposizione, scrive: “Ho sentito dei canditati alle prossime elezioni dirmi chiaro che andranno con lei se non è più l’uomo della destra”. Nella lettera del 13 ottobre 1876 Saredo ribadisce: “l’opinione pubblica è ardentemente, febbrilmente ostile alla Destra: non già che ami la Sinistra! No: non vuole la destra. Sicché si può dire che non sa quello che vuole: ma sa quello che non vuole”.
Saredo vede la necessità di un
programma di fusione dei Centri e auspica che Minghetti si dichiari
disponibile ad assumerne la guida, “per dominare la situazione che sarà
creata dall’elezioni”. Consiglia a Sella di vincere “la sua ripugnanza alle dimostrazioni”, perché è “un uomo così diverso dal feroce finanziere presentato dai giornali” e di dichiarare “che l’opposizione non mira a paralizzare, ma a assecondare l’azione del governo”.
Nel discorso che Sella tiene il
15 ottobre 1876 agli elettori di Cossato, esprime opinioni abbastanza
concordi a quelle di Saredo. L’elezioni del novembre 1876 danno sostanzialmente ragione a Saredo che aveva previsto una flessione della Destra, specialmente nel Mezzogiorno. In un’altra lettera del maggio 1877 (senza data) Saredo assicura a Sella: “il Diritto è pronto a divenire, a tempo opportuno, l’organo della fusione dei centri sotto la vostra ispirazione”. Questa lettera reca in calce un abbozzo di risposta da parte di Sella che rivela disponibilità e ottimismo verso l’accordo che pareva delinearsi. Sella però non risponde alle aspettative generali e, nel maggio 1881, quando il re pensa a lui come capo del nuovo gabinetto, il tentativo fallisce.
GIUSEPPE SAREDO E MARCO MINGHETTI
Giuseppe Saredo accetta l’incarico per la Casa
Pomba di stendere una biografia, che si rivelerà essere “un manifesto politico
e amministrativo” sullo statista Marco Minghetti, ministro dell’interno del
primo gabinetto del Regno prima, e dell’Agricoltura, Industria e Commercio
poi.
Nella lettera dell’8 agosto 1861 Saredo da “partigiano ardente e risoluto delle dottrine liberali e regionista determinato”, come Minghetti stesso, afferma di aver apprezzato i suoi progetti di legge sul riordinamento amministrativo del Regno. Evidenzia in modo particolare, “forse un po’ troppo appassionato”, il disegno di legge “sui consorzi fra privati, comuni e province, per cause di pubblica utilità” secondo cui lo Stato deve affidare “all’individuo, al comune, alle province quelli uffici che questi possono far meglio di lui”. Saredo è invece critico sulle conclusioni esposte dal Minghetti nell’opera del 1859: “Dell’economia pubblica e delle sue attinenze con la morale e con il diritto”.
Minghetti afferma che: “le leggi per le quali la
ricchezza si produce, si riparte e si consuma vogliono che l’uomo operi
liberamente a norma del giusto e dell’onesto: allora solo vi sarà proporzione
fra i vari elementi della prosperità civile”. Saredo ribatte che la giustizia
è la sola a poter garantire l’ordine economico; la morale, introdotta nella
legislazione positiva, svia il corso e snatura il carattere della esplicazione
della ricchezza. “Vi può essere libertà e giustizia senza morale: ma non
morale senza giustizia e libertà”. Le posizioni di Minghetti e Saredo non sono del tutto allineate neppure in campo finanziario.
La libertà delle Banche è argomento della
lettera del 4 luglio 1870 di Saredo a Minghetti.
Giuseppe Saredo e Agostino De Pretis si conobbero in gioventù a Torino e
mantennero sempre rapporti di amicizia, come conferma quella parte della loro
se pur frammentaria corrispondenza che è stato possibile ritrovare.
Saredo coinvolse De Pretis, durante il suo
mandato di capo di governo, in un progetto di soluzione della “questione romana” che,
oltrepassando le “guarentigie"
(nota 2)
offerte al pontefice dallo Stato Italiano nel 1871, mirasse a comporre su
basi
bilaterali l’annosa divergenza apertasi con la breccia di Porta Pia.
Il prof. Alessandro Corsi, giovane concittadino di Saredo, fu incaricato di
preparare uno studio sulle condizioni della Santa Sede nei rapporti del diritto
internazionale e del diritto pubblico italiano, esaminando “se quelle
prerogative che sono accordate al papa dalla legge delle Guarentigie non
costituiscano nel loro complesso una vera e propria sovranità territoriale, che
lo abiliti ad esercitare nel Vaticano una sua propria giurisdizione"
(nota 3).
_____________
Nota 1) Si tratta di una testimonianza del canonico savonese Pietro Poggi, amico di famiglia di Saredo, riportata nel testo di Ambrogio Casaccia, Giuseppe Saredo, Savona, Ricci, 1932. Nota 2) Con la cosiddetta “legge delle guarentigie” si determinò la condizione giuridica del pontefice e della Santa Sede a seguito dell’annessione del Lazio al Regno d’Italia. Pur dovendosi considerare estinto per debellatio lo Stato pontificio, furono conservate al Papa, per la sua alta dignità e per assicurargli l’esercizio del potere, le prerogative personali dei sovrani. La Santa Sede non accettò mai la legge, perché era stata emanata unilateralmente dallo Stato Italiano e i rapporti fra Chiesa e Stato rimasero interrotti fino ai Patti Lateranensi. Nota 3) Lo studio di Corsi fu pubblicato nella rivista La legge e poi in un fascicolo a parte: A. Corsi, La situazione attuale della S. Sede nel diritto internazionale, Roma, Civelli, 1886.
1. GIUSEPPE
SAREDO - BIOGRAFIA
3. IL
CREDO POLITICO
- SAREDO LIBERALE E MONARCHICO
4. TEORIE FILOSOFICHE E RELIGIONE
5. L'INFUENZA POLITICA E LA QUESTIONE ROMANA
6. IL COMMISSARIAMENTO E L'INCHIESTA DI NAPOLI
http://www.nuovadidattica.net/Creazioni/link.html
http://it.wikipedia.org/wiki/Quintino_Sella http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Minghetti
http://it.wikipedia.org/wiki/Agostino_De Pretis
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