Luisa
Saredo ebbe i natali a Novara nel 1830 dal cav. Carlo Emmanuel,
Amministratore dell' Ospedale Mauriziano di Torino,
che fu anche suo solo maestro,
e da
Giuseppa Carotti, donna austera e custode gelosa dei diritti d' una vantata
nobiltà di lignaggio.
Luisa ricevette un' educazione signorile ed un' istruzione non frequente a
quei tempi: ne fanno testimonianza le poesie che scrisse ancor prima di
fidanzarsi con
Giuseppe Saredo
(1832-1902, giurista, professore di Diritto
Costituzionale e senatore)
e che
erano lette con curioso interesse e piacere dai congiunti ed amici di
famiglia; e lo conferma lo stesso Saredo, in versi posteriori al matrimonio,
nei quali accennando a Luisa giovinetta la descrive:
« Gentil fanciulla dai capelli neri
dal dolce sguardo, dai soavi accenti
……………………………………..
Ha bianco il viso come neve: e maggio
mai di rose più belle s'adornò.
…………………………………….
Bello ha il sorriso come stella in cielo:
son le movenze armoniche e soavi,
pieni di grazia il gesto e il favellar
……………………………………
Elevato e potente ha l'intelletto,
ricca immaginazion, mite sentire
e colla penna sua reca diletto.
Come
appare da alcune fotografie e dai racconti di chi la avvicinò, ella non
spiccò per straordinaria bellezza ; ma esercitò un vero fascino per il suo
animo squisito, per l’ innata dolcezza dei modi, per la soave melanconia
spirante dal volto e per la semplicità e ingenuità del carattere.
Il 3 Febbraio 1859 Luisa sposò finalmente Giuseppe Saredo dopo che questi
ricevette la nomina di professore, perchè solo allora Carlo Emmanuel, si
decise a concedere il consenso alle nozze della figlia. La madre,
invece, non cessò di avanzare difficoltà ed ostacoli; per lei il giovane
savonese continuava e continuò ad essere un senza lauree, senza titoli e
senza brillante avvenire; e non contenta di negare il proprio consenso alla
figlia, non si decise a riconoscere il genero che in punto di morte.
Quando, parecchi anni più tardi, la signora Giuseppa Carotti s'ammalò
gravemente, il genero le fece chiedere di poterla vedere e salutare. Ella
allora gradì la visita. Quella malattia fu l'ultima e dopo pochi giorni ella
morì.
Alcuni anni dopo, Giuseppe Saredo raccontando ad amici la sua
riconciliazione colla suocera, scherzosamente aggiungeva :
«Il sacerdote, che assistette mia suocera moribonda deve averla ammonita
che, se non mi riconosceva per genero, non sarebbe stata ammessa da S.
Pietro nel regno dei Cieli. Per questo, mi ricevette con sorrisi,
mostrandosi cordialmente contenta e non trascorse molto che volò a godere il
premio dei giusti».
Luisa Saredo
pubblicò a soli 15 anni un volume di versi
che venne molto apprezzato negli ambienti del giornalismo torinese per
l'ingegno che lasciava trasparire.
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L'Attività Letteraria di Luisa
Da una libera rivisitazione del capitolo "Luisa e la
vena poetica di Saredo" Tratto dalla biografia di Giuseppe Saredo a cura di
Ambrogio Casaccia Editoriale Ricci Savona 1932
In
una poesia inedita, Giuseppe Saredo diceva :
«Bella cosa è vegliar, Lilla vezzosa,
«su dotte carte, nelle lunghe sere
«a temprarvi lo spirto ad austere
«dottrine, alimentarlo senza posa». |
La vita
coniugale non spense nè affievolì in Luisa l’ inclinazione naturale a
dedicarsi a componimenti in prosa e poesia; ella occupava nello studio non
solo le ore libere, ma molte rubate al sonno e, animata dall' esempio e
dalle parole del marito,
assecondò le proprie attitudini letterarie
perfezionandosi in esse e moltiplicando l'attività, passando dalle poesie
alle novelle, ai romanzi ed alle opere storiche, che pubblicò in giornali,
riviste e volumi. Pubblicò con
l'anagramma-pseudonimo di Ludovico De Rosa parecchi racconti, poco noti,
finché nel 1860 uscì nel Corriere Italiano di Firenze l'Affare
Zappoli,
che descrive un
immaginario processo. Questo racconto
ebbe
un successo straordinario, perchè venne letto
da molti con l’ avida curiosità con cui si seguono i clamorosi processi
reali: al qual proposito anche «Il popolo romano», alla morte di
Luisa, stampò:
«L'AFFARE ZAPPOLI» e gli «AUGELLI DI RAPINA»... pubblicati quando ancora
Du Terrail e Geboriaft non avevano messo di moda il romanzo giudiziario,
lasciarono a lungo incerti i lettori se si trattasse di resoconti e di fatti
veri piuttosto che di creazioni immaginose».
Anni
dopo venne pubblicato in volume col titolo:
Olderico Zappoli - Resoconto di una causa celebre, G. Bracco Ed. Roma
1881.
Il volume porta una dedica al consorte Giuseppe Saredo:
"A GIUSEPPE SAREDO.
Tu sai come fu ideato e scritto questo romanzo; il successo che ebbe è, in
parte, a Te dovuto: permetti dunque che, dopo tanti anni, vi riponga il tuo
nome di fronte. Possa questo nome che mi è
si caro tutelare
efficacemente l'opera mia. Roma 1881 LUISA"
Luisa seguì per tutta la vita gli spostamenti del marito ed i primi anni non
fu certo una vita facile per lei abituata ai salotti torinesi, proprio come
qualche anno dopo il matrimonio Giuseppe le ricordava:
Sul medesimo «Affare Zappoli», merita,
inoltre, d' essere riportato il seguente episodio. Eravamo dopo il 1870.
Luisa aveva promesso una copia di tutti i suoi romanzi ad un sacerdote, che
ella stimava molto e che godeva l' amicizia e venerazione di suo marito.
Il sacerdote, che aveva già letto l'«Affare Zappoli» udita la promessa, si
permise osservarle che in tale romanzo non faceva troppo bella figura il
prete Gualtero, introdotto come teste nel processo. «Anche il Manzoni - aggiunse il sacerdote
- creò un Don Abbondio per i Promessi Sposi, ma
accanto a questo prete debole e difettoso collocò le maschie figure d' un
padre Cristoforo e d' un cardinal Borromeo: lei invece alla meschinità di
Don Gualtero non contrappose neppure l' ombra d' un religioso nobile ed
esemplare». La scrittrice ascoltò benevolmente l' osservazione, conservò
sempre la sua stima a chi le parlava, ma non gli regalò più romanzi... |
«Poveri e soli di raminghi in guisa
la vita incominciammo...
».
E raminga
e misera dovette sembrare davvero la vita che passò nel cuore delle Alpi,
mentre il marito, che si sentiva nato «per le lotte del pensier», ammaestrava
alunni delle scuole medie.
Il sonetto seguente, intitolato «Durante gli esami», composto a Chambery,
(quindi tra il 1859 e il 1860) - è testimonio eloquente della vita noiosa
che trascorreva in quei luoghi.
Oh se
tu mi vedessi, Lilla mia,
novel Minosse gravemente assiso
su sedil di macigno, austero in viso,
tutto impregnato di pedanteria
comprenderesti allor quanta e qual sia
l'atroce noia da cui son conquiso
e come invoco il tuo gentil sorriso
perchè ristoro nel penar mi dia.
Ma indarno: invece del tuo volto amato
mi vedo innanzi dei figuri smorti
che affrontano tremanti il duro fato
e credono, i meschin, che il mio cipiglio
sia provocato dai responsi storti
invece è un fren che impongo allo sbadiglio.
Ma più
benigna fortuna non tardò a spiegare le ali su entrambi gli sposi, perchè,
mentre il marito ascendeva ad altri fastigi nel campo delle scienze
giuridiche e negli uffici di Stato, la moglie si cingeva, come scrittrice
italiana, di splendidi allori.
Abbandonato
lo pseudonimo, pubblicò quindi col suo nome successivamente nei giornali,
nelle riviste, ed in volume numerosi romanzi e novelle, che l'hanno portata
a essere fra i romanzieri dell'800 più letti ed apprezzati.
I romanzi e
le novelle della Saredo, per l'abilità dell'intreccio sempre interessante e
verosimile, per la naturalezza dello stile con il quale tiene sospesa
l'attenzione del lettore, sono avvincenti e coinvolgenti.
I suoi lavori principali sono:
- Con lo pseudonimo Ludovico De Rosa:
+ Retaggio fatale, Romanzo di Holmes Lee, tradotto e rimaneggiato da
Ludovico De Rosa, E. Treves & C: Ed. Milano 1869
+ Le farfalle di provincia - scene della vita reale, in 2 volumi - G. Daelli e C. Editori, Milano 1864
+ I racconti del dottore, Vari opuscoli estratti dalla Rivista Europea Firenze, anni 1869 e 1870
diretta dal Prof.
Angelo De Gubernatis

+ Gli augelli di rapina, in 2 volumi - E. Sonzogno editore, Milano 1874
- Con il suo nome:
+ Ventinove anni,
che ebbe parecchie ristampe, e venne ripubblicato con il nuovo titolo
La madre di Maurizio,
E. Sonzogno editore, Milano 1878
+ Chi rompe paga,
E. Sonzogno editore, Milano
+ Il segreto di Claudio Adriani,
E. Sonzogno editore, Milano
+ Il Marito di Livia, E. Sonzogno editore, Milano 1878
+ Cesarina, E. Sonzogno editore, Milano 1878
+ L'erede del signor Acerbi,
E. Sonzogno editore, Milano
1879
+ I giorni torbidi, E. Sonzogno editore, Milano 1882
+ Racconti che la casa editrice Successori Le Monnier
di Firenze pubblicò
nel 1878; la
maggior parte di essi era già uscita nella «Nuova
Antologia»,
della
quale la Saredo è stata collaboratrice stimata ed assidua.
I racconti principali contenuti in quel volume sono:
Pia de' Monteroni
Un matrimonio di
convenienza
Ricordi
di un Medico :
I. Stella
II. La Lettera
III. La Locanda dell'Orso
Altri scritti sono:
+ Il nome di famiglia - Editore Artero e Comp. Roma 1878
+ Flaminia - romanzo - Tipografia G. Civelli Verona 1887
+ Il segreto di Famiglia
+ I Muriddu
+ L'Istitutrice
Parecchi dei suoi romanzi vennero ristampati in diverse edizioni.
Essi, stesi in forma piana e chiarissima, nonostante qualche descrizione
troppo minuziosa, si leggono con facilità ed attrazione; e se presentano un
lato criticabile, è che l' autrice non abbia saputo resistere alla moda
romantica di allora, offrendo al lettore spettacoli non troppo educativi
quali i suicidi, gli omicidi, i tradimenti, gli adulteri e gli incesti. Ciò
sorprende maggiormente, pensando che Luisa era donna morigerata, affezionata
alla casa e amante della semplicità e onestà domestica; e suo marito stesso
se ne meravigliò talvolta con lei, chiedendole come mai riuscisse, ella «sì
semplice e quasi ingenua» a concepire e svolgere intrecci sì vari e
complicati ed a descriverli con tanta verità.

Non minore interesse dei romanzi, dei quali
Ferdinando Martini lodò l' abilità dell' intreccio, l' arte narrativa e la
naturalezza delle soluzioni finali, è suscitato dai lavori storici, che
Luisa pubblicò:
+ Melania di Metternich - Opuscolo estratto dalla "Nuova Antologia" vol.
XLVI fasc. XV, 1 agosto 1884, Tipografia eredi Botta Roma.
+ Enrichetta d' Orleans,
+ Carlotta d'
Inghilterra (che fu tradotto in inglese)
+
La regina Anna di Savoia - Studio storico su documenti inediti
esaminati negli archivi del Regno e nella biblioteca privata di S.M. il Re
in Torino.
E' considerato il suo lavoro storico principale;
ebbe le lodi di Cesare Cantù e venne recensito con elogi dalla «Revue
des deux mondes».
Grosso volume di oltre 500 pagine, edito
dalla UTET a Torino nel 1887 è dedicato alla
Regina Margherita.
Narra la storia particolareggiata di Anna Maria d'
Orleans (1669-1728) moglie di Vittorio Amedeo II e prima regina della Casa
Savoia, mostrandola
sovrana, sposa e madre modello pur essendo spesso
dimenticata e non corrisposta da chi doveva apprezzarla ed essendo spesso
provata da
molte e gravi ansie e dolori.
L’ autrice compose il libro dopo diligenti e
pazienti ricerche negli Archivi di Stato di Torino e di Genova e nella
biblioteca privata del Re a Torino,
valendosi magistralmente di documenti
inediti e riuscendo sì felicemente nell' opera sua, da meritare l' onore,
fino allora non concesso ad altra
donna, di essere chiamata su proposta di
Domenico Carutti, Agostino Manno e Paolo Boselli, a far parte della Regia
Deputazione di Storia patria
per il Piemonte, la Sardegna e Liguria.
Dello stesso studio fa parte l'opuscolo:
+ Il Matrimonio di Vittorio Amedeo II - estratto dalla "Nuova Antologia"
vol. LI fasc. IX, 1 maggio 1885, Tipografia eredi Botta Roma. Pubblicato
anche su "Il Giornale delle Donne" Torino 1885.
Amò inoltre gli studi sulle opere e la vita di Torquato Tasso, del quale
possedeva una vasta collezione di biografie e magnifiche edizioni della
Gerusalemme liberata e dell' Aminta.
Un suo sonetto fu
tradotto in spagnolo da
Manuel del Palacio celebre poeta
burlone e
satirico giornalista spagnolo e
pubblicato a pag. 637 della "Antolojia de los poetas lìricos italianos" di
Juan Luis Estelrich
(1889)
- Noviembre -
Del recio vendabal oigo el bramido,
Y densa lluvia la ventana azota,
Donde el jazmìn en primavera brota
Con rosas de Bengala entretejido.
Es noviembre que llega; el mes temido
Para quien del placer el vaso agota,
No para los que beben gota à gota
Manuel del Palacio
La hiel del desengaño y del olvido.
Ven pues, noviembre, al que te espera amante,
Y auhelo recorrer mi triste vìa
De tu luz al destello vacilante;
Ven y habla una vez màs al alma mia
De aquellos cuyo lìvido semblante
Besé llorando, en hora de agonìa.

articolo
in terza pagina:

Morì il 12 dicembre 1896 a Roma dopo lunghi anni di malattia durante i quali
fu assistita amorevolmente dal marito che per starle vicino rifiutò
più volte la carica segretario e poi di ministro in vari governi.

FONTI e
LINKS di approfondimento
Dizionario biografico degli scrittori
contemporanei diretto da Angelo De Gubernatis, Firenze, Le Monnier 1879.
Antonio Illiano,
Invito al romanzo
d'autrice '800-'900. Da Luisa Saredo a Laudomia Bonanni,
Cadmo, Fiesole, 2001
Questo volume è disponibile on line a pagamento alla pagina web:
http://www.webster.it/BIT/8879231669/ASI/337441
http://www.liberliber.it/libri/s/saredo/index.php
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